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Francesca Fioretti, a tre anni dalla morte di Davide Astori prova a tornare a sorridere con Aleksandar Kolarov

Un dolore che la ragazza napoletana ha vissuto praticamente in silenzio, ha viaggiato con sua figlia e dopo tre anni, consapevole che la vita deve pur andare avanti, ha trovato un nuovo amore. È il settimanale Chi in edicola a rivelare la sua relazione con Aleksandar Kolarov, difensore dell'Inter

di Giuseppe Candela

Il 4 marzo 2018 Davide Astori venne trovato senza vita in un albergo di Udine che ospitava la Fiorentina. La scomparsa del difensore viola, con all’attivo partite anche con la maglia della nazionale, fermò il calcio travolto dal dolore. Una compagna, l’attrice Francesca Fioretti, con un passato al Grande Fratello, e una bambina, Vittoria, di soli due anni. Un dolore che la ragazza napoletana ha vissuto praticamente in silenzio, ha viaggiato con sua figlia e dopo tre anni, consapevole che la vita deve pur andare avanti, ha trovato un nuovo amore. È il settimanale Chi in edicola a rivelare la sua relazione con Aleksandar Kolarov, difensore dell’Inter, con un passato alla Roma, Lazio e al Manchester City.

Una storia documentata da alcune foto che mostrano un bacio appassionato, i due in macchina insieme alla stazione di Milano con il calciatore che subito dopo l’aiuta a prendere il trolley. Serbo, classe 1985, definito “l’uomo che non sorride mai” viene descritto da chi lo conosce come schivo e riservato, ha raccontato spesso la sua infanzia difficile “sotto le bombe”. Ha alle spalle un matrimonio finito da cui sono nati i suoi due figli Una e Nikola. I due si sono conosciuti proprio nella città meneghina, dove Francesca ha deciso di tornare a vivere, lasciando Firenze dopo anni.

Se la Fioretti ha ritrovato con Aleksander l’amore e il sorriso non ha di certo dimenticato Davide, prima dell’udienza per far luce sulle reali cause della morte del capitano della Fiorentina, ha scritto sul profilo Instagram un lungo post: “In questi anni ho sempre voluto evitare dichiarazioni pubbliche sulla morte di Davide e sul processo in corso. Ho sempre confidato che l’onestà e la pulizia che Davide ha dimostrato fuori e dentro il campo avrebbero portato a risposte altrettanto oneste e pulite. È ancora così, ho ancora fiducia che accada. Leggo in queste ore notizie che non sarebbero dovute essere divulgate. Resto stupita da questo passo così avventato e dal fatto che venga fornita un’interpretazione parziale e contraddittoria di una perizia medica che rappresenta a ogni modo solo una di quelle di cui dispone la magistratura. Il processo in corso serve ad arrivare a una verità, che non sarà consolatoria in ogni caso: l’idea che la morte di Davide potesse essere evitata aumenta persino il dolore. Ma se esisteva anche la più piccola possibilità che avesse a disposizione un minuto in più, un’ora in più o la sua vita intera, io credo che quella possibilità dovesse essere esplorata, che lui meritasse di averla e che tutto ciò che l’ha ostacolata debba in caso venire alla luce. Per lui e per evitare che succeda di nuovo. Nutrivo molti dubbi sull’essere presente di persona alla prossima udienza, ora sento di dover essere lì, a dimostrare simbolicamente, con forza e senza rancore, che è solo in quell’aula che la verità potrà essere accertata, accettata e condivisa. Il passato e il futuro ci chiedono di essere coraggiosi.

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