Cresce il fatturato di prodotti a base di vitamine e oligoelementi. Segno della ricerca di un rimedio facile e adatto a ogni problema. Ma il risultato, spesso, non è quello sperato
Chi produce e vende integratori, soprattutto vitaminici, ma non solo, fa affari d’oro. Lo ha segnalato lo scorso ottobre un comunicato di Integratori Italia, associazione che in Confindustria rappresenta il settore. Si tratta di prodotti commercializzati attraverso diversi canali distributivi, i più importanti sono le farmacie, le parafarmacie e la grande distribuzione. Un primo dato è che nel 2020 rispetto all’anno precedente questo settore ha generato, solo in farmacia, un fatturato complessivo di 2,7 miliardi di euro. In particolare, nel 2020 la vendita di vitamine nelle farmacie è aumentata del 30%, mentre nelle parafarmacie gli integratori per il rafforzamento del sistema immunitario e per aiutare il riposo notturno sono cresciuti rispettivamente del 30,2% e del 21,2%. Non resta indietro la grande distribuzione, che ha venduto il 5,7% in più di multivitaminici. Infine, secondo Qvia (una società leader mondiale nell’elaborazione e analisi dei dati in ambito sanitario) il mercato italiano del commercio elettronico (e-commerce) di farmaci e integratori per il 2020 ha fatturato circa 315 milioni di euro.
È evidente che gli italiani, sicuramente anche sollecitati dalla pandemia virale che stiamo vivendo, cercano di risolvere autonomamente problemi (primo fra tutti come far funzionare al meglio il sistema immunitario) che si pensa possano avere soluzioni sbrigative: qualche capsula, uno sciroppo, delle bustine (magari al gusto d’arancia…). Problemi che invece necessitano di soluzioni complesse, anche se non complicate.
Alcuni nutrienti sostengono l’immunità – La scienza afferma con decisione che un corretto apporto nutrizionale è necessario per sostenere nel migliore dei modi la funzionalità e l’efficienza dell’organismo, e in particolare del sistema immunitario. Un gruppo di ricercatori di università inglesi, statunitensi, olandesi e della Nuova Zelanda ha pubblicato recentemente sulla rivista Nutrients uno studio sul ruolo di alcuni nutrienti a supporto della funzione immunitaria. I ricercatori affermano che diverse sostanze presenti negli alimenti svolgono ruoli importanti e tra loro complementari nel sostenere i processi immunitari. In particolare, viene sottolineato il ruolo positivo di alcune vitamine (A, B6, B12, C, D, E, acido folico), di certi oligoelementi (zinco, ferro, selenio, magnesio, rame) e degli acidi grassi omega-3. Un livello inadeguato di assunzione di questi nutrienti è molto diffuso, dicono gli scienziati, e porta a una riduzione della resistenza alle infezioni.
Per esempio, un’integrazione con supplementi specifici è sicuramente necessaria nei casi di grave carenza. Quando invece è effettuata da persone sostanzialmente sane, dunque a scopo preventivo, i vantaggi osservati possono essere dovuti non tanto all’assunzione dell’integratore ma alla migliore qualità della dieta e dello stile di vita, che spesso caratterizza coloro che prendono integratori. Una dieta di qualità (vedi box), tra l’altro, contiene non solo i pochi nutrienti presenti nei prodotti in commercio, ma anche numerosissimi altri elementi protettivi che in sinergia tra loro fanno sì che, per esempio, un frutto fresco sia molto di più di un ottimo contenitore di vitamina C. O che un cucchiaio di semi oleosi contenga molto più di una buona quantità di magnesio, di calcio e di acidi grassi essenziali.
Insomma, i dati attualmente a nostra disposizione non sono conclusivi e il dubbio è che molte persone che consumano integratori stiano meglio di chi non li assume non grazie alle pillole o alle capsule, ma soprattutto perché mangiano in modo equilibrato alimenti di buona qualità, si muovono con regolarità, dormono a sufficienza, non fumano, non abusano di bevande alcoliche, ecc. Ne sono convinti gli autori di uno studio (British Medical Journal, giugno 2020) effettuato proprio per valutare gli effetti sulla salute dell’integrazione della dieta con vitamine e minerali.
