A Caccamo, in provincia di Palermo, il sindaco Di Cola spiega che sono "state tante le iniziative per sensibilizzare la popolazione sul femminicidio". E ora il nome di Roberta è inciso sulla panchina rossa, in onore delle donne uccise. "Mai avremmo potuto immaginare di doverlo scrivere". Oggi interrogatorio di garanzia per Pietro Morreale, fidanzato della vittima
“Mia figlia non meritava questo”. Mamma Iana lo ha gridato a ripetizione dopo avere saputo che Roberta, la sua piccola di 17 anni, era stata trovata morta in burrone. “Sono stato da loro appena appresa la notizia, la mamma gridava, il padre era fermo attonito, sotto shock. Sono stati momenti che non avrei mai voluto vivere, che non avrei mai voluto che loro vivessero: tutto questo non doveva accadere”, Nicasio Di Cola, il sindaco di Caccamo (Palermo), dove è avvenuta la tragedia, parla al termine di una lunghissima giornata. Le troupe che hanno invaso il paesino di poco più di 8mila anime hanno spento i riflettori, e il primo cittadino si concede uno sfogo emotivo: “È stato straziante, mi creda”. Mamma, papà, il primogenito che da poco aveva compiuto 18 anni e la piccola Roberta, nata poco più di un anno dopo, tanto vicina al fratello che quasi sembravano gemelli. Una famiglia travolta dal dolore, ma lo sono un po’ tutti a Caccamo.
Il paesino medievale a 40 minuti da Palermo aveva da poco ricevuto il riconoscimento di “borgo autentico d’Italia”: “Mentre oggi siamo sconvolti, nessuno avrebbe mai potuto immaginare una cosa simile: qui episodi così violenti non sono mai accaduti”, sottolinea Di Cola. Che ci tiene a dirlo: “È successo proprio qui dove grazie alla presidente del consiglio comunale tante, Rosa Maria Di Cola, sono state tante le iniziative per sensibilizzare la popolazione sul femminicidio“. Nella villa comunale del paese, c’è perfino una panchina rossa, in onore delle donne uccise: “Ora c’è il nome di Roberta – continua il sindaco – ma mai avremmo potuto immaginare di doverlo scrivere. Mai.”.
“Addolorati, scioccati”, scuote la testa, invece, Giuseppe Canzone, legale della famiglia della ragazza. Così prova, con un elenco di aggettivi, a restituire l’impatto della tragedia “ma è impossibile. Quel che posso dire – aggiunge – è che i miei assistiti hanno estrema fiducia nel lavoro degli inquirenti”. In stato di fermo con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, questa è stata la richiesta dei pm, coordinati dal procuratore Ambrogio Cartosio, nei confronti di Pietro Morreale. Kickboxer, come si definisce lui nel profilo Facebook.
Fidanzato con Roberta da un anno e mezzo, spesso infiammato dalla gelosia: le voci sulla sua gelosia si rincorrono. “Ma niente che potesse far pensare a un esito tragico”, esclude il legale dei Siragusa. Quella mattina, domenica 24 gennaio, quando Iana Brancato non vede Roberta nella sua stanza come prima cosa cerca di contattare Pietro, poi anche la madre di Pietro. Poco dopo andrà a sporgere denuncia ai carabinieri di Caccamo perché la figlia minorenne è scomparsa e lei non ha idea di dove sia. Sono ancora le prime luci dell’alba. Pietro invece lo sa, e poco dopo, alle 9 del mattino, si presenterà con il papà e con l’avvocato Giuseppe Di Cesare in caserma. Sa dove si trova Roberta, li porta sul ciglio di un dirupo, sul versante Porto Rotondo del monte San Calogero. Lì, in fondo, c’è il corpo senza vita della diciassettenne siciliana che sognava di diventare una ballerina, che sintetizzava quel che riteneva più importante sul profilo Facebook, proprio sotto al suo nome: “Amati”.
Pietro ha detto dov’era Roberta, ma agli uomini dell’arma non ha saputo spiegare perché era lì, perché morta, perché in parte ustionata, cosa fosse successo: evidenti contraddizioni nella versione fornita. Questo è uno degli elementi che hanno convinto l’accusa a chiedere il fermo. Di fronte al procuratore, invece, il ragazzo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Quel che si sa di quella notte sono solo frammenti. Sabato sera Roberta era andata a casa di amici, forse per il diciottesimo compleanno di un’amica. Erano pochi, 5 o 6, c’era pure Pietro col quale sembra sia andata via. “E non è tornata più”, dice la nonna paterna ai microfoni del Tg3. Qualcosa racconterà ancora il suo corpo oggi. All’Istituto di Medicina legale verrà fatta una tac total body per vedere se ci sono fratture, lesioni interne. Sempre oggi verrà sentito di nuovo Pietro per l’interrogatorio di garanzia. E chissà se dopo aver letto cosa hanno scritto i pm nella richiesta di fermo, sarà il momento di dire qualcosa in più su quella terribile notte.