Da una parte ci sono gli inquilini che, specialmente nelle grandi città, si ritrovano a spendere cifre esorbitanti per appartamenti anche molto piccoli, dall’altra ci sono i proprietari su cui pesano tasse e tributi. È possibile trovare un accordo che soddisfi entrambi? Sì, grazie all’affitto a canone concordato di cui Immobiliare.it ha stilato una pratica guida.

Canone concordato: che cos’è e come si calcola

A differenza del canone libero, quello concordato è caratterizzato da un importo fisso e calmierato, ovvero con tariffe solitamente molto inferiori a quelle di mercato. A stabilire le quote minime e massime sono le rappresentanze insieme con i sindacati dei proprietari e degli inquilini, che valutano una serie di fattori come la zona in cui si trova l’appartamento, le condizioni dello stabile, la presenza o meno di ascensore e portineria, ecc. Si tratta di accordi locali, per cui il prezzo al metro quadro può variare da Comune a Comune e non c’è dunque una uniformità a livello nazionale e nemmeno regionale.

Quando si può applicare e come

Non ci sono limitazioni per quanto riguarda l’immobile: può essere una stanza così come una qualsiasi proprietà privata concessa a uso abitativo o transitorio. La durata è stabilita dalla legge e prevede diverse opzioni: si va da un minimo di 30 giorni per i contratti transitori (con durata massima di 18 mesi) a 6-36 mesi per gli affitti a studenti universitari, a 3 anni + 2 di rinnovo automatico. Per il resto non ci sono vincoli o condizioni particolari che regolino il rapporto fra le parti, e il contratto si registra presso l’Agenzia delle Entrate proprio come una “normale” locazione.

Vantaggi per tutti

Dal punto di vista dell’inquilino il vantaggio è evidente, tanto più se consideriamo che, per le fasce di reddito deboli, ci sono anche delle agevolazioni fiscali. Ma per il proprietario? Ne elenchiamo alcuni: riduzione considerevole di Imu e Tasi, cedolare secca al 10%, da poco confermata per tutto il 2021, riduzione della base imponibile per Irpef e imposta di registro, fondi di garanzia, agevolazioni e contributi erogati da Enti locali. Questi ultimi variano a seconda delle misure predisposte dal Comune: per esempio Milano ha introdotto il contributo “Superaffitto Breve”, dedicato ai giovani di età tra 20 e 35 anni.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Nel 2020 i prezzi delle case sono cresciuti del 2,5%

next
Articolo Successivo

Tasse e imposte: quali si applicano sull’acquisto della prima casa

next