di Francesco Spada
Ora qualcuno scopre che Matteo Renzi voleva poltrone, ma questo è vero solo in parte, perché Renzi le vuole le poltrone, ma non adesso per altri, quanto dopo per sé. Il suo intento è stato fin dall’inizio di far cadere il governo. Ogni assurda mossa, ogni ignobile rilancio, ogni scatto che poteva sembrare controproducente prima di tutto per se stesso aveva una finalità molto precisa: buttare giù l’alleanza Pd-5stelle, troppo pendente a favore di questi ultimi, sminuire la figura di Conte, troppo popolare e ingombrante, innescare una lotta interna al Movimento e portare i grillini alla autodistruzione.
Ma questo insieme di manovre, che ha un esecutore, ha anche dei mandanti, ovvero quei bui personaggi che hanno usato Renzi come testa di ariete e i giornali devoti all’establishment come cassa di risonanza alle sue imprese, per arrivare alla caduta dell’esecutivo.
Si parla, infatti, di giornali che esaltano le fantomatiche doti politiche di un uomo cinico ed arrivista, invece di condannarne il comportamento palesemente dannoso per il paese, e che invocano da mesi il salvatore della patria per liberarsi di una serie di politici troppo poco inclini ad assecondare le volontà del sistema.
“Il denaro dell’Europa fa gola, possibile che a gestirlo siano uomini così poco schierati?” si saranno chiesti i palazzinari, i lobbisti, gli industriali, i banchieri, gli alti funzionari, gli affaristi. Possibile che dopo aver subito la Spazzacorrotti e la riforma della prescrizione, i soldi dati con il Reddito di cittadinanza alla gente bisognosa invece che agli imprenditori, la guerra ai Benetton, il taglio dei parlamentari e dei vitalizi, si arrivasse addirittura a non riuscire a mettere le mani, come si deve, su 209 miliardi di euro?
Impossibile da accettare persino questo! Ed ecco che ci si è mossi per non arrivare a tale, per loro, scempio…
Certo, il governo e Conte hanno prestato il fianco con errori evitabili, e in particolare i 5stelle hanno perso sempre più credibilità ed identità, smentendo troppo spesso e repentinamente quanto appena il giorno prima gridavano senza prudenza. Per esempio, è vero che anche se i grillini avessero posto il veto a Renzi, come avrebbero dovuto dopo certe dichiarazioni e dopo i comportamenti del senatore, si sarebbe comunque arrivati a Mario Draghi. Ma almeno ora avrebbero il vantaggio di essersi mostrati coerenti e di avere un movimento unito e che, con la venuta di Draghi, poteva continuare a mostrarsi tale, remando tutti dalla stessa parte.
Adesso, invece, dopo essere caduti nella prima trappola di Renzi, rischiano di cadere anche nella seconda, ovvero spaccarsi e determinare la propria fine, proprio come vogliono certi poteri.
Infatti, ora ci sarà guerra tra chi vorrà continuare ancora a mostrarsi responsabile e quindi sostenere Draghi, e chi vorrà votare contro. Ma, per come si sono messe le cose, la migliore soluzione è sostenere il governo del presidente, perché è certo che lo faranno il Pd e Forza Italia e probabilmente la Lega: i Cinquestelle rischiano di trovarsi all’opposizione, magari con la Meloni, mentre Renzi andrà a ritagliarsi il suo ruolo, raccogliendo i dividendi dell’investimento e recuperando, ora sì, la poltrona tanto agognata.
Se non vuole implodere e vuole continuare a contare qualcosa, il M5S deve essere unito nel prossimo governo, in modo da potersi giocare le proprie carte quando sarà terminata la stagione dei tecnici, e intanto munirsi di una nuova identità e di nuovi obiettivi e regole interne. Altrimenti continuerà inevitabilmente la sua progressiva discesa verso un numero a una sola cifra.