Amnesty International ha lanciato da poco “Ban The Scan”, una nuova campagna contro il riconoscimento facciale, tramite cui chiede alla città di New York di bloccare l’uso della tecnologia da parte della polizia e del governo. Amnesty sostiene infatti che il riconoscimento facciale sia incompatibile con i diritti fondamentali della privacy e rischi di aggravare il razzismo insito nelle attuali tattiche di polizia.
“I newyorkesi dovrebbero essere liberi di uscire nel proprio quotidiano senza essere rintracciati dal riconoscimento facciale”, ha dichiarato Matt Mahmoudi, un esperto di intelligenza artificiale e diritti umani di Amnesty. Ad Amnesty si sono inoltre uniti anche altri gruppi di attivisti, tra cui l’Urban Justice Center, la New York Civil Liberties Union e l’ufficio cittadino dell’Avvocatura Pubblica.
Il dipartimento di polizia di New York ha del resto già subito critiche nel recente passato per questo utilizzo del riconoscimento facciale, soprattutto ultimamente, quando ha impiegato la tecnologia per localizzare e arrestare un attivista di Black Lives Matter, il movimento contestatario per i diritti degli afromaericani. Secondo il dipartimento il riconoscimento facciale non sarebbe utilizzato per effettuare arresti ma esclusivamente per confrontare le immagini ottenute durante le indagini con le foto segnaletiche legittimamente possedute, tuttavia, molti gruppi per le libertà civili trovano le protezioni esistenti inadeguate.
La campagna Ban the Scan viene lanciata con un sito web che consentirà agli utenti di lasciare commenti sulle politiche del New York Police Department. Successivamente, Amnesty intende costruire uno strumento per la presentazione delle richieste basate sulla legge per la libertà di informazione, che consentirebbe l’accesso parziale o totale a dati precedentemente non disponibili. A maggio infine dovrebbe arrivare anche uno strumento per geolocalizzare le telecamere in grado di riconoscere i volti in tutta la città.