Nel fuoco incrociato tra Unione europea e Astrazeneca per il taglio delle dosi del vaccino sviluppato dall’Università di Oxford e dall’italiana Irbm si inserisce il governo inglese. Londra si dice pronta a valutare “come poter aiutare” l’Ue, se richiesto, a compensare i ritardi sul programma di vaccinazioni anti-Covid, ma è assolutamente sicuro che le proprie forniture – contrattate in anticipo con AstraZeneca – siano “assolutamente” blindate. Il ministro Michael Gove, titolare nella compagine dei Boris Johnson del dossier sui rapporti post Brexit con Bruxelles ha spiegato che programma vaccinale si basa su “forniture che sono state concordate e pagate e che saranno onorate”. Il Regno Unito ha firmato un primo accordo, una prelazione, per 30 milioni di dosi il 21 maggio del 2020 e una seconda opzione è stata esercitata il 23 novembre per 70 milioni di dosi. Il contratto tra Ue e società – che ora Bruxelles chiede sia reso pubblico – è stato firmato il 28 agosto del 2020 con un preliminare concluso il 14 agosto. L’Agenzia europea del farmaco deciderà domani sull’approvazione.
“Il nostro programma di vaccinazioni è stato concordato e garantito mesi fa con impegni su quantitativi di dosi prefissati e questo ci rende sicuri che esso andrà avanti esattamente come pianificato”, ha detto Gove al riguardo parlando al talk show Good Morning Britain, su Itv. In precedenza lo stesso ministro aveva del resto escluso “assolutamente” alla Bbc qualunque ipotesi di ritardi o rinvii nelle forniture dei vaccini anti-Covid verso il Regno, malgrado il braccio di ferro in corso tra Ue e AstraZeneca e la richiesta avanzata da Bruxelles che stando alla cronologia ha firmato il contratto dopo la prelazione di maggio di Londra e prima dell’accordo di novembre. Forse è anche per questo motivo che Gove ha tuttavia assicurato che il governo Johnson è pronto “a parlare con in nostri amici in Europa per vedere come possiamo aiutarli” in caso di necessità.
Ieri intanto Pascal Soriot ha deciso di partecipare, dopo una prima risposta negativa, al tavolo virtuale convocato per discutere dei tagli e di come trovare una soluzione. La reazione delle borse, l’intenzione di Bruxelles di ispezionare lo stabilimento che avrebbe problemi di produzione, la possibilità di serrati controlli doganali sul vaccino, probabilmente ha convinto il top manager a evitare lo scontro totale e mettere sul tavolo tre consegne di vaccini all’Ue in febbraio, invece di solo una. Inoltre la multinazionale avrebbe quindi promesso di iniziare a consegnare a partire da una settimana dopo l’autorizzazione condizionata alla commercializzazione, anziché due settimane dopo come aveva detto in un primo momento, motivando questo ritardo con la necessità di stampare i fogli informativi. Un’offerta, stando a quanto riporta l’Adnkronos, ben lontana dall’essere sufficiente, tanto è vero che la commissaria europea Stella Kyriakides ha detto che “manca chiarezza” sulle consegne che ci si può attendere dalla compagnia farmaceutica, che continua a fornire poche informazioni alle autorità Ue.
Per aumentare la produzione del vaccino la società non esclude l’ampliamento del numero di stabilimenti in Europa – anche per l’infialamento – ma, visti gli alti requisiti necessari, è molto difficile. Dallo stabilimento ad Anagni, addetto all’infialamento delle dosi, le fiale non saranno distribuite direttamente in Italia ma saranno prima necessari altri passaggi di validazione in altri Paesi.
Nel resto del mondo Astrazeneca i vaccini lista facendo arrivare. A sorpresa il 19 gennaio l’India, che aveva prodotto 50 milioni di dosi del composto con il Serum Institute, ha diffuso un comunicato che annunciava l’inizio delle esportazioni dei vaccini: nella lista oltre i paesi come Bhutan, Maldive, Bangladesh, Nepal, Myanmar e Seychelles sono poi finiti Brasile e Sudadrica. Il governo brasiliano ha avviato trattative per l’acquisto di un nuovo lotto di vaccini, dopo aver ricevuto la scorsa settimana due milioni di dosi prodotti proprio nel Serum Institute pagandolo più del doppio di quanto lo ha pagato l’Unione europea. Il prezzo comunicato è di 5,25 dollari Usa a dose, lo stesso imposto al governo del Sudafrica. L’Unione europea ha invece negoziato un prezzo di 1,78 euro, pari a 2,16 dollari. Intanto il Sudafrica, che ha approvato il vaccino da pochi giorni, attende proprio dall’India il primo milione di dosi lunedì 1 febbraio.