Da contratto “non c’è alcun obbligo verso l’Ue“, ma solo l’impegno a fare “del nostro meglio”. E in questo momento nemmeno una parte delle forniture di vaccini anti-Covid destinate al Regno Unito può essere dirottata verso i Paesi dell’Unione, perché “l’accordo con il governo Johnson è stato raggiunto tre mesi prima“. Dopo le polemiche per l’annuncio di un taglio alle prime consegne previste per febbraio, parla Pascal Soriot, amministratore delegato della casa farmaceutica AstraZeneca. La sua versione, confermata da Downing Street, viene però contestata da Bruxelles, che a questo punto – spiegano all’Ansa fonti Ue – chiede lo svincolo dalla clausola di segretezza per poter pubblicare il contratto. In particolare, le fonti chiariscono che non è previsto che la produzione delle dosi per l’Ue debba essere limitata alla fabbrica in Belgio, ma può avvenire anche nel Regno Unito.

Una situazione che ha scatenato un botta e risposta a distanza tra Bruxelles e l’azienda durato fino a tarda sera, dopo un incontro a cui inizialmente sembrava che Astrazeneca non volesse partecipare. La commissaria europea alla salute Stella Kyriakides ha twittato di aver avuto uno “scambio costruttivo con il Ceo di AstraZeneca” ma ha ribadito che “devono essere rispettati gli obblighi contrattuali” e dunque “chiediamo ad AstraZeneca un piano chiaro per la consegna rapida della quantità di vaccini che abbiamo riservato per il primo trimestre. Lavoreremo con l’azienda per trovare soluzioni e fornire rapidamente vaccini”. L’azienda dal canto suo ha fatto sapere: “Ci siamo impegnati in un coordinamento ancora più stretto per tracciare insieme un percorso per la consegna del nostro vaccino nei prossimi mesi, mentre continuiamo i nostri sforzi per portare questo vaccino a milioni di europei senza scopo di lucro durante la pandemia”.

La versione dell’azienda: “Accordo con Uk precedente. Prima dobbiamo rifornire Londra”
Soriot, intervistato da Repubblica, respinge i sospetti avanzati nei giorni scorsi dalla Commissione europea, che teme alcune dosi destinate ai Paesi Ue siano finite altrove e per questo vuole istituire un registro di trasferimenti dei vaccini fuori dall’Unione. “Non dirottiamo certo i vaccini degli europei verso altri Paesi. Sarebbe illogico e controproducente da parte nostra”, sostiene il 61enne francese, che si difende per i ritardi: ” I problemi in Ue sono stati un caso e di certo non sono intenzionali”. AstraZeneca, promette il suo amministratore delegato, ha l’obiettivo di “recapitare all’Ue 17 milioni di dosi entro la fine di febbraio. Di queste, 2,5 circa in Italia”. Prima, però, manca l’autorizzazione da parte dell’Ema.

“Anche noi siamo delusi: ci piacerebbe riuscire a produrre di più. A febbraio consegneremo all’Europa una quantità soddisfacente, simile agli altri produttori. Stiamo lavorando 24 ore su 24, sette giorni su sette per risolvere i problemi”, dice Soriot, spiegando che “la produzione del nostro vaccino è composta da due fasi: una è la creazione del principio attivo in due stabilimenti in Belgio e Paesi Bassi, l’altra è la resa in farmaco, in due centri in Germania e Italia, ad Anagni, dove state facendo uno straordinario lavoro. Le difficoltà nascono nella prima fase. Alcuni siti generano più ‘raccolto’, altri meno, come purtroppo accaduto in Europa. Queste disfunzioni capitano quando si aumenta la produzione a centinaia di milioni di dosi di un nuovo vaccino. Abbiamo due mesi di ritardo, ma risolveremo questi problemi”.

Anche nella produzione delle dosi destinate al Regno Unito ci sono stati intoppi: “Ne abbiamo avuti – spiega Soriot – ma il contratto di fornitura con il governo britannico è stato firmato tre mesi prima di quello con la Ue. Abbiamo avuto il tempo di prepararci“. Oxford, infatti, “era già in stretto contatto con il governo britannico: si sono organizzati per tempo e hanno avuto una partenza lampo”. Riguardo il sospetto che il ritardo sia dovuto alla vendita del vaccino ad altri Paesi, “questa accusa è insensata – afferma Soriot – perché, ripeto, sul vaccino anti coronavirus non facciamo profitti”. Quanto all’impegno con l’Ue di produrre 300 milioni di dosi, precisa appunto che “non c’è alcun obbligo verso l’Ue. Nel contratto con gli europei c’è scritto chiaramente: ‘Best effort‘. Ossia: ‘Faremo del nostro meglio’. Lo scorso agosto, l’Ue voleva avere la stessa capacità produttiva del Regno Unito, nonostante il contratto firmato tre mesi dopo Londra. Noi di AstraZeneca abbiamo risposto: ‘Ok, faremo del nostro meglio. Ma non possiamo impegnarci contrattualmente perché abbiamo tre mesi di ritardo rispetto al Regno Unito’. E così è stato”.

