A varare un terzo governo guidato da Giuseppe Conte ci hanno provato. Ma hanno fallito, affondando tra i mille colpi di Matteo Renzi. Adesso il Pd, il primo partito a rispondere presente all’appello del presidente della Repubblica, prova a salvare il salvabile. Cioè l’alleanza che sembrava essersi strutturata con il Movimento 5 stelle. Il primo passo lo fa Nicola Zingaretti. “Con Draghi si apre una fase nuova. Chiederò un incontro a M5S e Leu”, dice il segretario e sottolinea:”Non bisogna perdere la forza e le potenzialità di un’alleanza con il Movimento 5 stelle e con Leu, basata su proposte comuni sul futuro dell’Italia”. L’incontro ci sarà: sarà in videoconferenza alle 19.
Un confronto chiesto anche dall’esponente del Pd che più di altri ha voluto l’alleanza con il M5s fare un appello agli alleati. “Io oggi dico agli amici dei Cinque stelle: attenti, di fronte a problemi ancora più gravi a non rovesciare le parti; attenti, di fronte a un richiamo come quello di Mattarella e alla disponibilità di una personalità come Draghi a non produrre un esito paradossale: la maggioranza che si spacca e la destra disponibile per senso di responsabilità”, dice Dario Franceschini in un’intervista all’Huffington Post. Il ministro per i Beni culturali, in pratica, chiede ai 5 stelle di sostenere il governo dell’ex presidente della Bce. “Capisco che è un percorso stretto perché ho visto da vicino le diverse anime del Movimento, ma penso che sia possibile dare una risposta positiva a Mattarella, senza far saltare la prospettiva di una alleanza tra di noi che avrebbe come conseguenza da un lato di bloccare l’evoluzione verso una cultura di governo dei Cinque Stelle e dall’altro di arrivare separati al voto con questa legge elettorale”, continua ancora l’ex segretario del Pd.
Anche perché, nel caso in cui i 5 stelle non dovessero sostenere l’esecutivo Draghi, a rompersi sarebbe soprattutto la tanto inseguita alleanza col Pd. “La sfida è salvare il rapporto tra Pd e Cinque stelle dentro il nuovo quadro. Va salvata la prospettiva dell’alleanza strategica. Tutta la nostra operazione, nell’agosto del 2019, così improbabile, così difficile, così audace come l’incontro tra forze per certi versi opposte nacque per senso di responsabilità. Evitare elezioni che sarebbero state traumatiche ha consentito di arginare la destra e dare al paese una guida in un anno difficile. Proprio per questo vorrei fare un appello”, aggiunge Franceschini. Primo estimatore di Giuseppe Conte dentro al Pd, il ministro spinge il premier dimissionario verso quello incaricato. “Sono convinto che proprio Conte, dopo aver ha servito il paese in un momento difficile, sarà coerentemente il primo e più e convinto sostenitore di Draghi”.
Di qui la richiesta di un incontro a M5s e Leu per trovare una “posizione comune“. Lo dice anche il capogruppo Andrea Marcucci in assemblea coi senatori dem. “E’ importante che il Pd dia un contributo importante per uscire dalla crisi, nelle prossime ore Zingaretti incontrerà Leu e M5S per concordare una posizione comune”. E la base di questa posizione comune con cui presentarsi alle consultazioni di Draghi viene rilanciata dal vicecapogruppo alla Camera, Michele Bordo: “Sarebbe utile una maggioranza politica ampia ed europea non un governo tecnico”. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, provoca: “La risposta all’appello del presidente Mattarella e la fiducia a Draghi sono il banco di prova dell’europeismo del M5S, della sua affidabilità e del “cambiamento” tante volte professato. Questo passaggio ci dirà anche quale sia la sua compatibilità con le forze riformiste”.