Attenzione agli eccessi – Senza contare che il fai da te in questo campo potrebbe anche esporre a qualche rischio. Afferma infatti l’Istituto superiore di sanità (Iss): “Assumere dosi eccessive di vitamine attraverso l’alimentazione è estremamente difficile se non impossibile: la maggior parte dei casi di ipervitaminosi sono dovuti a un consumo eccessivo di integratori” (issalute.it). Lo stesso Iss richiama l’attenzione sul fatto che un consumo sproporzionato di vitamine può condurre a conseguenze talvolta molto gravi, soprattutto quando si consumano senza criterio integratori di vitamine liposolubili (A, D, E, K). Queste vitamine, infatti, sono immagazzinate nel fegato e nel grasso corporeo e possono essere eliminate molto lentamente. La sintomatologia legata all’eccessiva introduzione dipende dal tipo di vitamina. Per esempio, nell’eccesso di vitamina A (particolarmente pericoloso in gravidanza) si osservano mal di testa, vomito, sonnolenza, perfino alterazioni scheletriche. Con l’eccesso di vitamina D si producono l’alterazione del calcio nel sangue, sete eccessiva, dolori addominali, affaticamento, alterazioni dello stato di veglia.
Prevenire prima di tutto a tavola – È noto da tempo che le abitudini alimentari influiscono in modo preciso anche sul buon funzionamento del sistema immunitario. Un concetto che è richiamato anche dalla scritta (obbligatoria) apposta sulla confezione degli integratori. Che ci ricorda che gli integratori non possono sostituire una dieta sana e variata e uno stile di vita corretto. Il consumo prevalente di cereali raffinati (che mancano non solo di fibre, ma anche e soprattutto di vitamine, oligoelementi e altre sostanze protettive), la scarsa consuetudine di molti con i vegetali freschi e di stagione, l’eccesso di proteine soprattutto di origine animale (carne, salumi, latticini) e di zucchero, gli additivi presenti in moltissimi alimenti consumati giornalmente da grandi e piccoli (le calorie apportate da cibo “processato”, cioè proveniente da processi produttivi di tipo industriale arrivano in molti casi a superare il 50% dei consumi giornalieri) sono tutti elementi che caratterizzano un’alimentazione di scarso pregio che non aiuta certo l’efficacia dell’immunità naturale.
Protezione in più dalla propoli – È logico che durante l’attuale e, per molti aspetti, ancora poco conosciuta pandemia le notizie su tecniche o sostanze che si rivelano dotate di una qualche attività terapeutica vengano scambiate per acquisizioni solide, dimostrate e di definita utilità curativa. Purtroppo non è sempre così. Questo non significa chiudere la porta alle esperienze che, lodevolmente e generalmente con criteri prudenziali e rigorosi, vengono condotte nel mondo sanitario. Per esempio, abbiamo qualche dato in più per la propoli, una sostanza resinosa che le api raccolgono dalle gemme e dalla corteccia delle piante. La sua composizione è molto variabile ed estremamente complessa. Tradizionalmente è sempre stata utilizzata come efficace antidoto contro batteri e funghi, antinfiammatorio, anestetico, cicatrizzante. Sulla rivista Experimental and Therapeutic Medicine (2015) è comparso uno studio che analizza, confermandole, le proprietà antinfiammatorie e immunomodulatrici dell’acido caffeico feniletilestere (Cape), una delle componenti più attive della propoli. Il consumo di propoli, pur non essendo uno specifico antivirale, può comunque contribuire a mantenere l’equilibrio organico, con l’unica eccezione dei soggetti allergici.
Dove fare il pieno di nutrienti: i cibi ricchi di salute – Il consumo giornaliero di cereali completi (riso e pasta integrali, fiocchi di avena, pane integrale lungamente lievitato con pasta madre, alternando e integrando con granaglie minori ma di elevata qualità nutrizionale come orzo, miglio, quinoa, amaranto, farro, ecc.), di piccole quantità di legumi e di vegetali freschi e di stagione costituiscono la base solida di una dieta adatta a sostenere al meglio il sistema immunitario. Anche i semi oleosi (noci, mandorle, nocciole, semi di girasole, ecc.) andrebbero integrati con regolarità nella dieta (1-2 cucchiai al giorno per gli adulti, 1 cucchiaio per i bambini). Uno yogurt (bianco, non zuccherato, eventualmente integrato immediatamente prima del consumo con frutta fresca) e qualche porzione alla settimana di verdure lacto-fermentate (come i crauti trentini, le rape fermentate friulane o gli “insalatini” macrobiotici) irrobustiscono la flora batterica intestinale, la cui positiva interazione con il sistema immunitario è nota da tempo.
Articolo di Paolo Pigozzi
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