Quando mancano pochi giorni ormai all’anniversario dell’arresto di Patrick Zaki, si è tenuta oggi l’udienza per la sua scarcerazione. Nessuna decisione, ancora, da parte dei giudici del Cairo che devono decidere se liberarlo o, come avvenuto in tutte le precedenti occasioni, rinnovare la detenzione preventiva per altri 45 giorni. Come ha spiegato il legale del ragazzo, Hoda Nasrallah, l’esito si saprà solo domani, anche se il quotidiano online Al-Shorouk sostiene che il rinnovo sia già stato deciso. Lo sostiene anche una fonte giudiziaria egiziana sentita dall’Ansa affermando che “la Procura generale ha confermato la propria volontà di applicare le disposizioni di legge e della Costituzione che la autorizzano a tenere l’accusato in custodia cautelare”. Questo perché “i motivi della sua incarcerazione permangono sempre” e “le indagini proseguono ancora”. Intanto, dal ministero degli Esteri italiano si assicura che il caso di Zaki è “l’unico che viene costantemente monitorato da un gruppo di Paesi stranieri grazie all’iniziativa italiana”, visto che anche oggi erano presenti diplomatici di Italia, Stati Uniti e Danimarca.
Lo studente egiziano dell’università di Bologna è stato arrestato il 7 febbraio 2020 all’aeroporto della capitale egiziana con l’accusa, tra le altre, di propaganda terroristica su Facebook. Da quel giorno è rinchiuso nella Sezione Scorpion II del carcere di Tora, riservata ai prigionieri di coscienza. “Come ogni volta”, ha detto Nasrallah, l’avvocato domani si recherà in Procura per apprendere la decisione del giudice.
“Grazie all’iniziativa italiana”, sottolinea la Farnesina, il caso giudiziario di Patrick Zaki è al momento “l’unico che viene costantemente monitorato da un gruppo di Paesi stranieri grazie all’iniziativa italiana”: “Negli ultimi giorni il ministero degli Esteri, attraverso la sua Ambasciata al Cairo, ha continuato a sensibilizzare le Autorità locali sul caso in questione, al fine di favorire la pronta scarcerazione del giovane studente”. La presenza di diplomatici è ormai una consuetudine e avviene nell’ambito di un programma di monitoraggio processuale dell’Ue.
“La speranza dell’avvocata di Patrick è anche la nostra, speriamo davvero che quasi 12 mesi di detenzione arbitraria e immotivata possano essere sufficienti per la giustizia egiziana, che le pretestuose accuse nei confronti di Patrick siano ritirate e che lui possa tornare al più presto libero”, ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia.