Secondo l'accusa, Del Sette avrebbe informato nel maggio del 2016 Luigi Ferrara, all’epoca presidente della Centrale acquisti della pubblica amministrazione, dell’esistenza di un'inchiesta penale sul conto dell’imprenditore campano Alfredo Romeo, consigliandogli di essere cauto “nelle comunicazioni a mezzo telefono”
L’ex comandante dei carabinieri, Tullio Del Sette, è stato condannato a 10 mesi (con pena sospesa) nell’ambito del processo-stralcio della maxinchiesta sul caso Consip. Lo ha deciso l’ottava sezione collegiale del tribunale di Roma. Il generale, per il quale la Procura aveva sollecitato una condanna a 1 anno e due mesi, era accusato di rivelazione del segreto di ufficio e favoreggiamento. I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche. Secondo l’impianto accusatorio, Del Sette avrebbe informato nel maggio del 2016 Luigi Ferrara, all’epoca presidente della Centrale acquisti della pubblica amministrazione, dell’esistenza di un’inchiesta penale sul conto dell’imprenditore campano Alfredo Romeo, consigliandogli di essere cauto “nelle comunicazioni a mezzo telefono”.
Il caso Consip è esploso nel dicembre 2016 grazie agli scoop de Il Fatto Quotidiano. Tutto nasce dai pm di Napoli che indagano su un dirigente della Centrale acquisti della pubblica amministrazione accusato di aver favorito le società riconducibili all’imprenditore Alfredo Romeo in cambio di somme di denaro. Ma è solo il primo filone di un’inchiesta che arriva a toccare i massimi vertici della politica e delle istituzioni italiane, dall’ex ministro dello Sport Luca Lotti – per anni fedelissimo di Matteo Renzi – ai generali Saltalamacchia e Del Sette. Il nome dell’ex comandante generale dell’Arma, stando alle carte, viene fatto per la prima volta agli inquirenti da Luigi Marroni, all’epoca amministratore delegato di Consip. “È stato il presidente della Consip Luigi Ferrara a dirmi che lo aveva messo in guardia il comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette”. Ferrara ha poi dichiarato al Fatto che Del Sette gli disse “di stare attento agli incontri” che faceva “con gli imprenditori e in particolare con Alfredo Romeo, e io riferii la cosa all’amministratore delegato Marroni per consigliare anche a lui le migliori regole di ingaggio per gli imprenditori, ma non ricordo di aver parlato di Romeo”.
Una ricostruzione che il generale ha sempre negato. Durante le dichiarazioni spontanee rese nel processo ha confermato l’incontro con Ferrara, specificando però che fu lui a chiedergli “un consiglio sull’opportunità di incontrare l’imprenditore Alfredo Romeo. Io gli chiesi se si trattasse dell’imprenditore napoletano coinvolto in inchieste, gli sconsigliai vivamente di farlo“. Del Sette ha aggiunto di “non avere mai incontrato Romeo e non sapere se avesse in corso effettivamente attività investigative a suo carico. Sconoscevo di indagini in corso, ho detto quello che ho detto perché mi è stato chiesto un parere”. I giudici del tribunale di Roma, però, hanno deciso di condannarlo in primo grado a 10 mesi. Una sentenza con cui viene messa la prima pietra processuale sulla vicenda Consip. Il filone principale infatti, in cui sono imputati Emanuele Saltalamacchia, l’ex presidente di Publiacqua Firenze Filippo Vannoni, i carabinieri Giampaolo Scafarto e Alessandro Sessa (prosciolti dal gup ma poi rinviati a giudizio dopo l’impugnazione della procura, ndr) e l’imprenditore Carlo Russo, è ancora in fase dibattimentale. A processo per rivelazione di segreto d’ufficio c’è anche l’ex ministro Luca Lotti, mentre in un filone parallelo la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per Tiziano Renzi, Denis Verdini e altre 10 persone.