Pur avendo perduto il 44,3% dei suoi visitatori rispetto al 2019, in cui erano stati 45 milioni, nel 2020 ne ha comunque ricevuti 25,1. Così ha scalato quattro posizioni, attestandosi dietro solo a Italia e Francia
Il 2020 è stato disastroso per il turismo, ma ad alcuni Paesi è andata meno male degli altri. Uno di questi è il Messico, che ha scalato la classifica delle mete più visitate al mondo nell’anno della pandemia, balzando dal settimo al terzo posto, dopo Italia e Francia (che rispettivamente hanno accolto 27,5 e 25,2 milioni di turisti). Pur avendo perduto il 44,3% dei suoi visitatori rispetto al 2019, in cui erano stati 45 milioni, nel 2020 ne ha comunque ricevuti 25,1, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del turismo (Omt). A favorirlo è stato il crollo di due giganti come Stati Uniti e Spagna, unito a un clima più ‘rilassato’, soprattutto nelle località costiere, prezzi più convenienti e una maggiore libertà di movimento che hanno attirato molti giovani, anche europei, venuti non solo per trascorrere le vacanze, ma anche per potersi incontrare con il partner o la famiglia e sfuggire alle restrizioni imposte a casa propria.
È il caso è Alex Raduan, fotografo arrivato a Città del Messico da Parigi il 14 dicembre. Come ha raccontato al quotidiano El Pais, viveva nella capitale francese lontano dalla famiglia e per via delle restrizioni anti-Covid in Europa non avrebbe potuto trascorrere il Natale con i suoi familiari. Ha così deciso di andare in Messico, scegliendo una località sulla costa, dove la situazione è più rilassata a differenza della capitale, dove ha visto “misure molto severe, sotto alcuni aspetti più rigide che a Parigi. Qui a Mazunte invece il caldo e l’aria aperta fanno abbassare la guardia e sulla spiaggia le mascherine sono poche”. Le foto degli ultimi mesi, nonostante la curva dei contagi in crescita nel Paese, mostrano infatti spiagge piene, con tanto anche di festival di arte e musica per 5 giorni a Tulum, poi cancellato per le polemiche su un possibile focolaio di Covid.
E in questo inizio del 2021 la scia positiva sembra continuare. Secondo Frank Lopez Reyes, direttore del turismo di Cancun, una delle principali località turistiche del Paese, “nei primi giorni dell’anno si è superato il record di turisti degli ultimi mesi nella capitale e gli hotel sono pieni al 60%. Si è vista sulle nostre spiagge anche la cantante Dua Lipa”. Ad Acapulco invece il Governo ha deciso di chiudere le spiagge per due settimane per evitare assembramenti e frenare i contagi.
Nonostante il Messico viaggi sui 17-21mila nuovi casi al giorno e abbia registrato finora 1,7 milioni di contagi e oltre 148mila morti, non ha mai chiuso il traffico aereo. È richiesto un tampone negativo per entrare, anche se non è obbligatorio. La pandemia ha invece cambiato la fruizione della vacanza. Chi arriva in Messico, soprattutto tra inglesi e americani, vuole un misto tra la residenza e il viaggio, prezzi più bassi, una buona connessione a internet e affitta case per 4-6 mesi. Dagli Stati Uniti si calcola che siano arrivate 4,3 milioni di persone nel 2020, molte delle quali hanno viaggiato solo con il loro gruppo con cui creano una ‘bolla’ e scelto alloggi privati, affittati con Airbnb, invece degli hotel.
Lauren Schloss, maestra della Carolina del Sud, è arrivata a ottobre per lavorare in una scuola Montessori di Città del Messico. A differenza che negli Usa, dove Donald Trump “ha sempre cercato di sminuire la pandemia – racconta – qui usano le mascherine e rispettano le misure e non c’è tanta tensione”. Ci sono poi diverse coppie, rimaste separate a causa della pandemia, che hanno scelto il Messico per potersi finalmente rivedere. Come Raquel Medrano, arrivata a settembre da Madrid per rivedere il fidanzato Miguel che vive da un anno in Messico: “Qui non è fattibile porre restrizioni forti come in Spagna perché molti vivono alla giornata e il Governo non dà aiuti. La gente però è più cosciente. Anche se non è obbligatorio indossare la mascherina per strada ce l’hanno tutti”.
Il clima per i messicani però non è così rilassato. Sono sempre di più le testimonianze di cittadini e medici che parlano di ospedali al collasso, mancanza di ossigeno, farmaci e posti letto. Inoltre gli aiuti elargiti ai settori economici più in difficoltà sono stati pochi. Secondo uno studio dell’Ocse, a differenza di città che dipendono in gran parte dal turismo, come Parigi e Tokyo, che hanno aperto programmi di aiuto per la disoccupazione in questo settore, a Città del Messico il contributo è stato bassissimo. Negli ultimi 10 mesi il governo dello Stato federale ha dato l’equivalente di 42 dollari mensili ai minori che hanno perso un genitore per Covid, e massimo 268 dollari di disoccupazione ad un numero limitato di persone. Anche rispetto agli altri Stati del Messico, gli aiuti dati dal governo del Distrito Federal sono stati inferiori. “Il Messico è uno dei paesi che meno ha dato aiuti economici durante la pandemia – rileva Hector Magaña, professore di economia dell’università Tecnologica di Monterrey – In America Latina è stato dato in aiuti in media il 5,1% del Pil, mentre in Messico solo l’1%”.