Trafficava droga tra l’Italia, l’Olanda e la Germania. E lo faceva dal Brasile, ormai trasformato nel ‘campo base’ dei suoi affari. Aveva contatti con le principali organizzazioni criminali del mondo ed era conosciuto con molti nomi come Gandhi oppure l’Olandese. Alduino Giannotta, ritenuto una sorta di Pablo Escobar del Salento, è stato catturato in Brasile grazie al lavoro congiunto della Polizia italiana e quella straniera. Sulle tracce del 59enne di Acquarica del Capo, in provincia di Lecce, c’era da tempo la Squadra mobile salentina, guidata dal vice questore Alessandro Albini. Gli davano la caccia da tempo, da quando alcuni collaboratori di giustizia lo hanno indicato come uno dei principali narcotrafficante del meridione. È stato sorpreso nella sua lussuosa fazenda, che sorge su di un residence di 15.800 metri quadri, nella quale ci sono diverse villette da lui stesso costruite, a pochi chilometri dalla località turistica di Recife.
“Giannotta Alduino – ha svelato uno dei pentiti – faceva intermediazione di droga per molti italiani, provenienti da Milano, Brescia, Napoli”. Ma l’Escobar leccese non aveva le mani solo negli stupefacenti: “Giannotta – raccontano ancora i testimoni – con un italiano di Istria che lo riforniva di vini, trafficava in droga ed armi: l’istriano mi vendette l’arma con cui è stato ammazzato Stampate Antonio ‘sinistro’”. Nell’indagine denominata Skypper, i poliziotti hanno ricostruito lo spostamento di decine di pistole, di mitragliette Skorpio e di munizioni. Alla luce del sole, però, era ormai un rispettabile imprenditore. Giannotta si era infatti trasferito da tempo da Amsterdam in Brasile e secondo l’accusa aveva riciclato i proventi dell’attività criminale in un’importante impresa di costruzione specializzata nell’edilizia di lusso, proprio come quel residence con diverse villette, che lui stesso aveva costruito.
L’arresto è stato eseguito dalla Polizia Federale in stretta collaborazione con la Direzione centrale dei servizi antidroga e le sue articolazioni estere, il servizio Interpol della Direzione Centrale Polizia Criminale, la ‘Coordenadoria Geral de Policia de Repressao a Drogas, Armas e Faccoes’, e la Squadra Mobile di Lecce. Le indagini hanno accertato il suo ruolo di primo piano nel panorama internazionale. Nelle carte dell’inchiesta, i magistrati parlano di un “fondamentale ruolo di promotore dell’attività delittuosa” di “interconnessione” con la criminalità campana e “inserimento nel gotha del traffico internazionale di cocaina”. Una rete estesa che garantiva un giro d’affari da milioni e milioni di euro.
“Giannotta – hanno infatti svelato i pentiti – forniva direttamente la droga che si procurava in Brasile, quando non ne aveva di propria intermediava rifornendosi anche da un colombiano che si faceva chiamare Sandokan”. Insomma un mercato che non lasciava tempo per piccole operazioni. Era proprio il trafficante a spiegarlo a suoi alleati, ignaro di essere ascoltato dai poliziotti: “Ma a me non mi interessa Franco… io guarda… te lo giuro sulla tomba di mamma mia, qua non mi interessa… io sono abituato ad altri commerci … altre cose … molta roba … non uno, due, tre”. La Polizia Federale Brasiliana aveva localizzato la sua lussuosa fazenda nella cittadina di Camaragibe vicinissima alla nota località turistica, Recife, già da diversi giorni ma – a causa sistema di video-sorveglianza che non consentiva un’azione rapida che portasse all’arresto – ha dovuto attendere che l’uomo uscisse per catturarlo. È stato fermato a bordo dell’auto mentre si allontanava dal residence. Per Gandhi ora si prepara la richiesta di estradizione e l’ingresso nelle carceri italiane.