Spagna in inatteso rialzo a +0,4%, Francia meglio del previsto ma comunque in calo (-1,3%), Germania sostanzialmente ferma (+0,1% dopo il boom dei tre mesi precedenti quando aveva registrato un +8,5%. Le prime stime sull’andamento del pil nel quarto trimestre 2020 sono in generale superiori alle previsioni ma confermano l’inevitabile rallentamento legato all’inizio della seconda ondata di Covid, che ha reso necessarie nuove restrizioni in tutti i Paesi. Il dato preliminare italiano, atteso martedì mattina, dovrebbe essere negativo ma secondo il ministro Roberto Gualtieri un calo fino al 4% non impatterà sull’andamento dell’anno nel suo complesso, per il quale si attende una contrazione intorno al 9%.
L’istituto di statistica tedesco Destatis rileva che il rallentamento di fine anno dipende soprattutto dai consumi privati, mentre le esportazioni e gli investimenti in costruzioni hanno consentito di reggere. In Spagna invece, stando ai dati preliminari dell’istituto Ine, il trimestre sarebbe andato meglio delle previsioni grazie a spesa delle famiglie e del settore pubblico. Nella lunga premessa però si avverte che “il volume di informazioni disponibili è stato minore rispetto ad altre occasioni” e questo “insieme alla difficoltà oggettiva delle misurazioni statistiche con un cambio di congiuntura come quello vissuto da marzo fa prevedere che le future revisioni dei risultati potranno essere di portata maggiore rispetto al solito”.
Sulla base dei dati trimestrali diffusi venerdì sono state aggiornate anche le stime preliminari sull’anno: la Spagna, dove le restrizioni sono decise dalle comunità autonome, chiuderebbe il 2020 con un calo dell’11%, il dato peggiore dalla Guerra civile. La Francia, che da fine ottobre ha introdotto confinamento e coprifuoco, si attesterebbe a –8,3%, molto meglio delle previsioni che erano di -11%. La Germania, che nell’ultimo trimestre ha retto nonostante il lockdown soft di novembre e le misure stringenti di Natale vedrebbe il pil corretto per gli effetti di calendario ridursi nel complesso del 5,3%.
Secondo le ultime stime della Bce, nel complesso l’Eurozona dovrebbe aver chiuso l’ultimo trimestre in calo del 2,2% e l’intero 2020 a -7,3%, comunque meglio della stima di settembre che era di -8%. Peggiorata in compenso la previsione per il 2021, che passa a +3,9% dal +5% precedente a fronte di un quarto trimestre “con una nuova, significativa contrazione”. L’Italia, che nel terzo trimestre ha messo a segno un +16% facendo meglio della media dell’area euro (in linea con la Spagna e lievemente sotto la performance francese), chiuderà con tutta probabilità gli ultimi tre mesi dell’anno in negativo e l’intero 2020 con una riduzione compresa tra 8,8% – stima di Goldman Sachs – e il -9,2% preventivato dal Fondo monetario internazionale.