Giustizia & Impunità

Denis Verdini va ai domiciliari: concessi gli arresti casalinghi per l’emergenza coronavirus nel carcere di Rebibbia

La decisione di concedere i domiciliari all’ex leader di Ala è stata presa per motivi di salute a causa della grave situazione in cui versa il carcere di Rebibbia dopo il forte incremento dei casi di Covid-19 registrato nelle ultime settimane. Il provvedimento - secondo l'agenzia Adnkronos - è quindi temporaneo

Denis Verdini va ai domiciliari. Dopo poco meno di tre mesi di carcere, l’ex senatore di Forza Italia ottiene gli arresti casalinghi. Si trovava nel penitenziario di Rebibbia dallo scorso 3 novembre, quando era stato condannato in via definitiva per la bancarotta del Credito cooperativo fiorentino a sei anni e mezzo. Dopo la condanna si era costituito. Verdini ambiva a ottenere gli arresti casalinghi dal prossimo 8 maggio, quando avrebbe compiuto 70 anni. Li ha avuti con tre mesi di anticipo. Il giudice del Tribunale di sorveglianza di Roma, infatti, ha concesso i domiciliari all’ex senatore berlusconiano a seguito dell’emergenza sanitaria scoppiata al carcere di Rebibbia per un focolaio di coronavirus che ha portato in questi giorni a 90 contagiati tra i detenuti, di cui alcuni ricoverati all’ospedale. Il provvedimento è quindi temporaneo. Secondo l’agenzia Adnkronos rientro in cella sarebbe previsto per i primi di marzo.

Verdini – si legge nel decreto del tribunale di Sorveglianza – è “un soggetto particolarmente vulnerabile al contagio da Covid 19″ e “occorre tutelare in via provvisoria la sua salute“. Alla base della decisione, spiega il giudice, anche “il contesto di emergenza sanitaria e di concreto pericolo di diffusione della malattia virale in considerazione delle condizioni di salute di Verdini e della sua età di 69 anni che lo rendono soggetto particolarmente vulnerabile al contagio”. Nel provvedimento si spiega inoltre che “alla luce della emergenza epidemiologica Covid-19 attualmente in atto in alcuni reparti dell’Istituto di detenzione le condizioni di salute del detenuto, in particolare quelle cardio respiratorie croniche già compromesse, potrebbero essere poste a serio rischio di peggioramento dalla possibile diffusione del virus in ambito carcerario e comunque non adeguatamente gestite in ambito penitenziario, con l’ausilio di strutture esterne, in considerazione del significativo sovraccarico a livello nazionale dei presidi ospedalieri attualmente prevalentemente dedicati ad affrontare la pandemia”.

In carcere Verdini ha passato 80 giorni. A dicembre avevano fatto notizia le visite ricevute da decine di parlamentari, come aveva raccontato ilfattoquotidiano.it: Matteo Salvini, Matteo Renzi, Luca Lotti e tanti ex compagni di centrodestra. E poi il “re delle cliniche romane” Antonio Angelucci, Ignazio Larussa e Daniela Santanché, fino a Maurizio Lupi e Renata Polverini. E se il leader della Lega aveva buone ragioni di fare visita al “suocero” prima di Natale – Salvini è fidanzato con la figlia di Verdini, Francesca – così come gli amici di sempre nel segno della solidarietà, era un punto interrogativo il faccia a faccia con Matteo Renzi. Secondo quanto riferito da diverse fonti a ilfattoquotidiano.it, il leader d’Italia viva aveva varcato i cancelli del penitenziario romano proprio nei giorni in cui alzava la tensione sul governo di Giuseppe Conte, minacciando esplicitamente la caduta.

Una minaccia poi diventata realtà dopo le feste, con il ritiro delle ministre renziane dall’esecutivo. E che ha condotto il Paese in una crisi politica proprio nel mezzo della seconda ondata della pandemia, con un piano di vaccinazioni da portare avanti e il Recovery da approvare e inviare a Bruxelles. Un momento cruciale, con le consultazioni ancora in corso al Quirinale e Italia viva che vorrebbe intepretare il ruolo di ago della bilancia della crisi politica. È in questa situazione che Verdini, il mister Wolf della politica che ha accompagnato le ascese di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, torna a casa.