A dicembre si è interrotto il trend positivo del mercato del lavoro iniziato in estate, dopo la fine del lockdown duro. I dati provvisori diffusi dall’Istat evidenziano che gli occupati sono diminuiti di 101mila unità rispetto al mese prima: si tratta del calo maggiore da aprile quando si era registrato un crollo di 274mila occupati. E 99mila su 101mila sono donne. Al contrario, nel mese in cui sono state introdotte restrizioni anti contagio per tutti i giorni festivi e prefestivi sono aumentati sia i disoccupati sia gli inattivi, cioè coloro che non sono contati nelle file della disoccupazione perché il lavoro nemmeno lo cercano. Rispetto poi al dicembre 2019, le persone con un posto sono 444mila in meno (-1,9%) e gli inattivi quasi mezzo milione in più (482mila). Il tutto, va ricordato, con il divieto di licenziamento ancora in piedi almeno fino a fine marzo (ed è probabile una proroga). Come si spiegano quindi questi dati? L’occupazione a tempo indeterminato nell’ultimo anno non è stata scalfita, anzi è aumentata (+158mila posti), ma sono crollati i lavoratori precari: 393mila in meno. E sono 209mila in meno gli indipendenti.
Nel complesso il tasso di occupazione scende al 58% (-0,2 punti percentuali rispetto a novembre, -o,9% nel confronto con dicembre 2019) e quello di disoccupazione sale al 9% (+0,2 punti). Nella fascia giovanile, 15-24 anni, sale al 29,7% (+0,3 punti). Rispetto al dicembre 2019 è l’1,3% in più, mentre per le altre fasce di età il tasso anno su anno è diminuito: nel complesso è calato dello 0,6% in un anno, mentre il tasso di inattività è salito di 1,5%. Nell’Eurozona invece il tasso è rimasto stabile all’8,3%, comunque in rialzo rispetto al 7,4% del dicembre 2019. Una tabella dell’Istat mostra che, al netto della componente demografica (la progressiva diminuzione della popolazione più giovane), si conferma un forte calo degli occupati under 35 (-5,4%) mentre crescono dello 0,6% gli over 50.
I disoccupati complessivi sono 2.257.000 con un aumento di 34mila unità su novembre e però un calo di 222mila su dicembre 2019. Il dato risente del largo utilizzo della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti oltre che dell’uscita dal mercato del lavoro delle persone che non hanno fiducia nella possibilità di trovare un impiego e sono contati tra gli inattivi, saliti a 13.759.000 con un aumento di 42mila unità su novembre e di 482mila unità su dicembre 2019 (+3,6%).
“Il calo occupazionale è concentrato sulle donne e coinvolge sia i dipendenti sia gli autonomi“, spiega l’Istituto di statistica nel commento ai dati. “Inversione di tendenza anche per la disoccupazione che, dopo quattro mesi di progressivo calo, torna a crescere portando il tasso al 9%. I livelli di occupazione e disoccupazione sono inferiori a quelli di febbraio 2020 – rispettivamente di oltre 420mila e di quasi 150mila unità – e l’inattività risulta superiore di oltre 400 mila unità. Rispetto a febbraio 2020, il tasso di occupazione è più basso di 0,9 punti percentuali e quello di disoccupazione di 0,4 punti”, riassume ancora l’Istat.
La segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta parlando di “un rischio sempre più imminente: se a primavera non verrà prorogato il blocco dei licenziamenti saremo di fronte a una vera e propria bomba sociale. Donne, giovani, lavoratori autonomi – afferma la dirigente sindacale – hanno già pagato un prezzo altissimo, destinato a salire qualora non si mettano in campo strumenti straordinari e innovativi per governare la fase di transizione che verrà determinata dall’onda lunga della crisi”. Per questo, prosegue Scacchetti, “chiediamo di riformare subito il sistema di protezioni sociali. Dobbiamo rilanciare il contratto di solidarietà difensiva e – sottolinea – creare un sistema universale di sostegno al reddito che non lasci indietro nessuno, a partire dai lavoratori con contratti precari e discontinui”. Per la segretaria Uil Ivana Veronese “occorre recuperare il tempo perso, affrontando il tema del lavoro a partire dalla ‘falla’ prodotta dagli scarsi investimenti nel sistema delle politiche attive, dal recupero del gap occupazionale di genere e, facendo tesoro dei momenti di crisi come questo, investendo in buona occupazione poiché è quella che, in ogni momento, può contare su sistemi di protezione sociale che contrastano gli effetti devastanti delle crisi”.
Nonostante il calo di dicembre, il livello dell’occupazione nel trimestre ottobre-dicembre è comunque superiore dello 0,2% a quello del trimestre precedente (luglio-settembre 2020), con un aumento di 53mila unità.