A partire da luglio 2020 è entrata in vigore la nuova normativa che regola la tassazione delle auto aziendali, che punta a scoraggiare la scelta di quelle con emissioni di CO2 più alte, incentivando invece l’inserimento, nelle flotte, di quelle ibride ed elettriche.
Secondo l’instant survey “Flotte aziendali: fringe benefit, prendere o lasciare?” condotto dall’Osservatorio sulla mobilità aziendale e patrocinato da ANIASA, in virtù del nuovo regime fiscale nel corso del 2021 la presenza di veicoli “green” aumenterà a fronte della riduzione di motorizzazioni diesel e benzina.
Il nuovo regime fiscale andrà a incidere però principalmente sulle auto concesse per uso promiscuo, ovvero quelle che un dipendente può utilizzare anche nel proprio tempo libero. La normativa in vigore da luglio (e valida per le auto immatricolate dal 1 luglio 2020) prevede, infatti, che la quota di benefit tassabile sia maggiore per i modelli che emettono più anidride carbonica; a differenza di quanto previsto fino al 30 giugno scorso, con una tassazione fissa al 30% (riferita al tempo di utilizzo e non alle emissioni) e perciò trasversale ai modelli in uso.
Per le auto comprese nella fascia tra 161 e 190 grammi/km la tassazione, a luglio 2020, è stata portata prima al 40% e, dal primo gennaio 2021, al 50%, mentre per le auto che superano i 190 gr/km è stata portata prima al 50% e, ancora dal primo gennaio 2021, al 60%. Per quanto riguarda le auto che emettono meno di 60 g di Co2/km la tassazione è invece ferma al 25%.
Lo studio dell’Osservatorio sulla mobilità aziendale ha preso in esame un campione di 47 fleet e mobility manager che rappresenta un parco auto complessivo di oltre 70 mila vetture. Il 50% del campione ha dichiarato di voler portare il costo del veicolo maggiorato come addebito sullo stipendio del dipendente, mentre il 47% è pronto a rinunciare al modello, preferendone uno elettrificato; solo il 3% delle aziende, invece, prevede di aumentare lo stipendio del dipendente, facendosi carico del maggiore onere.
La nuova tassazione, finora, ha portato alla diminuzione dei modelli con emissioni superiori a 160g/km, attualmente il 3-4% delle vetture delle flotte aziendali, mentre quelle con oltre 190 g/km di emissioni sono poco più sopra l’1%. Il grosso delle flotte, comunque, è rappresentato da modelli con emissioni di CO2 tra 61 e 160 g/km.