Non ci sono responsabilità per il crollo del viadotto Madonna del Monte sull’A6 Torino-Savona, venuto giù il 24 novembre del 2019 in seguito a una frana. Il gip di Savona, Fiorenza Giorgi, accogliendo la richiesta del procuratore capo Ubaldo Pelosi e del sostituto Marco Cirigliano, ha archiviato l’indagine contro ignoti per crollo colposo aperta nei giorni successivi al disastro, che solo per un caso fortunato non provocò alcuna vittima. La consulenza tecnica, affidata a un collegio peritale formato da uno strutturista, un geologo e un ingegnere, “non ha riscontrato difetti di manutenzione, costruzione o collocazione dell’opera”, dice al Ilfatto.it il procuratore Pelosi. “I periti hanno concluso che la straordinaria quantità di pioggia caduta nei giorni precedenti, unita alla particolare morfologia della zona, ha reso il terreno così saturo d’acqua da provocare una valanga di dimensioni imprevedibili”, circa 30mila metri cubi che avanzavano alla velocità di 20 metri al secondo. “Peraltro – spiega – l’area non era segnalata come critica dal punto di vista idrogeologico e le fondamenta erano solide, tanto che la frana non le ha trascinate via, bensì le ha spezzate”.

Il viadotto – parte della carreggiata in direzione Torino, situato a pochi chilometri da Savona – era sprofondato per un tratto di 30 metri dopo che il monte che lo costeggiava si era sciolto in una colata detritica che aveva tranciato l’unico pilone di sostegno. Era tornato percorribile il 21 febbraio 2020, appena tre mesi dopo il collasso. Il progetto di ricostruzione messo in campo dalla società Autostrada dei Fiori (gruppo Gavio) ha eliminato il pilone ceduto a fondovalle, prevedendo un’unica campata che attraversa il canalone franoso senza supporti intermedi. Nel frattempo la Guardia di Finanza perquisiva gli uffici di Autofiori e Sina spa (la società per le manutenzioni del gruppo) sequestrando alcuni documenti. Lo scorso novembre il deposito della relazione tecnica da parte dei periti ha escluso ogni responsabilità da parte del concessionario: da allora le voci su un’imminente richiesta di archiviazione si sono fatte insistenti.

“Autostrada dei Fiori – fa sapere la società in una nota – ha da subito riposto la massima fiducia nell’operato della magistratura, nella consapevolezza di aver sempre agito nel pieno rispetto delle normative e dei contratti e di aver posto in essere sul viadotto “Madonna del Monte” tutte le attività di manutenzione, di ispezione e di controllo previste. L’archiviazione dell’inchiesta a carico di ignoti conferma il corretto operato della società ed il fatto che la causa del crollo sia esclusivamente imputabile ad un fatto esterno alla società stessa, imprevisto ed imprevedibile, quale la violenta frana staccatasi dal versante della montagna e abbattutasi a notevole velocità e con grande energia contro il manufatto autostradale tra i caselli di Savona ed Altare in direzione nord. Autostrada dei Fiori, immediatamente dopo l’evento, si è impegnata tempestivamente nella ricostruzione del viadotto, restituito agli utenti e alla Regione Liguria nel tempo record di circa 70 giorni, in anticipo rispetto al cronoprogramma originariamente previsto”.

È ancora in corso invece l’indagine su altri due viadotti dell’autostrada A6 – il Lodo e il Ferrania – aperta a febbraio 2019 in seguito alla denuncia dell’ingegner Paolo Forzano, storico esponente della società civile savonese. Le foto allegate all’esposto mostravano i piloni che sorreggono i viadotti – entrambi in direzione Torino, non lontano dal Madonna del Monte – in evidente stato di degrado, con il calcestruzzo consumato a tal punto da scoprire le barre in acciaio che costituiscono l’armatura interna. Non solo, ma i ferri apparivano arrugginiti, ridotti di spessore o sovrapposti disordinatamente gli uni con gli altri. Anche in questo caso i militari della Finanza avevano perquisito gli uffici della concessionaria in cerca di prove. Verso la fine del 2019 Autofiori ha varato un importante piano di messa in sicurezza per il Lodo, mentre il Ferrania continua a preoccupare.

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