“Una provocazione, un tentativo di screditare la reputazione” della Croazia. Non si placa lo scontro tra il governo di Zagabria e i quattro eurodeputati socialisti Pietro Bartolo, Alessandra Moretti, Pier Francesco Majorino e Brando Benefei che ieri si sono recati in visita al confine tra Croazia e Bosnia per verificare le condizioni di vita dei migranti da settimane bloccati alla frontiera e sono stati fermati dalla polizia croata. A dichiararlo è stato il ministro dell’Interno, Davor Bozinovic, rispondendo ai cronisti. Accuse che hanno provocato la nuova risposta dei politici italiani che già ieri avevano protestato contro l’operato delle forze di sicurezza croate, invocando la libertà di movimento all’interno del territorio dell’Unione europea: “Siamo sorpresi dalle parole del ministro Davor Bozinovic, ci aspettavamo delle scuse per averci impedito di fare il nostro lavoro, non delle false accuse”, hanno detto.
Secondo la polizia, i quattro europarlamentari non si sono presentati a un valico di confine regolare, ma avrebbero tentato di attraversare la frontiera in uno dei punti usati dai migranti per entrare in Europa attraverso la Croazia. “Il comportamento dei quattro deputati italiani è da condannare anche perché era un evidente tentativo di screditare la reputazione della Croazia e di non rispettare le sue leggi”, ha detto il ministro ricordando che gli agenti sono incaricati di controllare il confine esterno dell’Ue nel pieno rispetto delle leggi nazionali e internazionali. “A cosa servono i valichi di confine se ci sono persone che si permettono di entrare e uscire dagli Stati percorrendo boschi e fiumi”, ha spiegato. Secondo Bozinovic, nessuno di loro aveva un permesso “poiché non esiste la possibilità di rilasciare permessi per attraversare i confini in modo illegale”. La Croazia si rivolgerà all’Europarlamento e la polizia ha aperto anche un’inchiesta per ciò che è accaduto con i quattro esponenti socialisti. Per il ministro croato sembra che l’intenzione fosse di “fare una performance al confine, dato che nelle stesse ore era stato notato anche uno spostamento di un gruppo di migranti verso il punto dove gli eurodeputati avrebbero voluto entrare in Bosnia”.
Ma gli eurodeputati ribattono sostenendo di possedere “foto, audio e video che provano che siamo stati fermati quando eravamo ancora lontani dal confine, per impedire la nostra ispezione. Abbiamo informato le autorità croate della nostra visita con adeguato anticipo e assicurando il rispetto delle regole vigenti. Avevamo ricevuto conferma che saremmo potuti andare a vedere cosa succede alla frontiera, ovviamente senza attraversarla, cosa che non è mai stata nostra intenzione e che abbiamo ribadito più volte anche alla polizia”. Ma una volta arrivati a poche centinaia di metri dal confine, concludono, ” ci è stato impedito di raggiungerlo, senza alcun valido motivo. Accusare qualcuno, ancor più accusare membri del Parlamento europeo, di cercare di commettere atti illegali senza alcuna prova in qualunque Paese democratico potrebbe essere materiale per un’azione penale per chi lo dice. È una vergogna che un rappresentante di un governo dell’Unione europea abbia paura del lavoro dei parlamentari. Speriamo di ricevere delle scuse ufficiali e chiederemo certamente un’indagine sull’accaduto da parte delle autorità europee”.