Lo scontro sui vaccini, tra ritardi e annunci di tagli, sembra aver raggiunto un punto di caduta. Superato il quale sembra intravedersi una schiarita. Innanzitutto la Pfizer fornirà all’Unione europea fino a ulteriori 75 milioni di dosi del suo vaccino sviluppato insieme alla BioNTech nel secondo trimestre di quest’anno. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in un tweet ha commentato la notizia così: “Lavoriamo con le aziende farmaceutiche per assicurare che i vaccini vengano consegnati agli europei. Pfizer-Biontech consegnerà 75 milioni di dosi in più nel secondo trimestre dell’anno e fino ad un totale di 600 milioni di dosi nel 2021″. La settimana scorsa Pfizer ha consegnato 3,5 milioni di dosi del suo vaccino” a livello Ue, “e 500mila sono arrivate da Moderna” ha spiegato il portavoce Ue per la salute Stefan De Keersmacker. “Le consegne di queste dosi corrispondono al 100% di quanto previsto per la settimana appena trascorsa. A partire dal 15 febbraio – ha aggiunto il funzionario – la società si è impegnata a consegnare tutte le quantità che avrebbero dovuto essere fornite nelle settimane precedenti”.

Intanto dal fronte alleanza, dopo gli annunci di Sanofi e Novartis che produrranno proprio il composto Pfizer-Biontech, arriva la notizia che il colosso farmaceutico Bayer produrrà il vaccino della Curevac come ha confermato l’amministratore delegato della società di biotecnologie tedesca in conferenza stampa con il ministro Jens Spahn. Anche questo vaccino, come Pfizer e Moderna, è stato sviluppato con la tecnica dell’Rna messaggero. La Germania, l’anno scorso, è entrata con 300 milioni di euro nella partecipazione dell’azienda (con sede a Tubinga) e l’Unione europea ha chiuso un contratto (l’unico parzialmente consultabile dagli europarlamentari prima dell’affaire Astrazeneca) per 405 milioni di dosi. L’azienda di biotecnologie tedesca sostiene che il suo vaccino è stabile a una temperatura di 5 gradi centigradi per almeno tre mesi. Lo studio di fase 2b/3 è partito a metà dicembre con più di 35mila partecipanti in Europa e America Latina. Due settimane fa era arrivata la notizia che Bayer e Curevac avevano stretto un’alleanza perché la prima supportasse la seconda per ottenere l’approvazione, per elaborare gli studi necessari a questo scopo e per la catena di distribuzione. Una volta completato lo studio di fase 3, le due aziende dovranno chiedere l’autorizzazione e l’Ema valutarla. Da quella richiesta alla possibile autorizzazione potrebbe passare un mese.

Intanto già da questa settimana (in anticipo rispetto all’8 febbraio), invece, potrebbe arrivare il primo stock da 428.440 dosi di Astrazeneca, al quale seguirà, dalla settimana successiva un’altra consegna di 661.133 dosi. Prima di quella data bisognerà comunque scegliere a chi destinare prioritariamente le fiale tra gli under 55. Il vaccino sviluppato da Oxford-Irbm è stato approvato dall’Agenzia del farmaco per tutti, ma l’Agenzia del farmaco italiana lo raccomanda per la fascia d’età 18-55 con una efficacia del 60%. “L’ultimo vaccino, quello di Astrazeneca, arriva con delle prove di efficacia leggermente più basse, nel senso che non ha ancora completato tutti gli studi che ci aspettavamo. Ha un’efficacia, per il singolo individuo, leggermente inferiore ma ha anche un grandissimo vantaggio, che è quello di poter essere somministrato anche fuori dall’ospedale e non deve subire la catena del freddo” spiega Armando Genazzani, membro del Committee for Medicinal Products for Human Use dell’Ema a SkyTg24, sottolineando che “è sicuramente un terzo vaccino che ci aiuterà moltissimo come armamentario per questa campagna vaccinale”. “Prima di Pasqua potremmo avere cinque vaccini in totale. Due sono quelli già arrivati, poi abbiamo Astrazeneca e sono stati presentati da parte di J&J i dati del suo vaccino efficace dopo una dose, poi c’è Novavax che è particolarmente avanti“. “I vaccini contro il Covid sono stati immaginati per il virus senza varianti, c’è un riconoscimento degli anticorpi che si vengono a creare con l’immunizzazione leggermente inferiore per queste varianti ma rimangono efficaci – ha aggiunto – Certamente adesso con entrambe queste tecnologie che sono state sviluppate, sia quella a mRna che quella con adenovirus, le aziende sono in grado di correggere in corsa i vaccini per renderli efficace anche contro le varianti. Per un po’ di tempo dovremmo rincorrere il virus”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

La svolta di Frontex: via dall’Ungheria. Dal nodo della reputazione alla volontà di piegare Budapest sui migranti: cosa c’è dietro la scelta

next
Articolo Successivo

Campagna vaccinale, l’audizione al Parlamento Ue di Sandra Gallina sull’utilizzo del bilancio europeo: segui la diretta tv

next