Il 19 dicembre 2019 era sfuggito alla maxi-operazione “Rinascita-Scott” contro la cosca Mancuso e le altre famiglie di ‘ndrangheta di Vibo Valentia. Il 21 luglio scorso ha evitato anche l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti nell’ambito dell’operazione “Imponimento”. Dopo 13 mesi, è finita stanotte la latitanza di Domenico Cracolici, 39 anni e boss dell’omonima cosca che controlla il territorio di Maierato e Filogaso, nel vibonese. Coordinati dalla Direzione distrettuale di Catanzaro, i carabinieri della compagnia di Serra San Bruno, del Nucleo investigativo di Vibo e dello Squadrone Eliportato Cacciatori lo hanno catturato in un casolare isolato nelle campagne di Maida.
Domenico Cracolici era un latitante inserito nell’elenco dei 100 ricercati più pericolosi d’Italia. Le indagini, guidate dal procuratore Nicola Gratteri e dai suoi pm, hanno consentito di rintracciarlo e di individuare un’area all’interno della quale gli investigatori consideravano probabile la presenza di Cracolici, ritenuto il capo cosca che aveva la “responsabilità della gestione dei rapporti e degli equilibri con gli altri gruppi ‘ndranghetistici della zona”. Assieme al cugino, Francesco Cracolici, infatti, secondo i magistrati il latitante manteneva “i contatti con le altre componenti della ‘ndrangheta e con gli appartenenti alla propria famiglia”.
In sostanza, per gli inquirenti, il latitante arrestato stanotte e il cugino avevano preso il posto dei loro genitori, i boss Alfredo e Raffaele Cracolici, vittime nella faida contro i Bonavota. Tra il 2002 e il 2004, infatti, Domenico e Francesco Cracolici “organizzavano la reazione armata” contro la cosca avversaria con la quale poi sono stati ricomposti i rapporti. Del latitante, il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena ha detto che è un “soggetto impegnato in attività illecite, traffico di droga ed ha mantenuto legami con i criminali che erano legati al padre. Lui è da ritenere il referente del territorio di Maierato. I Cracolici sono storicamente legati ai Mancuso, soprattutto a Peppe ‘Mbroglia’ e mantengono rapporti di facciata con i Bonavota, che in realtà odiano perché gli hanno ucciso i genitori”.
Secondo la Dda, le ricerche del latitante sono state difficoltose a causa dell’estrema mobilità di Cracolici che, per tutto il 2020, è riuscito a muoversi su un territorio che conosceva bene, coprendo le proprie tracce e impegnando gli investigatori in un’estenuante caccia all’uomo. Negli ultimi mesi, però, c’è stata una svolta nelle indagini. Carabinieri e pool antimafia avevano individuato l’area in cui si muoveva e nelle ultime ore avevano trovato il nascondiglio dove Domenico Cracolici è stato sorpreso nel sonno, per poi essere accompagnato nel carcere di Vibo Valentia.