“Prendiamo atto che Matteo Renzi è tornato ad avere lo stesso atteggiamento che ha portato a una crisi incomprensibile e scellerata”. Tutti i tentativi di rivalutare un’apertura a Italia viva per il Movimento 5 stelle si infrangono (di nuovo) alla fine del primo giorno di consultazioni e dopo che le agenzie di stampa hanno battuto l’ultima provocazione dell’ex premier. Se le uscite per bruciare “Luigi Di Maio premier” o il ritornello sul Mes rilanciato a ogni intervista erano passati senza reazioni ufficiali, i pochi minuti di video in cui il senatore di Rignano accusa la maggioranza di “operazioni opache” hanno spinto i vertici M5s a uscire con una delle poche note ufficiali della crisi. “La complessità e delicatezza dell’attuale fase politica”, scrivono, “dovrebbe richiamare tutte le forze politiche alla responsabilità, per il bene dei cittadini italiani. Un comportamento che il Movimento 5 stelle sta tenendo, insieme ad altre forze politiche. Evidentemente a tutto questo il senatore di Italia Viva non è interessato”. Poche righe che arrivano però come un macigno nel pieno delle trattative per il Conte ter, proprio mentre si cerca di capire se la strada dei “responsabili” sia fattibile o se, in ogni caso, servirà cercare la stampella di Italia viva.
Almeno per stasera la linea ufficiale M5s è ancora quella della chiusura a Renzi e la conferma (non è un caso) è arrivata pochi minuti prima che in tv andasse una delle voci grilline più ascoltate e più rigide sul dialogo con gli altri partiti: Alessandro Di Battista. E l’ex deputato, come da previsioni, intervistato ad Accordi&Disaccordi sul Nove, non ha lasciato spazio a mediazioni: “Conte ha tirato una linea che condivido, occorre portarla fino alla fine”, ha detto. “Mi rivolgo anche ai parlamentari di Italia viva, perché per me Renzi è una ‘cosa’, non è neanche un mio problema. Per me Renzi deve restare fuori dalla porta“. Ma non solo. Di Battista è andato oltre e per la prima volta, si è lasciato scappare un “me lo auguro” sull’ipotesi Conte candidato Pd-M5s alle prossime elezioni. Se non una svolta, almeno un segnale.
La strategia per l’incontro al Colle: blindare Conte. E resta l’incognita Grillo – Ora l’attesa più lunga è quella del Movimento 5 stelle: saranno gli ultimi a salire al Colle per le consultazioni e gli ultimi a mettere sul tavolo le condizioni per andare avanti. L’appuntamento al Quirinale è per venerdì 29 gennaio e prima di loro sfileranno tutti i partiti. “Da qui ad allora può succedere di tutto”, dicono. Il momento è molto delicato: sono stati tra i primi, dopo lo strappo, a dire “mai più con Matteo Renzi“ e ora, sempre loro, devono riuscire a stare al tavolo della maggioranza. E se nelle ultime ore i 5 stelle avevano cercato di mostrare il volto più collaborativo, gli attacchi dei renziani hanno azzerato tutto facendo riprecipitare le forze di maggioranza nello stesso clima (o quasi) di quando è scoppiata la crisi. E pensare che solo 24 ore prima, nell’assemblea dei gruppi M5s, in tanti avevano aperto alla possibilità di riaprire il dialogo con Italia viva. Ma le ultime uscite, fatte per minare ogni stabilità, non facilitano l’operazione. Oggi a fare un passo verso Iv è stato il Partito democratico che ha tolto il veto sui renziani, seppur chiedendo “patti chiari” basati sulla lealtà. Ma è possibile con l’ex premier? “Non abbiamo alternativa, questo è il punto”, dice a ilfattoquotidiano.it una fonte vicina ai vertici 5s mentre predica prudenza. “L’errore clamoroso sarebbe scoprire tutte le carte subito”, è il ragionamento. “Siamo gli ultimi ad andare da Mattarella, se già partiamo aprendo a Renzi cosa ci resta da giocare?”. La partita è ancora lunga e per i 5 stelle il vero problema sarà riuscire a mantenere una voce unica.
I vertici insistono nel prendere tempo e ripetono quello che, per ora, è l’unico punto fermo: “Al Quirinale porteremo il nome del presidente Conte, che rappresenta la figura di riferimento e di garanzia in grado di consentire la nascita di un nuovo governo”, hanno fatto sapere in serata. Ovvero: intanto si parte dal premier, poi al resto si penserà. In attesa di capire le vere intenzioni di Renzi e dei suoi. Senza dimenticare l’ultima e vera incognita: Beppe Grillo. Il fondatore del Movimento 5 stelle, ormai da tempo lontano dalla politica “quotidiana”, è stato il vero sostenitore di Conte quando nacque il governo Pd-M5s e quando sembrava destinato a saltare. E, nel caso in cui la situazione dovesse precipitare, potrebbe tornare a far sentire la sua voce. “Se salta Conte, difficile che accetti altre strade se non il voto”, assicurano. E se Italia viva dovesse rientrare in maggioranza, darebbe comunque la benedizione? Nessuno lo sa, è presto per dirlo. Ma nessuna strategia può prescindere, nel Movimento lo sanno bene, dal considerare l’incognita Grillo.
