La seconda ondata, per ora, è costata all’Italia 50mila morti per Covid-19, volendo fare una proporzione: il 43% in più della prima. Il 31% dei decessi si è verificato in Lombardia. Solo l’1,1% dei deceduti aveva meno di 50 anni, l’età media 81. E due vittime su tre presentavano prima del contagio 3 o più patologie pregresse. Sono alcuni dei dati che emergono dal report Iss pubblicato oggi, dal titolo ‘Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italià’. L’Istituto analizza le caratteristiche di 85.418 persone che hanno perso la battaglia contro il Covid, secondo le tre fasi che hanno caratterizzato la pandemia dall’inizio al 27 gennaio 2021: la prima ondata (marzo-maggio 2020), la fase di bassa incidenza (giugno-settembre 2020 ), e la seconda ondata (ottobre 2020-gennaio 2021), quest’ultima ancora in corso. Proprio qui sono emergono 49.274 decessi rilevati, mentre nella prima fase i morti furono 34.278.

Lombardia più colpita, età media 81 anni
Si conferma il dato che vede la Lombardia in cima alla triste classifica. In totale ha registrato 26.674 vittime, il 31% del totale. Molto staccate Emilia Romagna (10,9%) e Veneto, che ha fatto registrare 8.721 vittime, il 10,2% dei numeri complessivi. Al 27 gennaio 2021, secondo l’Iss sono 941, dei 85.418 totali (1,1%), i pazienti deceduti positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 234 di questi avevano meno di 40 anni (138 uomini e 96 donne con età compresa tra 0 e 39 anni). Di 52 pazienti di età inferiore a 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri, 147 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 35 non avevano diagnosticate patologie di rilievo. L’età media dei pazienti positivi a SARS-CoV-2 è 81 anni. Le donne decedute sono 37.295 (43,7%), mentre l’età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (pazienti deceduti 83 anni – pazienti con infezione 48 anni).

Il 66,3% presentava tre o più patologie
Il report indica che complessivamente 196 pazienti (3,1% del campione) presentavano 0 patologie, 772 (12,1%) presentavano 1 patologia, 1185 (18,6%) presentavano 2 patologie e 4.228 (66,3%) presentavano 3 o più patologie. Si tratta di un dato ottenuto da 6381 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente riportata nel campione, seguita da danno renale acuto (24,4%), sovrainfezione (19,6%) e danno miocardico acuto (10,8%). La terapia antibiotica è stata invece comunemente utilizzata nel corso del ricovero (85,9% dei casi), meno utilizzata quella steroidea (53,3%), più raramente la terapia antivirale (46,4%). Il comune utilizzo di terapia antibiotica può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di SARS-CoV-2.

Le terapie: l’85,9% dei casi trattati con terapia antibiotica
La terapia antibiotica è stata comunemente utilizzata nel corso del ricovero (85,9% dei casi), meno utilizzata quella steroidea (53,3%), più raramente la terapia antivirale (46,4%). Il comune utilizzo di terapia antibiotica, rileva l’Iss, può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di SARS-CoV-2. In 1444 casi (23,1%) sono state utilizzate tutte 3 le terapie. Al 4,0% dei pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi è stato somministrato Tocilizumab come terapia.

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