Non è un nuovo patogeno e, almeno per il momento, non c’è il rischio di una nuova pandemia. In questi giorni però la pericolosità di questo fungo viene rilanciata da alcuni media. Il motivo è un’allerta dei Centers for disease control and prevention (Cdc, l’agenzia federale Usa per il controllo e la prevenzione delle malattie.
La Candida auris è un micete isolato per la prima volta nel 2009 in Giappone dall’orecchio – per questo il nome auris, “orecchio” in latino – di una donna. Si tratta di un lievito strettamente imparentato con la più nota Candida albicans. I sintomi che causa sono febbre, stanchezza e dolori muscolari, per questo è complesso stimare quante persone abbiano contratto un’infezione da Candida auris. Questo fungo è capace di creare infezioni a livello sanguigno e in particolare nelle ferite cutanee, perciò risulta fatale solo a coloro che hanno un quadro clinico ampiamente compromesso (con una mortalità che varia tra il 30% e il 75%). Al 19 gennaio 2021 – data del bollettino dei Cdc – negli Stati Uniti le diagnosi confermate erano 1625.
Le preoccupazioni su questo patogeno derivano dalla sua resistenza sia ai farmaci utilizzati. Inoltre, gli scienziati del Cdc hanno spiegato che Candida auris può indugiare sulle superfici inanimate e resistere per un lungo periodo di tempo. Infine le preoccupazioni riguardano la diffusione del micete, avvenuta principalmente nelle strutture ospedaliere, causando diversi focolai. Gli scienziati affermano che Candida auris è difficile da identificare in un laboratorio standard se non si è dotati di una tecnologia specifica, quindi prima verrà identificato in un paziente e prima le strutture sanitarie potranno attuare le dovute precauzioni.