Aveva promesso il pugno duro e fin dalle prime manifestazioni nell’est del Paese è intervenuta: nel corso della giornata la polizia russa ha già arrestato, nelle città spalmate sugli 11 fusi orari del Paese, più di 5mila attivisti, dalla capitale Mosca fino a Krasnoyarsk, Vladivostok, Novosibirsk e San Pietroburgo. Sono scesi in piazza dall’estremo est del Paese, a meno venti gradi, fino alla capitale Mosca. Avanzano gridando “Libertà”, “Putin è un ladro” e “la Russia sarà libera”. Protestano di nuovo, come nel fine settimana scorso, per chiedere la liberazione dell’oppositore Alexei Navalny, in carcere dal suo ritorno in patria lo scorso 17 gennaio dalla Germania, dove era stato ricoverato in seguito a un tentativo di avvelenamento con l’agente nervino Novichok, del quale Navalny accusa direttamente i vertici del potere russo. È finita in manette anche la moglie, Yulia Navalnaya, mentre andava assieme a un gruppo di manifestanti verso il carcere di Matrosskaya Tishina della capitale, dove è rinchiuso il marito. La donna è stata rilasciata solo in serata.
Le ragioni della protesta – Ad accendere i manifestanti, oltre all’obiettivo di chiedere la liberazione dell’oppositore numero uno del Cremlino, è anche la video-inchiesta della Fondazione Anticorruzione di Navalny diventata subito virale. Mostra una villa da sogno sul Mar Nero con vigneti, casinò e lussi di ogni tipo. Secondo l’indagine, la magione sarebbe stata finanziata con fondi illegali per oltre un miliardo di euro e apparterrebbe a Putin, che però nega. Un oligarca vicinissimo al presidente russo, Arkadi Rotenberg, ha dichiarato di essere il proprietario del palazzo e che vi sta realizzando un hotel che aprirà “tra due o tre anni”. Per smentire gli sfarzi denunciati da Navalny, la tv di Stato russa ieri ha trasmesso delle immagini che mostrano dei lavori in corso nella villa, ma secondo Navalny e alleati si tratta di una ristrutturazione dovuta a problemi tecnici e Putin possiederebbe la tenuta attraverso dei prestanome.
Lo scontro con gli Stati Uniti – Da Washington interviene in difesa dei manifestanti il segretario di Stato Usa Antony Blinken, che con un tweet rinnova “la richiesta alla Russia di liberare coloro che sono stati detenuti per avere esercitato i loro diritti umani, compreso Alexei Navalny“. E aggiunge che “gli Stati Uniti condannano l’uso persistente di tattiche dure contro manifestanti pacifici e giornalisti da parte della autorità russe per la seconda settimana di seguito”. Ma l’intervento della nuova amministrazione fa infuriare il Cremlino, che parla di “grossolane interferenze negli affari interni della Russia” che, dichiara il ministero degli Esteri russo, “sono un fatto dimostrato, così come la promozione di fake news e di appelli ad azioni non autorizzate su piattaforme internet controllate da Washington”. Il ministero russo aggiunge poi che “il sostegno a una violazione della legge da parte del segretario di Stato Usa Blinken è un’altra conferma del ruolo svolto da Washington dietro le quinte”.
La reazione dell’Ue – Anche l’Unione europea non è rimasta silente di fronte agli scontri in Russia. “Condanno gli arresti di massa e l’uso sproporzionato della forza contro manifestanti e giornalisti in Russia. Le persone devono poter esercitare il loro diritto di manifestare senza timore di repressione. La Russia deve rispettare i suoi impegni internazionali”, scrive l’Alto Rappresentante Ue Josep Borrell. Appello a cui si accoda la Farnesina: “Le brutali repressioni e le migliaia di arresti di manifestanti pacifici anche questo fine settimana a Mosca non possono che continuare a suscitare emozioni e sentimenti di ferma condanna“, riferiscono fonti del ministero degli Esteri italiano. “Chiediamo il rilascio di coloro che sono stati arrestati soltanto per avere fatto sentire pacificamente la propria voce e manifestato le proprie idee senza violenza”.
Le proteste da Mosca a Vladivostok – Solo nel porto dell’estremo oriente di Vladivostok, più di 100 persone sono state fermate dopo che i manifestanti hanno ballato sul ghiaccio e si sono radunati nel centro della città. A Novosibirsk, in Siberia, almeno 2mila manifestanti si sono radunati nel centro cittadino a meno 20 gradi. Sempre in Siberia, ad Omsk, un migliaio di persone ha dato vita ad un’altra manifestazione, mentre circa 7mila persone hanno partecipato alla marcia organizzata a Yekaterinburg, nella regione degli Urali. Nel centro di Mosca la polizia è dispiegata in forze e alcune stazioni della metropolitana sono state chiuse mentre gli agenti procedevano a numerosi fermi. L’Ansa riferisce di avere visto la polizia in assetto antisommossa trascinare via un giovane che stringeva in mano una bandiera russa nei pressi della stazione della metropolitana Cistie Prudì, ma secondo l’ong Ovd-Info le persone fermate a Mosca sono già un centinaio. Gli agenti hanno transennato molte vie del centro della capitale russa. In Piazza Sennaya, a San Pietroburgo, “la polizia ferma brutalmente i giornalisti” nonostante indossino gilet gialli con su scritto “Stampa” e mostrino i tesserini, scrive la testata online Meduza, secondo cui uno dei fermati è il fotoreporter Georghi Markov, che stava scattando foto per il sito Znak.com. Arrestato anche il noto rapper Oxxxymiron (Miron Fedorov).