"Ho parlato con il ministro Dario Franceschini e gli ho detto con chiarezza come la penso sulla questione dei figuranti: è abominevole - ha detto il maestro a Repubblica - Ho scambiato con Franceschini quattro chiacchiere..."
La “bomba Sanremo” scoppiata ieri porta con sé numerosi strascichi, in attesa che il Cts decida cosa fare con Festival: annullarlo o rinviarlo? Dopo che Amadeus ha risposto al ministro Franceschini facendo sapere che lui senza pubblico non farà il conduttore né il direttore artistico (così anche Fiorello), ecco che arrivano pareri e suggerimenti. Anche perché il pubblico, stando a quanto deciso da un protocollo Rai e nel rispetto di quanto scritto nel dpcm valido fino al 5 marzo, avrebbe dovuto essere (o sarà?) di figuranti. Già, perché considerando l’Ariston uno studio tv, il pubblico pagato e non pagante è ammesso, con regole precise di distanziamento. Ma il maestro Riccardo Muti non ci sta: “Ho parlato con il ministro Dario Franceschini e gli ho detto con chiarezza come la penso sulla questione dei figuranti: è abominevole – ha detto a Repubblica – Ho scambiato con Franceschini quattro chiacchiere, che si possono riassumere in tre punti fondamentali. Il primo è l’augurio che tutti noi possiamo uscire dalla pandemia, che il mondo della cultura possa ricominciare a fare le cose, che si possano aprire al più presto i teatri al pubblico. Con le cautele del caso, naturalmente. La legge – come è scritto nei tribunali – è uguale per tutti. E se si chiude, devono chiudere tutti”. Quanto alla “diatriba Sanremo, e l’idea di usare figuranti pagati come pubblico per l’Ariston il mio giudizio è uno: è semplicemente una cosa abominevole. E, tra l’altro, potrebbe rappresentare un precedente gravissimo“. Parole nette, forse fin troppo contando che a Sanremo i figuranti ci sono sempre stati: “Perché non dobbiamo avere un pubblico finto, non esiste – continua Muti – È un’idea raccapricciante, fa accapponare la pelle. È assurdo per gli interpreti e per il pubblico vero. Io spero che si possa aprire al più presto e che si possa tutti tornare in scena. Noi al Ravenna festival, che si svolgeva all’aperto, abbiamo avuto un pubblico a distanza. Nei teatri si può fare la stessa cosa: spettatori distanziati. Così diventano il posto più sicuro. La gente – l’ho detto al ministro – viene per vedere lo spettacolo, mica per parlare col vicino che è seduto accanto”.