Dopo averli denigrati e considerati il diavolo per molto tempo, adesso l’editoria deve ringraziare gli e-book per i buoni risultati del 2020. Ebbene sì, nell’anno della pandemia l’Italia ha registrato una crescita dello 0,3% nelle vendite di libri cartacei a prezzo di copertina, toccando in giro d’affari di 1,43 miliardi. La crescita è ancora più marcata, pari al 2,4%, se si considerano gli e-book (cresciuti del 37% a 97 milioni) e gli audiolibri (+94%, 17,5 milioni). Grazie a questi incrementi, la lettura e l’ascolto digitale valgono oggi il 7,4% delle vendite del comparto varia, vale a dire narrativa e saggistica.

Se consideriamo il numero di copie, la crescita è ancora più significativa (+2,9%), in questo caso il +36,6% degli e-book ha abbondantemente compensato il leggero calo delle copie di libri (-0,8%). Nel complesso, gli italiani hanno acquistato 104,5 milioni di libri, al netto degli audiolibri per i quali è impossibile avere un valore “a copia”, perché in prevalenza vengono acquistati in abbonamento.

Il trend era emerso nelle varie rilevazioni di AIE e Nielsen lo scorso anno durante il primo lockdown di marzo ed è stato confermato anche nei mesi successivi.

Si tratta di una delle migliori performance a livello europeo, a cui ha contribuito anche la scelta del governo di considerare il libro un bene essenziale e tenere aperte le librerie durante i lockdown. I dati dell’analisi di mercato, realizzata dall’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori in collaborazione con Nielsen, sono stati presentati da Ricardo Franco Levi, presidente di AIE e vice presidente di FEP-Federazione degli editori europei, il 29 gennaio a Venezia alla giornata conclusiva del XXXVIII Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri.

Nel confronto con l’Europa, il numero positivo italiano (+0,3%), anche escludendo e-book e audiolibri, è superiore a quello di Francia e Germania, che calano rispettivamente del 2% e del 2,3% e poco inferiore a quello spagnolo (+1%), mentre il Portogallo ha registrato un crollo (-19%). Sul podio salgono Regno Unito (+5,5%), Olanda (+7%) e Finlandia (+2) che fanno decisamente meglio dell’Italia.

Però non ci possiamo lamentare perché per anni siamo stati il fanalino di coda, inoltre sappiano che questi Paesi hanno una tradizione di lettura superiore alla nostra, ma soprattutto hanno avuto un vero boom dell’e-commerce. Il risultato negativo del Portogallo non differisce da quello di altri paesi del Sud e Est Europa, dove le vendite online sono ancora poco sviluppate.

Rimane comunque preoccupante il calo delle vendite in libreria che accomuna tutti i paesi dell’Unione. Da sottolineare la particolare difficoltà delle librerie di catena, di quelle che si trovano nei centri turistici delle città d’arte, all’interno dei centri commerciali, stazioni ferroviarie e aeroporti. In Italia le librerie – e più in generale i canali fisici – cedono quote di mercato all’online che dal 27% del 2019 ha avuto incrementi fino al 43%. I canali fisici, però, hanno recuperato terreno nel corso dell’anno, in particolare a dicembre quando sono saliti al 57% rispetto al 52% di aprile, del resto andare in libreria per scegliere i libri da regalare a Natale è un’abitudine consolidata. Infine, emerge chiaramente la concentrazione di una larga fetta delle vendite nelle mani di un solo operatore: Amazon rimane la regina dell’online e degli e-book anche in auto pubblicazione.

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