C’è anche la violazione della legge Anselmi tra i reati contestati dalla Procura di Paola che stamattina ha disposto 18 perquisizioni nell’ambito di un’inchiesta su un’associazione a delinquere finalizzata a commettere una “serie indeterminata di reati contro la pubblica amministrazione”. I reati contestati vanno dalla turbativa d’asta alla corruzione passando per il falso
“Un’associazione segreta” che interferisce “sull’esercizio di amministrazioni pubbliche e enti pubblici con particolare, anche se non esclusivo, riguardo ai Comuni del versante tirrenico rientranti nella provincia di Cosenza”. C’è anche la violazione della legge Anselmi tra i reati contestati dalla Procura di Paola che stamattina ha disposto 18 perquisizioni nell’ambito di un’inchiesta su un’associazione a delinquere finalizzata a commettere una “serie indeterminata di reati contro la pubblica amministrazione”. Dalla turbativa d’asta alla corruzione passando per il falso: sono questi i reati inseriti nel decreto eseguito all’alba dai carabinieri della compagnia di Scalea.
Massoneria e affari è il binomio sul quale stanno indagando il procuratore Pierpaolo Bruni e i pm Antonio Lepre e Maria Francesca Cerchiara. Nel mirino ci sono “professionisti, taluni dei quali anche facenti parte di una loggia massonica segreta, finalizzata alla spartizione di appalti pubblici”. Dell’associazione segreta, secondo i pm, fanno parte Francesco Arcuri, Donato Vincenzo Rosa e Luigi Cristofaro. Quest’ultimo, ufficialmente un professionista privato con incarichi di supporto al Rup presso i Comuni di San Nicola Arcella e Scalea, è considerato dagli investigatori il promotore e capo dell’organizzazione criminale che, per i pm, si riuniva a Scalea, all’interno del bar “K. Café” sul Corso Mediterraneo dove il proprietario metteva a disposizione i locali agli indagati. Tra questi ci sono imprenditori, ingegneri e architetti. Ma anche assessori come Marco Liporace e Vincenzo Cristofaro del Comune di Belvedere. Sono coinvolti anche la responsabile del settore tecnico Paola Di Stio e l’impiegato Raffaele Grosso Ciponte.
Al Comune di Scalea, invece, è indagato corruzione il responsabile dell’ufficio tecnico Giampiero D’Alessandro. È accusato di aver avuto “un occhio di riguardo” a Maria Petrone, anche lei destinataria del decreto di perquisizione, che voleva usufruire degli incentivi statali pari al 110% del valore della ristrutturazione della sua casa “pur risultando l’abitazione, almeno in parte abusiva”. Per farlo – secondo gli inquirenti – ha promesso a D’Alessandro, di affidare l’incarico del progetto a suo nipote. Tra gli indagati ci sono anche Antonio Del Vecchio, Giuseppe Del Vecchio, Maria Grazia Melega, Francesco Esposito, Silvano Cairo, Giuseppe D’Alessandro, Giuseppe Marsico, Giuseppe Caroprese e Gianfranco Amodeo.
Secondo gli inquirenti, c’era un vero e proprio ‘cartello’ formato da due distinti gruppi. Si tratta di professionisti che, “attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate o la partecipazione fittizia alle gare per conto della organizzazione, – è scritto nel decreto di perquisizione – hanno conseguito l’aggiudicazione di appalti, procedendo successivamente a suddividere al 50% gli importi liquidati dalle stazioni appaltanti a titolo di corrispettivo, anche tra i soggetti non aggiudicatari”. Il cartello non operava solo nell’alto tirreno cosentino ma si spingeva fino alla Basilicata. Tra gli appalti truccati, infatti, secondo la Procura di Paola, c’è quello sulla “valutazione della vulnerabilità sismica dell’Istituto tecnico commerciale del Comune di Moliterno” in provincia di Potenza, quello relativo alla “pavimentazione di una strada nel Comune di Aieta” e pure quello “al rifacimento del tratto di fognatura danneggiato da una mareggiata” nel comune di Belvedere. I soggetti perquisiti, inoltre, sono accusati di aver turbato la gara d’appalto indetta dal Comune di Belvedere con i fondi strutturali europei destinati alle scuole. In totale 40mila euro di soldi pubblici che, “con collusioni” e “condotte manipolatorie”, sonoriusciti a gestire, mettendo le mani sugli “ interventi – scrivono i pm – di adeguamento e di adattamento funzionale degli spazi e delle aule didattiche in conseguenza dell’emergenza sanitaria da Covid-19”.