Romano Floriani Mussolini, figlio di Alessandra Mussolini e Mauro Floriani, nell’ultimo turno contro la Juventus ha ottenuto la seconda convocazione nella formazione anticamera della prima squadra, rimanendo in panchina per tutti i 90 minuti. Di ruolo fa il terzino e nella vita come nel pallone ha scelto di portare entrambi i cognomi
Mussolini alla Lazio. È l’ultimo innesto del patron Claudio Lotito per la sua Primavera: Romano Floriani Mussolini, figlio di Alessandra Mussolini e Mauro Floriani, pronipote del Duce a cui troppo spesso inneggiano gli ultrà biancocelesti, è stato appena aggregato alla “Lazio baby”. Nato nel 2003, 18 anni appena compiuti, Romano di ruolo fa il terzino. Fra i suoi numerosi secondi nomi ha anche Benito, e nella vita come nel pallone ha scelto di portare entrambi i cognomi: nell’ultimo turno, nelle formazioni del match fra Juventus e Lazio primavera finito 2-0 per i bianconeri, non potevano passare inosservati. Non è entrato in campo, è rimasto in panchina per tutti i 90 minuti. Questa del resto era solo la sua seconda convocazione, dopo aver fatto la trafila nelle categorie inferiori: viene dall’Under 18 allenata da Tommaso Rocchi, dove però aveva giocato solo le prime due partite a ottobre, prima della sospensione dei campionati giovanili per Covid. Poi, alla ripresa, la promozione un po’ a sorpresa in quella che è l’anticamera della prima squadra.
Certo, Mussolini per la Lazio è un cognome pesante. La Curva Nord, tra saluti romani, motti razzisti e figurine di Anna Frank, non perde occasione per rivendicare la sua tradizione fascista. È stata a lungo la casa degli Irriducibili e ancora oggi conserva simpatie di estrema destra. Qualcuno magari ci vedrà l’occasione per inneggiare impunemente al Duce. Lui pensa al pallone e non è l’unico a dover fare i conti con un’eredità ingombrante nella Primavera biancoceleste, seguita sempre con un occhio di riguardo dal patron Lotito e dal suo fidatissimo braccio destro, Igli Tare: proprio il figlio del dirigente albanese, Etienne Tare, è uno degli attaccanti della squadra (fin qui però solo una manciata di minuti), in porta (ma sempre in panchina) c’è Mattia Peruzzi, erede dell’ex numero 1 biancoceleste e della nazionale. E poi, sempre muovendosi fra pallone e politica, come dimenticarsi di Umberto Previti, figlio di Cesare, passato a metà Anni Duemila da Forza Italia a “Forza Lazio”: nelle giovanili biancocelesti aveva mosso i primi passi di una carriera poi non esaltante.
Ora tocca a Mussolini jr., che si inserisce in una squadra dove c’è un po’ di tutto, talenti o aspiranti tali pescati in giro per il mondo, dalla Polonia all’Albania, persino il “giovane vecchio” Joseph Minala, che il suo esordio in A lo fece nel lontano 2014, poi ha girovagato un po’ per l’Italia fino a tornare alla base, ancora fra gli under nonostante siano passati anni. Questo strano mix di sconosciuti stranieri e noti “figli di”, però, sul campo non sta dando i risultati sperati. Il club di Lotito punta molto sulle juniores (ha anche portato a Formello Mauro Bianchessi, ex dell’Atalanta, uno dei migliori dirigenti a livello giovanile in circolazione), ma proprio la sua rappresentante più importante, la Primavera, stenta a decollare. Forse è solo questione di tempo, per la “Lazio baby” e il suo ultimo talento.