A che punto siamo quando mancherebbe poco più di un mese all'inizio della kermesse, se venisse confermata? "Il Cts sta istruendo la pratica. Vediamo i protocolli poi ci esprimeremo, non voglio anticipare", dice Brusaferro. La decisione verrà presa verosimilmente la prossima settimana e al momento le strade sono tre...
Manca poco. Se le date dovessero essere confermate, mancherebbe un mese e poco più all’inizio del Festival di Sanremo. E no, non sono solo canzonette. Il giro di soldi legato alla kermesse è notevole e per gli artisti (quindi le discografiche e tutto quello che ‘gira intorno alla musica‘) resta, a oggi, unica possibilità di esibizione. Secondo il parere di molti, sarebbe anche un ‘segnale’ per ripartire, per dare una spinta al settore dello spettacolo, così martoriato dalla pandemia. “Non vogliamo opporre Beethoven, Mozart o Monteverdi a Sanremo. Sarebbe sciocco. Solo ricordarle che liquidare un settore oggi in gravissima difficoltà come un gruppo di protesta ‘sovvenzionata’ (per sua informazione la Società del Quartetto riceve sovvenzioni statali per un decimo del proprio bilancio) è parziale e dà un’idea distorta della questione: la cultura non sopravvive senza sovvenzioni, teatri, musei, sale da concerti non potrebbero vivere senza aiuti pubblici come in qualsiasi Paese al mondo, anche in quelli nei quali la consuetudine a donare alla cultura è più facilitata da leggi più antiche”: così la presidente della Società del Quartetto di Milano, Ilaria Borletti Buitoni, in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera nella quale ha risposto ad Aldo Grasso.
Il critico ha parlato di “scontro tra culture”. Come da tweet del ministro Franceschini che ha dato vita alla bagarre: “Il Teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Robero Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile“. Il nodo è la presenza di un pubblico di figuranti: Amadeus dice che se non lo avrà, addio conduzione e così dice Fiorello, perché l’Ariston verrà trattato come studio televisivo e non come teatro e valgono quindi le direttive contenute nel dpcm, con pubblico in studio previsto secondo regole precise. E il Cts? Perché solo da lì possono arrivare le risposte cercate: come detto da Brusaferro alla fine della conferenza stampa del 29 gennaio “il Cts sta istruendo la pratica. Vediamo i protocolli poi ci esprimeremo, non voglio anticipare“. La decisione verrà presa verosimilmente la prossima settimana e al momento le strade sono tre: si fa (e se si fa, sarà con il pubblico (di figuranti), altrimenti Amadeus e Fiorello si sfilano), si rimanda oppure si annulla, definitivamente. Il dibattito è incessante, i pareri decine: da quello di Linus o Alessandro Gassmann fino alle ipotesi di Valeria Marini. E non manca il mondo della politica. Ma i virologi e gli infettivologi? “Per il Festival di Sanremo ho una proposta: perché non mettere nel teatro Ariston solo le persone vaccinate? Al due di marzo avremo un milione e mezzo di sanitari vaccinati, li premiamo per quello che hanno fatto nel 2020, ne prendiamo 2/300 e mandiamo dentro chi è già vaccinato”. È così che Matteo Bassetti ha parlato della kermesse e di come potrebbe essere fatta a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio 1. “Una volta che sarà chiaro il pronunciamento del Cts sul protocollo sanitario e sulla possibilità di tenere il festival – ha detto all’Adnkronos il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri – ci sarà un confronto sul resto della città. Si potranno creare, d’accordo con Prefetto e Questore, zone con ingressi monitorati”. Già, perché il punto non è solo l’Ariston ma anche la città e l’afflusso, pur limitato che sia, di persone da fuori. Intanto Amadeus non molla sul pubblico di figuranti e cita Aristotele per rispondere a Franceschini. Non resta che aspettare il Cts ma la questione torna ai soldi: nel caso in cui il Cts esprimesse definitive perplessità sullo svolgimento del festival nella prima settimana di marzo, la soluzione meno dolorosa per la Rai sarebbe quella di proporre uno slittamento di Sanremo 2021 a dalle date compatibili comunque con il periodo di garanzia pubblicitaria, quindi entro metà maggio. Altrimenti diventa tutto più difficile, e questa edizione potrebbe saltare non più e non solo per ragioni (sacrosante) di sicurezza.