La posizione dei gruppi parlamentari M5s – Il vero problema per i 5 stelle è che la crisi dei giallorossi va a sovrapporsi a tanti altri nodi interni che si trascinano da mesi in attesa di una soluzione. Primo fra tutti: la nascita di una leadership collegiale che ancora (dopo un anno di attesa) deve essere votata con un ritardo che tiene Vito Crimi nella posizione scomoda del reggente fino a data da destinarsi. E proprio l’assemblea dei gruppi parlamentari M5s di martedì sera ha rivelato come lo spettro Renzi agiti gli equilibri già precari del Movimento. Crimi ha ribadito che “Conte è il collante” e ammettendo che “il sentiero è stretto” ha chiesto ai suoi di “volare alto” senza arroccarsi “sui personalismi. Ma quando si è aperta la discussione, il cuore del discorso è stato sulle strade che ha il Movimento davanti. Giorgio Trizzino, deputato considerato vicino sia a Conte che allo stesso Grillo, ha invitato a guardare a “un rafforzamento della maggioranza”: “È vero che esistono forti remore a riaprire il dialogo con Renzi, ma io ritengo che sia corretto farlo nell’interesse del Paese ed anche perché non vedo altra maggioranza possibile al momento”, è stato il suo ragionamento. Secondo la ricostruzione dell’agenzia Adnkronos, non è stato l’unico, ma solo uno degli esponenti di un gruppo ben più nutrito. Tra questi c’è anche la deputata Azzurra Cancelleri che ha invitato i colleghi a “tornare a dialogare con Italia Viva” perché “anche loro si sono convinti di aver fatto il passo più lungo della gamba”. Un altro che si è esposto a favore della riapertura è Sergio Battelli, presidente della Commissione Politiche Ue: “Mai dire mai, l’ho sempre detto. I deputati di Iv provengono da una cultura di sinistra che è rispettabile. Dovremmo riaprire a Iv facendoli tornare indietro sul Mes e fare un patto solo su Recovery e vaccini”. Ma, ha aggiunto: “Bisogna allargare la maggioranza per non renderli determinanti”.
Più duri gli interventi dei senatori, secondo i quali l’ipotesi sarebbe la fine del Movimento. Ma a Palazzo Madama non c’è un’unica posizione. “I responsabili da soli non sono la soluzione ideale”, ha detto Primo Di Nicola intervistato da la Notizia. “O perlomeno una soluzione stabile e adeguata. Abbiamo il dovere di creare le condizioni per un governo sostenuto da una maggioranza più larga possibile. Vanno ricostituite le ragioni di un’alleanza mandata in frantumi dalla crisi aperta da Renzi. Anche verificando se ci sono le condizioni, qualora gli interessati lo chiedessero, per riaprire alla collaborazione con Italia Viva”.
Non è così facile. Sul fronte opposto c’è l’ex ministra Barbara Lezzi che ha scelto Facebook per protestare contro le aperture dei colleghi: “Abbiamo detto mai più con Renzi e questo deve avere un valore. Deve avere un peso. E deve essere difesa la nostra intenzione… Avanti con Conte e fuori Renzi. Altrimenti il M5s non ci sta”, ha scritto. Un post che poco dopo ha ottenuto l’appoggio significativo dell’ex deputato M5s Di Battista: “Chapeau”, ha commentato. E alla Lezzi si sono associati altri come Danilo Toninelli e Matteo Mantero: “Piuttosto meglio le elezioni”, hanno dichiarato alle telecamere de ilfattoquotidiano.it.
Lo spettro del governo tecnico – Intanto c’è un’altra dinamica in cui i 5 stelle temono di rimanere schiacciati ed è l’ipotesi governo tecnico. Il fatto che gli avversari (Italia viva in testa) mettano in giro la proposta “Luigi Di Maio premier” come alternativa a Giuseppe Conte è un segnale che preoccupa in tanti. E il primo è il ministro degli Esteri, ben consapevole che a far circolare il suo nome è Matteo Renzi con l’obiettivo di bruciarlo o almeno spaccare il Movimento. Fonti vicine all’ex capo politico in serata, per cercare di smarcarsi, hanno dichiarato: “Mettere in mezzo il suo e altri nomi in questo modo, in questo momento, è un chiaro tentativo di delegittimarlo” mettendolo contro Conte. “Noi non ci caschiamo ma, ad essere maliziosi, viene da pensare che questa operazione sia pensata da chi ha come obiettivo finale quello di arrivare a un governo tecnico…”. Ma non solo Di Maio è finito nel tritacarne delle provocazioni delle ultime ore. Un altro è il ministro Stefano Patuanelli. Che in serata ha deciso di uscire ufficialmente per prendere le distanze da chi lo tira per una manica: “Pensano di poterci usare contro Conte, si sbagliano”. Insomma, il M5s è nel mezzo della burrasca e al momento ha una sola preoccupazione: restare compatto per evitare di cadere nelle trappole di avversari politici che in quanto a strategie per sopravvivere alle crisi politiche sono ben più esperti.