Simone Dominici, Claudio Corbolotti e Riccardo Rinaldi (detto “Il Gigante”). Sono i tre ultras della Lazio arrestati dalla Digos di Roma, in collaborazione con la compagnia dei carabinieri di Trastevere, ritenuti fra i responsabili dell’aggressione ai danni della troupe della trasmissione Rai, Storie Italiane, il 20 dicembre scorso a Ponte Milvio. Per lo stesso episodio, il 13 gennaio scorso erano finiti in manette altri due esponenti di spicco della curva nord biancoceleste, Franco Costantino – molto vicino a Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, il leader degli Irriducibili della Lazio ucciso in un agguato il 7 agosto del 2019 al Parco degli Acquedotti – e Ruggero Andrea Isca, altro volto noto della tifoseria laziale.
Secondo il pubblico ministero Erminio Amelio si tratta di “personalità particolarmente inclini al delitto, avvezzi ad imporsi con prepotenza sulle persone”. Del resto non è la prima volta che i due si trovano faccia a faccia con la giustizia, e sempre per fatti violenti. Fra gli arresti disposti dalla Procura di Roma, il nome più altisonante è quello di Corbolotti. L’ultrà 55enne è considerato dalla Digos di Milano il regista del blitz a piazzale Loreto del 24 aprile 2019, quando i tifosi biancocelesti – prima della partita Milan-Lazio – srotolarono uno striscione con su scritto “Onore a Benito Mussolini”, proprio alla vigilia delle celebrazioni del 75° anniversario della Liberazione d’Italia.
Ma Corbolotti è noto anche alle cronache politiche romane. Nel 2008, all’età di 42 anni, venne assunto dall’allora sindaco Gianni Alemanno per essere inserito nello staff del suo capo segreteria, Antonio Lucarelli. Corbolotti, infatti, ha nel suo curriculum una lunga militanza prima nell’Msi – di cui fu candidato alle amministrative del 1993 – nella stessa corrente dell’ex primo cittadino. Pochi anni prima, fu arrestato a seguito dei violenti scontri fra tifoserie durante e dopo il derby Roma-Lazio del 2004. È stato anche, in tempi recenti, portavoce romano di Forza Nuova.
L’aggressione alla troup di Storie Italiane era scaturita mentre gli operatori stavano effettuando alcune riprese a Ponte Milvio. I due operatori televisivi, dopo alcune tappe cittadine, avevano raggiunto la zona per documentare la presenza di un gruppo di persone che si intratteneva in piazza senza mascherine protettive. Il gruppo di circa dieci persone, infastidito dalla presenza della telecamera, ha aggredito la troupe scagliandosi contro il cameraman, inseguito e ripetutamente colpito con calci e pugni, anche mentre era a terra.