Nella già di per se complicatissima vicenda Autostrade si inserisce ora anche la Commissione europea e il primo passo lo fa in direzione di Aspi e dei Benetton. La Commissione Ue ha infatti scritto all’Italia per chiedere chiarimenti in merito alle “nuove misure legislative applicabili ai contratti di concessione autostradale“. Bruxelles si muove dopo che alcuni azionisti di minoranza di Atlantia hanno presentato un formale ricorso. Tra questi il fondo britannico Tci, che negli ultimi tempi ha molto rafforzato la sua partecipazione.

La lettera, anticipata dal Corriere della Sera, fa riferimento alle norme del Milleproroghe 2019 introdotte in relazione alla vertenza su Autostrade che però nella missiva non è mai citata esplicitamente. Bruxelles scrive di aver “ricevuto un numero considerevole di reclami e domande in merito a tali misure normative” e “alla luce delle preoccupazioni” sulla “compatibilità con il diritto dell’Ue”, formula quattro domande su cui chiede risposta entro 10 settimane.

Secondo i rilievi della Commissione le modifiche normative introdotte dal decreto “potrebbero costituire restrizioni alle libertà del mercato interno, in particolare la libertà di stabilimento e la libera circolazione dei capitali“. Bruxelles teme che venga messa a rischio la certezza del diritto e che vengano pregiudicati i diritti dei soci di minoranza. In particolare dopo “Il congelamento di fatto delle tariffe autostradali, , continua la missiva, e le norme che cambiano ex post il contratto fra Autostrade e il governo del 2007 e danno a quest’ultimo il potere di revocare la concessione versando un indennizzo minore o anche pari a zero, in caso di violazione degli obblighi della società del gruppo Atlantia”.

Il potere di revoca rafforzato rispetto ai controversi accordi del 2007, conta un motivo in più: è visto dagli investitori esteri come un mezzo di pressione su Atlantia perché ceda il controllo di Aspi a una cordata guidata da Cassa depositi e prestiti a condizioni di favore per il gruppo controllato dallo Stato”. Da queste premesse nascono le «domande» che Bruxelles manda a Roma. «Le modifiche normative in questione sembrano essere tali da incidere sulla posizione di coloro che hanno fatto affidamento sul precedente regime di concessione», si legge nella missiva. «In particolare, sulle disposizioni contrattuali potenzialmente più favorevoli in materia di indennizzi o estinzione anticipata». Bruxelles chiede «quali sono i motivi» del Milleproroghe e «in che modo si accerterebbe la violazione degli obblighi del concessionario». Ora toccherà al Governo replicare tenendo presente che l’effetto più concreto della lettera è quello di ribaltare sullo Stato l’onere della prova che giustifichi la condotta tenuta sinora a carico dello Stato, non una cosa da poco.

Intanto il dossier avanza faticosamente, di rinvio in rinvio. Entro il 31 gennaio dovrebbe arrivare la proposta vincolante di Cassa depositi e prestiti, Blackstone e Macquarie per l’88% di Autostrade. Ma è molto probabile che la scadenza venga spostata. L’ultima versione dell’offerta del consorzio Cdp-fondi presentata il 22 dicembre, conteneva un prezzo rivisto al ribasso (nella parte inferiore della forchetta 8,5-9,5 miliardi), garanzie al rialzo e formalizzava il nuovo schema con il controllo ‘italianò del veicolo che acquisterà Aspi (con Cdp Equity fino al 51%, affiancata da altri investitori istituzionali italiani).

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