“Nel 2016 ho scoperto di avere un tumore”. L’ultimo post sui social di Antonella Elia inizia con queste parole. Per la prima volta, la showgirl racconta di aver dovuto fare i conti con la malattia, un carcinoma “in situ”: “Sono stata operata con l’asportazione di un quadrante al seno di 4 cm. Sono stata squartata, una mutilazione che mi ha segnata per sempre, che mi ha colpita nella mia femminilità”. La confessione arriva in seguito agli attacchi ricevuti sui social in seguito a uno scontro con Samantha De Grenet al “Grande Fratello Vip”.
L’opinionista aveva fatto notare alla concorrente di essere ingrassata, quest’ultima aveva sottolineato che i motivi erano legati alla sua battaglia contro un tumore: un gaffe che aveva generato numerosi attacchi alla Elia. “Ci sono passata anche io e non l’ho mai detto”, aveva risposto la Elia, scusandosi. Ora ha deciso di raccontarsi senza filtri: “Dagli attacchi miserabili e gratuiti che ho ricevuto in questi ultimi giorni ho deciso di lasciar perdere denunce e querele, e di trasformare la mia dolorosa esperienza in aiuto. Non c’è da vergognarsi di essere malati, la diagnosi precoce può salvare la vita: la prevenzione, la mammografia, lo screening sono fondamentali, ed io che ne sono uscita sono qui per testimoniarlo”.
In un’intervista rilasciata a Panorama, la showgirl è entrata nel dettaglio: “La mia fortuna è stata prendere il tumore allo stadio iniziale. Il modo in cui si affronta una diagnosi di cancro prescinde assolutamente dalla gravità dello stesso. La malattia non va strumentalizzata, è un percorso doloroso per tutti (…) Alla fine della mia dichiarazione in studio mi sono scese le lacrime. Per me questa è stata una mutilazione che non avrei mai voluto si venisse a sapere. Di me ormai si sa tutto. Sono squartata, non ho privacy. Questo era il mio ultimo segreto che non avrei voluto rivelare, volevo restasse tale e non farlo in pasto in televisione”.
In conclusione, Antonella Elia ha voluto citare una frase di Nadia Toffa: “Rivendico il diritto di parlare apertamente della nostra malattia, che non è esibizionismo né un credersi invincibili, anzi: è un diritto a sentirsi umani. Anche fragili, ma forti nel reagire”.