Il centrodestra nelle Marche si oppone all’aborto farmacologico nei consultori e quindi alla somministrazione della pillola Ru486. Una scelta che va in direzione opposta rispetto alle linee guida del ministero della Salute, aggiornate solo ad agosto scorso. Il consiglio regionale si è espresso ieri 26 gennaio quando ha respinto a maggioranza una mozione presentata da Manuela Bora (Pd) sull’applicazione della legge 194 e sul diritto di abortire.
La mozione della consigliera Pd nasceva dall’elevato numero di obiettori e proprio dal contrasto con le linee guida del ministero della Salute (già anticipato nelle scorse settimane), dato che la pillola abortiva viene somministrata solamente in tre strutture, a Urbino e San Benedetto del Tronto. Una settimana fa, un gruppo di anti-abortisti aveva inviato alla dem Bora 1.450 pannolini per neonati, tanti quanti le interruzioni di gravidanza registrate in Regione nel 2019, dopo che la consigliera aveva incalzato l’assessora alle Pari Opportunità Giorgia Latini (Lega), da sempre contraria all’aborto.
La maggioranza di centrodestra alla guida della Regione ha quindi fatto sapere ufficialmente che non intende seguire le indicazioni del ministero, non ritenendole vincolanti. Per il capogruppo di Fdi Carlo Ciccioli, la mobilitazione della consigliera Pd, ma anche di tante sigle e associazioni, è “una battaglia di retroguardia che aveva un senso negli anni ’60. In questo momento di denatalità, la battaglia da fare oggi è per la natalità”. A congratularsi per la decisione il leader del Family Day Massimo Gandolfini: “Esprimiamo il grande apprezzamento per la decisione del consiglio regionale delle Marche – ha detto – Soprattutto siamo lieti che sia stata esplicitata una sensibilità contro la cultura mortifera“. In sostegno della dem Bora invece, ha parlato Alessia Morani, sottosegretaria allo Sviluppo economico: “Posizioni assurde. La destra nega i diritti delle donne. Non possiamo che stigmatizzare e contrastare questa furia ideologica che vuole riportare le Marche al Medioevo dei diritti“.
A giugno scorso era stata la giunta di centrodestra in Umbria a vietare l’aborto farmacologico in day hospital,una decisione che poi la Regione era stata costretta a rivedere in seguito alle proteste e alla pubblicazione delle linee guida aggiornate del Ministero della Salute.