Cronaca

Covid, l’allerta sulle varianti: “Sequenziare e tracciare anche i contatti a basso rischio. Non interrompere quarantena al decimo giorno”

La circolare del ministero della Salute prevede anche che la ricerca retrospettiva dei contatti, vale a dire oltre le 48 ore e fino a 14 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi del caso, o di esecuzione del tampone se il caso è asintomatico: ciò per identificare la possibile fonte di infezione ed estendere ulteriormente il contact tracing

La lotta per arginare la pandemia passa, soprattutto in questo momento, dal sequenziamento di eventuali nuovi varianti e dal tracciamento dei contatti delle persone infettate da quella inglese, brasiliana e sudafricana. La nuova circolare del ministero della Salute con l’aggiornamento sulla diffusione a livello globale delle nuove varianti di Sars Cov prevede che l’isolamento virale delle varianti “deve essere effettuato nei laboratori P3 (livello di biosicurezza 3) per prevenire la diffusione accidentale di una variante attraverso l’esposizione in laboratorio” ed i laboratori devono aumentare la capacità di sequenziamento “sfruttando tutta la capacità di sequenziamento possibile da laboratori clinici, diagnostici, accademici e commerciali”.

Nella circolare si sottolinea l’importanza di dare priorità alla ricerca e alla gestione dei contatti di casi sospetti/confermati da variante e identificare tempestivamente sia i contatti ad alto rischio (contatti stretti) che quelli a basso rischio. Si indica inoltre di eseguire un test molecolare ai contatti (ad alto e basso rischio) il prima possibile dopo l’identificazione e al 14° giorno di quarantena, per un ulteriore rintraccio di contatti, “considerando la maggiore trasmissibilità delle varianti”, e di “non interrompere la quarantena al decimo giorno”. La ricerca retrospettiva dei contatti, vale a dire oltre le 48 ore e fino a 14 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi del caso, o di esecuzione del tampone se il caso è asintomatico: ciò per identificare la possibile fonte di infezione ed estendere ulteriormente il contact tracing.

Va inoltre comunicato ai contatti l’importanza, nella settimana successiva al termine della quarantena, di osservare rigorosamente le misure di distanziamento fisico, di indossare la mascherina e in caso di comparsa di sintomi isolarsi e contattare immediatamente il medico. Se un contatto di caso Covid 19 con infezione da variante sospetta/confermata risulta sintomatico al momento dell’identificazione o se sviluppa sintomi durante il follow-up, il contatto deve eseguire tempestivamente un test molecolare e devono iniziare immediatamente le attività di contact tracing anche prima della conferma del risultato. La circolare invita inoltre a comunicare ai contatti stretti ed ai loro conviventi l’importanza di un “corretto svolgimento della quarantena sottolineando la maggiore trasmissibilità delle varianti e l’importanza di questa misura nel limitarne la diffusione, e per i conviventi, l’importanza di rispettare rigorosamente e costantemente le misure di distanziamento fisico, di indossare la mascherina e in caso di comparsa di sintomi isolarsi contattando immediatamente il medico”. Va infine comunicato ai contatti in attesa dell’esito del tampone, di “informare tempestivamente, a loro volta, i loro contatti stretti e di raccomandare loro il rispetto rigoroso delle misure precauzionali (distanziamento fisico e utilizzo mascherine).

Nella circolare, a firma del direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, si sottolinea che “la preparazione dei laboratori è una priorità: i laboratori devono garantire la disponibilità di risorse umane e materiali per gestire il numero crescente di richieste di rilevamento e caratterizzazione di campioni Sars Cov 2 e aumentare la capacità di sequenziamento sfruttando tutta la capacità di sequenziamento possibile”. Si chiarisce inoltre che la selezione dei campioni per “un’efficace sorveglianza genomica deve essere rappresentativa della popolazione (provenienza geografica e distribuzione per età)”. E se le capacità sono limitate, è “necessario indirizzare lo sforzo verso situazioni in cui c’è il sospetto di una variante ad elevata trasmissibilità, o che determini maggiore gravità”.

L’Oms, intanto specifica la circolare, “sottolinea l’importanza, per chiunque, compresi coloro che hanno avuto l’infezione o che sono stati vaccinati, di aderire rigorosamente alle misure di controllo sanitarie e socio-comportamentali”. Inoltre il Centro europeo controllo malattie (Ecdc) ritiene “molto alta” la probabilità di introduzione e diffusione in comunità nei paesi Ue delle varianti e in particolare di quella inglese e l’impatto dell’introduzione in comunità delle varianti in Ue è ritenuto “alto”. Basti pensare che quest’ultima, ormai diffusa in 70 paesi, è all’origine della “metà dei nuovi casi” emersi in Olanda fino allo scorso 26 gennaio. Intanto la variante cosiddetta sudafricana (501Y.V2), identificata per la prima volta in Sudafrica nel dicembre 2020, alla data del 25 gennaio 2021 è stata rilevata in 31 paesi. In Sudafrica, si legge nella circolare, i casi settimanali sono aumentati dai primi di novembre, e hanno raggiunto un picco ai primi di gennaio. Nelle ultime due settimane il trend è decrescente. Al momento, “non si conosce l’impatto di questa variante sull’efficacia dei test diagnostici” e dati preliminari indicano che anche questa variante “possa essere caratterizzata da maggiore trasmissibilità, mentre al momento non è chiaro se provochi differenze nella gravità della malattia”. Sono inoltre in corso studi sulla maggiore frequenza di reinfezioni, in quanto la variante 501Y.V2 potrebbe sfuggire alla risposta anticorpale neutralizzante provocata da una precedente infezione naturale.

Per quanto riguarda la variante brasiliana (definita P.1), per la prima volta segnalata dal Giappone il 10/01/2021 in 4 viaggiatori in arrivo dal Brasile e successivamente identificata anche in Corea del Sud in viaggiatori provenienti dal Brasile, alla data del 25 gennaio 2021 la è stata segnalata in 8 paesi, compresa l’Italia. Al momento, si legge, “non sono disponibili evidenze sulla gravità della malattia, sulla frequenza delle reinfezioni e sull’efficacia del vaccino”. In Brasile, si spiega, il numero di nuovi casi settimanali nelle ultime due settimane è riportato a livelli più elevati rispetto a quello da settembre a novembre 2020, e dall’inizio di novembre sono aumentati i decessi. La variante brasiliana – per cui il governo italiano ha deciso di prorogare il blocco dei voli – non è strettamente correlata alle varianti inglese e sudafricana e ha 11 mutazioni della proteina spike. Non è stato riportato, precisa inoltre la circolare, alcun effetto della variante sui test diagnostici e indagini preliminari condotte a Manaus, nello Stato di Amazonas, riportano un aumento della percentuale di casi identificati come variante P.1, dal 52,2% (35/67) nel dicembre 2020 all’85,4% (41/48) nel gennaio 2021, “evidenziando la trasmissione locale in corso e suggerendo una potenziale maggiore trasmissibilità o propensione alla reinfezione”.