“Maggiore è la notorietà di un soggetto e la sua volontaria esposizione mediatica, maggiore è anche la soglia di tolleranza della critica. Ciò vale per i politici ma vale sicuramente per tutti i personaggi istituzionali, quale può essere il Direttore dell’Unità Operativa Clinica Malattie Infettive presso l’Ospedale Policlinico San Martino, soprattutto in questo momento storico ed in ragione della scelta di rilasciare interviste ai mass-media”. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari di Genova, Angela Maria Nutini, archiviando il procedimento per diffamazione nato dalla querela di Matteo Bassetti – primario infettivologo del più grande ospedale ligure – contro Gianni Pastorino e Monica Di Carlo, rispettivamente consigliere regionale della lista progressista Linea Condivisa e direttrice del sito di informazione locale Genovaquotidiana.com. La scorsa primavera, Bassetti si era rivolto alla procura ritenendosi offeso dalle prese di posizione di entrambi su un episodio che aveva fatto discutere: la “sponsorizzazione” offerta dal medico alla procedura di sanificazione in uso nell’hotel della moglie, convertito in residenza Covid durante la prima ondata. “Certificato rilasciato in base alle direttive del prof. Bassetti”, si leggeva sui cartelli affissi nella struttura, con fotografia annessa.
“Ho la mia popolarità e ne faccio quello che voglio. Lo fanno i calciatori con le pizzerie, lo posso fare io che sono professore universitario”, si era giustificato il primario con l’edizione locale di Repubblica. Tanto che negli stessi giorni posava come testimonial di un noto negozio di abbigliamento del centro, indossando camice e cravatta griffati. Circostanze a cui la giornalista Di Carlo dedicava un articolo critico, riportando la testimonianza di alcuni studenti di Medicina: “Ha fatto saltare un esame programmato dicendo prima che lo avrebbe recuperato, poi invece che l’appello è proprio saltato e se ne riparla a giugno perché è troppo impegnato, però è ogni giorno in TV e ora si scopre testimonial. Noi studenti siamo tutti incazzati”, si lamentavano. Mentre il consigliere Pastorino, vicepresidente della commissione regionale Sanità, scriveva una lettera istituzionale all’allora rettore dell’Università di Genova Paolo Comanducci, chiedendo di “procedere con un richiamo formale nei confronti dell’interessato, per impedire il reiterarsi di comportamenti lesivi sia del ruolo da egli ricoperto sia della funzione culturale e didattica” dell’ateneo.
Iniziative che Bassetti, attraverso il suo legale, descriveva come “denigratorie e offensive”, tanto da sporgere querela contro il politico e la giornalista. Posizione ritenuta infondata già dal pm titolare del procedimento, che aveva chiesto l’archiviazione delle accuse, contro cui il medico ha presentato opposizione. Ma, anche secondo il gip, sia l’articolo che la missiva rientrano pienamente nei confini del diritto di critica, perché “non è contestato che l’opponente abbia volutamente sfruttato la propria immagine anche a fini commerciali affermando di non ritenere inopportuna tale condotta”. Per quanto riguarda la lettera, “non vi è alcun attacco alla persona dell’opponente ma esclusivamente la critica nei confronti di tale approccio da parte di un pubblico dipendente”, mentre, in relazione all’articolo, “non è contestata la veridicità dell’avvenuta sottoscrizione da parte dei familiari dell’opponente di un contratto con la Protezione Civile per la collocazione dei pazienti Covid, così come della soppressione della sessione di esami universitari del marzo 2020 e dell’utilizzo della propria immagine associata a prodotti commerciali. Neppure si nega la veridicità delle riflessioni dell’epidemiologo nella fase iniziale della pandemia, giudicate criticamente dalla giornalista impropriamente rassicuranti”. È valutato “indubbio”, inoltre, “il pubblico interesse delle notizie pubblicate”.
“Matteo Bassetti ha volutamente sfruttato la propria immagine a fini commerciali, e questo è quanto riportato testualmente anche nella sentenza. Ed è proprio su questa condotta, che personalmente non ritengo appropriata per un pubblico dipendente, che ho lecitamente chiesto chiarimenti ed altrettanto lecitamente ne ho dato comunicazione ai cittadini e alle cittadine in totale trasparenza”, fa sapere il consigliere Pastorino. “Una sentenza importante per ribadire ancora una volta che la stampa svolge un compito essenziale nella nostra democrazia, nell’informare correttamente la cittadinanza e vigilare sul corretto operato di chi governa o svolge un ruolo pubblico”.