Quando il governo Johnson chiuse il contratto, spiega ancora l’ad di AstraZeneca, “l’esecutivo britannico disse che il Regno Unito ‘avrebbe avuto la priorità‘ sulle dosi prodotte nel proprio Paese. Ed è proprio così. Nell’accordo che abbiamo firmato con l’Ue, invece, c’è scritto che la fornitura europea potrebbe arrivare anche dal Regno Unito, ma è solo una possibilità secondaria“. Quindi l’Unione europea al momento non può contare su un aiuto alle sue forniture: “Appena si sarà raggiunto un numero di vaccinazioni sufficienti nel Regno Unito, allora potremo utilizzare gli stabilimenti britannici anche per la fornitura all’Unione europea. Ma il contratto con i britannici è stato firmato prima, il governo Johnson ci ha chiesto ‘di rifornire prima noi‘ e questo è comprensibile”. “Del resto, il vaccino è stato sviluppato in collaborazione tra il governo britannico, Oxford e AstraZeneca – conclude Soriot – Ma appena ci sarà la possibilità, aiuteremo anche l’Ue”.

La versione dell’Ue: “Azienda tolga il vincolo di segretezza dal contratto. Anche noi li abbiamo finanziati”
Fonti di Bruxelles contestano però la versione offerta dall’ad di AstraZeneca e chiedono lo svincolo dalla clausola di segretezza per poter pubblicare il contratto. In particolare, chiariscono che non è previsto che la produzione delle dosi per l’Ue debba essere limitata alla fabbrica in Belgio, ma può avvenire anche nel Regno Unito. Anche l’Unione, peraltro, ha investito nello sviluppo del vaccino: “Con AstraZeneca ci siamo presi il rischio di impresa, finanziando con i soldi dei contribuenti europei” gli stock prima dell’autorizzazione del vaccino. L’azienda non si può attaccare al “miglior sforzo possibile, deve produrre per noi“, dicono fonti Ue. In totale l’Unione ha allocato “336 milioni di euro per il vaccino di AstraZeneca, anche se non tutte le tranche sono state ancora” versate e questo sarà legato all’andamento della produzione.

“Gli sviluppatori dei vaccini hanno obblighi morali e contrattuali, il ‘massimo sforzo possibile’ non è né accettabile né corretto – ha aggiunto Kyriakides – Abbiamo firmato un contratto di pre-acquisto per far sì che producessero determinati volumi di vaccini prima dell’autorizzazione dell’Ema. Rigettiamo la logica del ‘chi arriva prima’, non c’è clausola di priorità nel contratto di pre-acquisto”. E ha poi aggiunto: “Non c’è una gerarchia negli impianti di produzione, nel contratto ce ne sono quattro elencati, ma non c’è differenza tra quelli europei e quelli del Regno Unito, anche quelli del Regno Unito sono parte dell’accordo di pre-acquisto e quindi devono consegnarci le dosi”.

Le stesse fonti specificano che le consegne di AstraZeneca rappresentano un quarto di quelle inizialmente pattuite: “Nel primo trimestre AstraZeneca avrebbe dovuto fare consegne a tre cifre in Ue, ma ha ridotto ad una frazione, ad un quarto di quello che avrebbe dovuto consegnare. Questo è inaccettabile“, hanno spiegato aggiungendo che le giustificazioni per il grosso calo date dall’azienda “sono incoerenti e non offrono chiarezza su quanto accadrà nei mesi a venire”. Ma il punto ora è trovare “una buona soluzione” e far arrivare i vaccini “che si trovano in Europa”, e quindi anche nel Regno Unito, all’Ue. Versione confermata anche da Kyriakides che però non può fornire cifre esatte: “Non possiamo rivelare i numeri delle dosi” previste in consegna per l’Ue nel primo trimestre “perché sono coperte da confidenzialità. Ma abbiamo chiesto all’azienda di poter pubblicare il contratto”, perché tutto possa essere discusso in trasparenza.

Londra: “Prima le nostre 100 milioni di dosi. Poi rifornire gli altri”
Fonti di Downing Street citate dal Telegraph sostengono la posizione dell’azienda spiegando che i tre impianti produttivi britannici di AstraZeneca potranno rifornire anche altri Paesi, ma non prima della consegna al Regno Unito delle 100 milioni di dosi previste. “Questo è un accordo commerciale. Quelle dosi sono per noi e non andranno da nessuna parte fino a quando 100 milioni di dosi non saranno consegnate al Regno Unito”, riferisce la fonte. In una giornata tesissima non è mancato nemmeno un allarme bomba nello stabilimento Astrazeneca di Wrexham, in Galles, dove è stato trovato un pacco sospetto che ha portato ad una parziale evacuazione dell’impianto. L’indagine della polizia si è conclusa e il pacco è stato “messo in sicurezza”, ha annunciato l’azienda in una nota rilanciata dai media britannici. La temporanea sospensione delle attività “non ha in alcun modo avuto ripercussioni sul programma di produzione” dei vaccini.

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