Alexey Navalny resta in carcere. La ha stabilito il giudice del tribunale distrettuale di Mosca Musa Musayev, che ha rigettato la richiesta di annullare l’arresto di 30 giorni imposto al dissidente oppositore di Putin, che fino a meno di due settimane fa era in Germania, dove era stato ricoverato dopo un avvelenamento per il quale si sospettano gli 007 del Cremlino. Una volta rientrato in Russia, però, è stato subito arrestato perché il servizio penitenziario lo accusa di non essersi presentato dal giudice di sorveglianza a Mosca come previsto da una controversa sentenza del 2014 e ha chiesto di revocare all’oppositore la condizionale concessagli allora. Navalny rischia così tre anni e mezzo di reclusione.
Ma la sua battaglia, anche da dietro le sbarre, prosegue. In un breve intervento dal carcere della Matrosskaya Tishina in cui è detenuto, e da cui ha assistito all’udienza in collegamento video, l’oppositore di Putin si è rivolto ai manifestanti che sono scesi in piazza in tutta la Russia sabato scorso, invitandoli di nuovo a protestare domenica. Per Navalny loro sono dei “veri patrioti della Russia, la barriera che impedisce al Paese di scivolare nel degrado completo”.