È quanto scrive la presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Ornella Pastore, nel provvedimento con il quale è stata disposta l’amministrazione giudiziaria del colosso che ha un valore di mezzo miliardo di euro e che gestisce il traghettamento sullo Stretto di Messina: i portatori degli interessi della ‘ndrangheta sono l’imprenditore Domenico Passalaqua e Massimo Buda, figlio del boss Santo
“Sussistono più che ‘sufficienti indizi’ della permeabilità della società Caronte&Tourist rispetto ad infiltrazioni della criminalità organizzata, nonché della agevolazione in favore di più soggetti legati alle locali cosche di ‘ndrangheta”. È quanto scrive la presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Ornella Pastore, nel provvedimento con il quale è stata disposta l’amministrazione giudiziaria del colosso che ha un valore di mezzo miliardo di euro e che gestisce il traghettamento sullo Stretto di Messina. Il provvedimento è stato eseguito stamattina dalla Dia coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dagli aggiunti Giuseppe Lombardo e Gaetano Paci e dai sostituti della Dda Stefano Musolino e Walter Ignazitto.
Stando alle indagini, i portatori degli interessi della ‘ndrangheta agevolati dalla Caronte & Tourist (il cui capitale sociale è di 2.374.310 euro) sono l’imprenditore Domenico Passalaqua e Massimo Buda. Da mero lavoratore nel piazzale, quest’ultimo ha fatto carriera. Secondo gli investigatori, è la “longa manus” di suo padre, il boss Santo Buda condannato a 14 anni e 8 mesi di carcere nel processo Sansone (che si è concluso da poco in Appello) ed esponente apicale dell’omonima cosca federata agli Imerti-Condello. Passalacqua, invece, è un imprenditore che è stato condannato per mafia in via definitiva nel processo Meta. L’agevolazione garantita dalla Caronte a Passalacqua “si era manifestata sulla sua persona – è scritto nel provvedimento – in relazione alla sua assunzione ed alla successiva conservazione del rapporto di dipendenza nonostante la latitanza”.
In sostanza, non ha mai smesso di essere dipendente della società sia quando era sfuggito all’arresto sia nel periodo di detenzione. “L’agevolazione – scrivono i giudici – è giunta al punto da garantirgli la retribuzione senza farlo lavorare”. Non solo: “I suoi interessi economici sono stati garantiti attraverso i servizi di somministrazione di cibi e bevande sugli imbarcaderi della Caronte&Tourist, garantiti alla Caap Service Srl”. Ma anche attraverso “i servizi di pulizia, disinfezione, disinfestazione, derattizzazione e sanificazioni forniti alla Cartone dal parte della Vep Services società cooperativa”.
Nei confronti di Massimo Buda, invece, l’agevolazione si è manifestata con “la sua assunzione, con la rapida e brillante progressione di carriera, con la capacità di promuovere e gestire le nuove assunzioni e con la delega conferitagli per la risoluzione delle controversie tra i dipendenti o con i fornitori ovvero ancora con i clienti e con la concessione di biglietti omaggio da gestire per alimentare la percezione sociale del suo ruolo dominante nella Spa”. Inoltre, “gli interessi economici di Massimo Buda – è scritto sempre nel provvedimento del Tribunale – sono stati agevolati in relazione alla fornitura dei servizi di disinfestazione e derattizzazione alla Caronte da parte della Carist di Teodoro Cristiano (suo cognato, ndr), nonché alla fornitura dei servizi di prenotazione per l’imbarco degli autotrasportatori, garantiti alla Cam service Srl”.
“In realtà, – sostengono i giudici – l’agevolazione degli interessi del Passalacqua e del Buda non è che il riflesso specifico di una complessiva strumentalizzazione dell’impresa agli interessi della ‘ndrangheta (e in particolare della cosca Buda-Imerti) di cui anche i due citati sono portatori”. Con il provvedimento di amministrazione giudiziaria della Caronte&Tourist, in sostanza, la Dda ha inteso bonificare e impermeabilizzare la struttura aziendale dal rischio di future ed ulteriori contaminazioni criminali ed interferenze mafiose. A Massimo Buda, infine, sono stati sequestrati beni per circa 800mila euro. Oltre a diverse disponibilità finanziarie, la Dia ha applicato i sigilli a due ditte individuali, 5 appezzamenti di terreno di cui uno edificabile, 2 appartamenti e un garage a Villa San Giovanni, un appartamento con box e piccolo vano cantinato a Lissone, in provincia di Monza e Brianza.
Nel provvedimento del Tribunale è finito anche un verbale del pentito Vincenzo Cristiano che il 3 maggio 2017 ha spiegato al pm Walter Ignazitto come la cosca Bertuca poteva attraversare gratuitamente lo Stretto. “Non abbiamo pagato, no mai… – dice il collaboratore di giustizia – non pagavamo perché avevamo il biglietto omaggio… Più che altro ce li ha la politica perché glieli mandano tutti i mesi… Il gruppo Caronte gli manda 50 biglietti alla politica e poi al sindaco e il sindaco poi li distribuisce ai vari assessori. Lo so perché me l’ha dato qualche volta il sindaco, qualche volta il presidente del consiglio, qualche volta qualche assessore… ma di più a me li ha dati il sindaco… Antonio Messina (l’ex sindaco di Villa San Giovanni, ndr)”.
“Mi preme sottolineare che la misura dell’amministrazione giudiziaria presuppone che il titolare dell’azienda sia terzo rispetto ai soggetti pericolosi”, ha chiarito il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Bombardieri secondo cui “non si parla di controllo dell’azienda. Ove ci fosse stato un controllo, ben altre sarebbero state le misure da adottare. Qua non stiamo parlando di un sequestro finalizzato alla confisca ma di un’amministrazione giudiziaria svolta nell’interesse della stessa società per consentire di bonificare quelle situazioni che si sono verificate”. Per il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, “quello di oggi è sicuramente tra i più importanti provvedimenti di amministrazione giudiziaria che siano mai stati eseguiti in Italia”.
“La nostra attività – ribadisce il magistrato – ritengo debba estendersi per comprendere come opera nel nostro territorio l’indotto mafioso che non è mafia ma spesso e volentieri vive di mafia e beneficia delle sue logiche. Speriamo che quest’esperimento possa servire anche da modello per operazioni simili da svolgere in futuro beneficiando di tutti gli strumenti per noi indispensabili” nel contrasto alla ‘ndrangheta. “Le vicende della società che ha gestito il traghettamento sullo Stretto storicamente ha suscitato gli interessi mafiosi.ì – ha sottolineato il procuratore aggiunto Gaetano Paci – Quello che è stato focalizzato con il provvedimento di oggi è che questi interessi mafiosi nel tempo hanno trovato un radicamento attraverso lo sfruttamento delle capacità imprenditoriali della società. Nel fare questo si è tenuto conto del ruolo criminale di questi soggetti”.