Migliaia di sindaci di tutta Italia, da Nord a Sud e senza distinzione di colore politico, si stringono intorno alla prima cittadina di Torino Chiara Appendino dopo la condanna a un anno e sei mesi per i fatti di piazza San Carlo. “Non chiediamo immunità o impunità – si legge nell’appello promosso dall’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) – non dubitiamo del lavoro dei magistrati e rispettiamo il dolore dei parenti delle vittime. Ma domandiamo: possono i sindaci rispondere personalmente e penalmente di valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono condannati per aver fatto il loro lavoro?”. In poche ore il documento è stato sottoscritto da 1.192 amministratori provenienti da tutte le Regioni, dal presidente Anci e primo cittadino di Bari Antonio Decaro a Virginia Raggi a Roma, Beppe Sala a Milano, Dario Nardella a Firenze, Luigi Brugnaro a Venezia, Luigi De Magistris a Napoli.
“La condanna di Chiara Appendino pone ancora una volta il Paese di fronte a un problema enorme: in questo contesto di leggi e regolamenti diventerà sempre più difficile fare il mestiere di sindaco”, scrivono, auspicando che il Parlamento si decida ad intervenire per modificare il Tuel (Testo unico degli Enti Locali). La sindaca di Torino, la cui pena è stata sospesa dai giudici, era finita a processo per i disordini del 3 giugno 2017 durante la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, proiettata sul maxi schermo nella piazza del capoluogo piemontese. Alcuni rapinatori, che utilizzarono spray urticanti per mettere a segno i propri colpi, furono scambiati per terroristi dalla folla. Tra la gente si scatenò il panico: una situazione fuori controllo che causò il ferimento di oltre 1600 persone e il decesso di due donne, Erika Pioletti, morta in ospedale dopo una decina di giorni, e Marisa Amato, rimasta tetraplegica e deceduta nel 2019.
Per l’episodio sono stati condannati in primo grado, oltre ad Appendino, il suo ex capo di gabinetto, Paolo Giordana, l’allora questore Angelo Sanna, l’ex presidente di Turismo Torino, l’agenzia che prese in carico la creazione dell’evento, Maurizio Montagnese, ed Enrico Bertoletti, professionista che si occupò di parte della progettazione. Nel suo appello l’Anci non chiede l’immunità per i sindaci, ma di rivedere le norme affinché siano eque e rispettose delle differenze tra il livello gestionale e quello dell’indirizzo politico anche sul piano delle responsabilità penali“. “Noi dobbiamo vivere quotidianamente, soprattutto in questo particolare momento, nella trincea delle azioni orientate alla crescita sociale ed economica delle comunità e non possiamo rimanere immobilizzati dalla paura di apporre una firma o autorizzare una procedura“, si legge. “Chiara Appendino, alla quale va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, è stata condannata per una vicenda che chiama in causa tutti noi nell’esercizio quotidiano del nostro lavoro. Oltre al dolore che si prova per queste tragedie che segnano non solo le famiglie delle vittime ma l’intera comunità cittadina un sindaco deve anche rispondere penalmente per valutazioni che certamente non possono essere ascritte alla sua responsabilità“.
Tra i firmatari, oltre ai primi cittadini delle grandi città, ci sono anche i sindaci di tutti i capoluoghi, da Monza (Dario Allevi) a Novara (Alessandro Canelli) da Prato (Matteo Biffoni) a Messina (Cateno De Luca), a Lecce (Carlo Salvemini). Tantissime le firme di sindaci di Comuni piccoli e piccolissimi, piemontesi e sardi, abruzzesi e veneti, siciliani e lombardi. Tra loro anche il sindaco di Chiuduno e responsabile degli enti locali della Lega, Stefano Locatelli, e il sindaco di Valdengo e vicepresidente vicario dell’Anci, Roberto Pella.