di Raffaele Vairo
Matteo Renzi, grande amico dei Paesi arabi, propone un governo presieduto da Luigi Di Maio. Quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima.
Pur di raggiungere il suo scopo Matteo Renzi non esita ad assumere la parte del diavolo. Così Italia Viva avanza la proposta, anzi la butta là, di non porre veti su un nuovo governo diretto da Luigi Di Maio. Solo che il Di Maio, da buon napoletano, sa bene che le lusinghe, specialmente se provenienti da un narcisista collaudato, hanno uno scopo ben preciso, quello di farlo complice di una nefandezza. La cosa è così chiara che solo uno sciocco può cadere nel tranello.
La crisi non è nata per motivi nobili, come vorrebbero farci credere le destre italiane e i giornali ormai caduti nelle mani della grande industria, ma per controllare e dirigere la spartizione delle immense risorse messe a disposizione dell’Italia per tirarla fuori da una terribile crisi economica che rischia di trascinarci tutti in un baratro senza ritorno.
Matteo Renzi si è fatto portavoce degli industriali e dei grossi commercianti che a gran voce pretendono che siano destinati a loro i 209 miliardi di euro che Conte è riuscito a farsi assegnare dall’Europa. Si tratta, a mio avviso, di una forma diversa e più sofisticata della lotta di classe che in Italia ha assunto forme e contenuti diversi che nel resto dell’Europa.
Per rendersene conto basta seguire i numerosi talk show televisivi, dove sono presenti quasi sempre le stesse testate giornalistiche che si sono assunto il ruolo di rappresentare gli errori del governo, presunti o reali, per attestare la presunta e asserita inadeguatezza del Presidente Conte. Confermando la tesi della destra italiana e delle associazioni industriali e commerciali che insistono nel farci credere che la rinascita del Paese passi attraverso la grande imprenditoria italiana.
Soluzione eminentemente padronale! Ricordiamoci che la tesi renziana rivela una inspiegabile avversione ai sussidi destinati agli ultimi, a coloro che versano in estrema povertà, mentre lui, Renzi, va a farsi aiutare dai principi sauditi. I rapporti con i principi sauditi e gli utili che ottiene dovrebbero essere oggetto di seria riflessione. Soprattutto se si vanno a leggere le sue dichiarazioni alla commissione parlamentare di inchiesta sul caso Giulio Regeni, quando ha affermato che “la non collaborazione egiziana è un falso”.
Perché i giornaloni, pronti a sottolineare gli errori del governo, non ne parlano? Al lettore l’ardua sentenza!