Dopo quelli sollevati dai manager giapponesi e tedeschi, ora a esprimere alcune perplessità sulle auto elettriche sono i capitani dell’industria automobilistica francese. “La sfida non è solo offrire vetture pulite, ma anche accessibili per i nostri clienti”, aveva detto la scorsa settimana Carlos Tavares, numero uno di Stellantis: “Abbiamo la tecnologia e le capacità produttive per l’elettrificazione dei nostri modelli, ma dobbiamo fare in modo che siano sufficientemente convenienti rispetto al potere d’acquisto dei cittadini”, ha detto il manager portoghese.
“Sapete che l’elettrificazione comporta un forte incremento del costo”, ha ribadito Tavares: “Quindi, o le aziende si mettono da sole in difficoltà perché riducono i margini o aumentano i prezzi per proteggere la marginalità, e in questo caso perdono una parte della clientela, oppure si trova un’altra soluzione. L’elettrificazione, per ora, non sta portando a soluzioni che si possono permettere le classi medie” spiega il ceo di Stellantis, buttando la palla nel lato del campo delle amministrazioni pubbliche.
“Cosa intendono fare i governi per far tornare i conti e quindi ridurre le emissioni? I prezzi devono essere sufficientemente convenienti per garantire la mobilità dei cittadini. A conti fatti quella sul futuro della mobilità è una decisione di natura politica e non spetta ai costruttori decidere. Noi forniamo le tecnologie, le capacità di produzione, i servizi di marketing e di vendita. La domanda è: i cittadini si possono permettere questo tipo di soluzioni? Questa domanda è da rivolgere ai governi e non a noi”.
Infine, la stoccata finale: “L’elettrificazione è una tecnologia complessa e onerosa, con costi che si ridurranno solo con gli effetti di scala, con i volumi. Una tecnologia che non si può dispiegare in tutto il mondo: molte comunità non hanno il potere d’acquisto necessario per permettersi l’incremento di costo che comporta un motore elettrico.”
Alle parole di Tavares fanno sponda quelle di Luca de Meo, numero una della Renault: “Credo che le automobili, purtroppo, diventeranno molto più care nei prossimi anni. Questa è una cosa che nessuno vuole ammettere, nemmeno i politici perché vogliono spingere sull’elettrico, ma un powertrain elettrico costa tre o quattro volte più di uno tradizionale. Ci vorranno dieci anni per ridurne il prezzo alla metà, quindi tra dieci anni costerà ancora il doppio. È quindi evidente che i prezzi aumenteranno e per questo noi, nel nostro piano industriale, non abbiamo previsto un’esplosione dei volumi: abbiamo tenuto i numeri abbastanza bassi sia per gli effetti post-crisi, che dureranno per anni, sia per il fatto che il prezzo medio delle vetture aumenterà di migliaia di euro”.
Tuttavia, “i motori a combustione classici, anche ibridi, non possono fare meno di 70 grammi di CO2 al chilometro, ma le regole ci chiederanno di scendere sotto i 50. È aritmetica: se tu fai minimo 70 e ti chiedono in media 50, devi avere auto che fanno zero e l’unico modo per fare zero è l’elettrico o l’idrogeno. Altri modi non ci sono. Quindi le regolamentazioni cambieranno il mix di vendita. Capisco le polemiche sull’energia verde, le batterie o i tempi di ricarica, ma non ci sono altre possibilità”.
L’ad si è infine lanciato in una previsione credibile: “Secondo me nel decennio tra il 2030 e il 2040 vedremo le ultime auto a combustione classica. Del resto, basta guardare agli standard Euro7, che dovrebbero entrare in vigore nel 2026. Di fatto sanciscono la morte del motore a combustione termico, classico, senza ibridazione. Parliamo di 2026, cioè di domani mattina per noi costruttori. Tante cose cambieranno e bisogna accettarlo. Il mondo cambia e bisogna rispondere in qualche maniera”.