Il contratto firmato dalla Commissione europea con Pfizer, così come quelli siglati con le altre multinazionali impegnate nella produzione del vaccino, non prevede delle penali automatiche in caso di ritardi nelle consegne. Un dettaglio, contenute nell’atto secretato finito a disposizione dell’Avvocatura dello Stato e rivelato dal Corriere della Sera, che spiega perché le inadempienze della casa farmaceutica saranno difficilmente contestabili da parte degli Stati membri. La contromossa annunciata dall’Italia dovrebbe partire proprio oggi (lunedì) su tre direttrici: una diffida per inadempimento da presentare in Italia, un esposto ai pm per potenziale danno alla salute e una richiesta a nome del governo italiano e delle Regioni al foro di Bruxelles per inadempimento. Un’iniziativa che dovrebbe servire soprattutto a evitare altri ritardi, come quelli ad esempio già annunciato da un’altra casa farmaceutica, AstraZeneca.
Stando agli atti rivelati dal Corriere, nel contratto firmato lo scorso 11 novembre da Bruxelles è previsto inizialmente l’acquisto di 300 milioni di dosi (poi verrà firmato un contratto aggiuntivo), di cui il 13,46% per l’Italia. Le consegne sono stabilite su base settimanale, ma l’allocazione di dosi è invece su base trimestrale. Qui sta il primo passaggio chiave: le penali sono previste esclusivamente in caso di ritardi nell’arco dei tre mesi. Il taglio alle consegne di queste giorni (la scorsa settimana l’Italia ha ricevuto il 29% in meno delle dosi stabilite) non potrà essere contestato: contratto alla mano, bisognerà aspettare la fine del primo trimestre, il 31 marzo, per contestare eventuali ritardi rispetto a quanto pattuito. M a c’è di più: se al 31 marzo l’inadempienza sarà acclarata, non scatterà comunque nessuna penale in automatico. Il contratto fissa infatti “una penale del 20% del valore delle dosi non consegnate“, si legge negli atti citati dal Corriere, che aumenta in base ai giorni di ritardo. Ma è prevista prima un’altra via, con un ventaglio di possibilità che consentirebbero a Pfizer di non pagare la penale e rimediare ai suoi ritardi nel modo che preferisce.
Non sono gli unici aspetti chiave del contratto. L’altro è l’uso della parola “dose”, mai di quella “fiala”: l’accordo sulle forniture tra l’Ue e Pfizer si basa solo sulle dosi. E questo aspetta si lega a quanto successo l’8 gennaio scorso, quando l’Agenzia del farmaco europea (Ema) ha autorizzato l’utilizzo di 6 dosi del vaccino per ogni fiala al posto di 5. Per l’Italia e per tutti gli altri Stati sembra una prima svolta, una possibilità di accelerare la campagna di vaccinazione avendo a disposizione il 20% di dosi in più. Pfizer però si appiglia al contratto e riduce le consegne: meno fiale ma con in totale lo stesso numero di dosi. I patti sono comunque rispettati.
In ogni caso, i ritardi della scorsa settimana sono stati comunque superiori: in altre parole, non compensabili con l’utilizzo di 6 dosi al posto di 5. Inoltre, Pfizer ha deciso unilateralmente la distribuzione: in 6 Regioni non ci sono stati tagli alle consegne, in altre la riduzione è arrivata fino al 60 per cento. Sono due degli aspetti a cui si appiglia l’Italia nella sua diffida, in cui viene sottolineato il mancato rispetto della pianificazione settimanale che può compromettere la prosecuzione della campagna: già l’avvio delle somministrazioni per gli over 80 è stato posticipato. La rabbia non è solo dell’Italia ma anche di altri Paesi Ue. Intanto, sempre secondo i documenti in mano all’Avvocatura dello Stato e riportati dal Corriere della Sera, la Germania ha firmato un’intesa con BioNTech, l’azienda tedesca che produce il vaccino insieme a Pfizer, per una fornitura aggiuntiva di 30 milioni di dosi.