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Governo Draghi, il centrodestra prende tempo. Salvini: “No pregiudizi, ma urne via maestra”. Forza Italia verso il sostegno: “Difficile dire di no”

Meglio prendere tempo. Dentro il centrodestra il rischio di spaccature sul nome di Mario Draghi, premier incaricato dal capo dello Stato Sergio Mattarella, è reale. Da una parte i centristi e (almeno) un pezzo di Forza Italia che spinge per il via libera, dall’altra Fratelli d’Italia, tra i più contrari a un sostegno, così come la Lega di Matteo Salvini, divisa tra l’area del governatore Luca Zaia e di Giancarlo Giorgetti pronta al dialogo e quella più sovranista che teme di perdere consensi in favore di Giorgia Meloni.
Così non sono bastate diverse ore di vertice a Montecitorio, tra i leader dei partiti, per trovare una decisione comune. Nel tentativo di mantenere un fronte compatto, la parola d’ordine al momento è rinviare le decisioni, in attesa di venire convocati dal premier incaricato. “La strada maestra per il centrodestra sono le elezioni, ma ovviamente siamo realisti, sappiamo che il Paese ha bisogno di risposte immediate. C’è Draghi che ci incontrerà, andremo a capire, proporre e valutare”, ha tagliato corto Matteo Salvini. E ancora: “Noi non abbiamo pregiudizi, le priorità che porremo a Draghi sono il taglio delle tasse e burocrazia, il piano vaccinale, la riforma della giustizia”. Dal fronte di Fratelli d’Italia c’è maggiore chiusura nei confronti di Draghi, con la stessa leader Giorgia Meloni – l’unica ad evitare punti stampa al termine del vertice, ndr – che avrebbe proposto una possibile mediazione: un voto comune, magari un’astensione, per provare a evitare al centrodestra di andare in ordine sparso al momento del voto in Parlamento. “Quasi mai i banchieri hanno fatto gli interessi del popolo. Vedremo se ci potrà essere un’astensione o ci sarà un voto contrario. Cosa ci potrebbe far cambiare idea? Un esecutivo a tempo, con le urne già a giugno”, ribatte il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI).
Ribolle invece Forza Italia, di nuovo a rischio scissione, con l’area di Mara Carfagna che spinge per sostenere il futuro esecutivo, così come diversi parlamentari azzurri: “Sarebbe difficile dire di no“, spiega, tra gli altri, il deputato Osvaldo Napoli. Tutto mentre il vicepresidente Antonio Tajani si limita a sottolineare come Mario Draghi sia “una figura di alto profilo”: “Andremo ad ascoltare i contenuti”, spiega, evitando le domande. E pure i centristi sono pronti ad appoggiare Draghi: “Una rivoluzione copernicana”, spiega Gaetano Quagliariello di ‘Cambiamo’, il movimento di Giovanni Toti. Più netto il senatore Udc Antonio Saccone: “Come si fa a dire di no a Draghi e al capo dello Stato?”. Tradotto, il centrodestra rischia di deflagrare, al di là degli annunci comuni a mantenere il fronte unito: “Speriamo ci si riesca anche questa volta”, taglia corto Maurizio Lupi (Noi con l’Italia).