Calcio

San Siro, con l’Inter in vendita slitta l’ok al nuovo stadio: se ne riparlerà dopo il voto. La lotta dei comitati per fermare la speculazione

La situazione societaria dei nerazzurri, con Suning in difficoltà e in cerca di acquirenti, rimette tutto in discussione: Repubblica spiega che un eventuale sì al "pubblico interesse" arriverà solo dalla prossima giunta comunale. Intanto il Coordinamento San Siro ha presentato una petizione che sarà discussa dal Parlamento Ue e ha depositato il piano di fattibilità per ristrutturare il Meazza: contesta un affare immobiliare da 1,2 miliardi da realizzare su terreno pubblico

Tutto rimandato a dopo il voto, alla prossima giunta comunale che governerà Milano. La trattativa per il nuovo stadio di San Siro diventa un rebus: la situazione societaria dell’Inter, con Suning in cerca di nuovi acquirenti, ha rimesso tutto in discussione. Palazzo Marino sembrava pronto a dare il via libera al “pubblico interesse“, passaggio necessario – anche se non definitivo – verso la costruzione di un nuovo impianto e lo stravolgimento dell’intera area intorno al Meazza. Mancavano ancora altri step altrettanto delicati, dal progetto definitivo alle autorizzazioni che invece spettano alla Regione: per questo un voto finale da parte di questo consiglio comunale era ormai da escludere. Ora però, spiega Repubblica, il sindaco Beppe Sala ha definitivamente comunicato a Inter e Milan che la sua giunta non valuterà il “pubblico interesse”. Se ne riparlerà dopo le elezioni, ma soprattutto quando i nerazzurri avranno definito chi sarà il prossimo proprietario.

La trattativa tra i club e il Comune era proseguita per tutto l’autunno, seppure nodi e soluzioni siano sempre rimasti segreti: il Fatto Quotidiano oggi in edicola svela in esclusiva le carte del progetto. Palazzo Marino ha ottenuto di mantenere in vita un pezzo dell’attuale Meazza, un piccolissimo tassello in un maxi-progetto immobiliare da 1,2 miliardi di euro, con al centro un nuovo distretto residenziale, negozi, uffici, hotel e ristoranti. Tutto da costruire intorno al nuovo stadio. Per questo il nodo cruciale è da sempre quello delle volumetrie. Il Piano di governo del territorio (Pgt) di Milano fissa l’indice di edificabilità a 0,35 mq/mq. Rossoneri e nerazzurri sicuramente otterranno di più, forse lo 0,51. A fine novembre scorso il presidente del Milan, Paolo Scaroni, sembrava ottimista: “Mi auguro di partire con i lavori già l’anno prossimo”. Il 10 dicembre però il Comune ha mandato ai due club una lettera in cui chiedeva chiarimenti sull’“effettiva titolarità delle azioni delle società proponenti”. I dubbi riguardavano soprattutto il Milan e il fondo Elliot, dopo le polemiche sollevate dall’inchiesta di Report. Ora invece l’Inter, con la famiglia Zhang in grande difficoltà e in trattativa per vendere almeno parte delle sue quote, fornisce se possibile ancora più incertezze. La trattiva con Bc Partners è tramontata, altri fondi si sono fatti avanti: Suning vuole chiudere il prima possibile, ma i tempi potrebbero allungarsi. In questo contesto, Palazzo Marino non può autorizzare un affare immobiliare da 1,2 miliardi da realizzare su terreno pubblico.

Intanto, il Comitato Coordinamento San Siro prosegue la sua battaglia per provare a promuovere una via alternativa: la ristrutturazione del Meazza e la riqualificazione dell’area secondo criteri che diano più attenzione al verde. L’ultima conquista è datata 26 gennaio, quando la loro petizione “In difesa dello stadio pubblico Meazza a San Siro” è stata accettata dalla Commissione europea e verrà quindi discussa dal Parlamento Ue. “La nostra petizione ha chiesto la tutela di un’opera pubblica basandosi su tre pilastri: il valore storico e architettonico, l’importanza antropologica e la rilevanza paesaggistica”, ha spiegato la presidente Gabriella Bruschi.

Il Coordinamento San Siro chiede la salvaguardia di un’area pubblica composta da cinque ettari di verde, oggetto di un maxi affare finanziato da capitali esteri e che prevede migliaia di metri quadri di interventi edilizi. Inoltre, il Comitato spiega che Milan e Inter darebbero al Comune due milioni all’anno di affitto per 90 anni, contro i 10 milioni annui attuali: significa 720 milioni di euro in meno. Il sindaco Sala ha sempre denunciato il rischio di “rimanere con il cerino in mano”, se i due club dovessero abbandonare San Siro per scegliere ad esempio l’area di Sesto San Giovanni. Il Coordinamento San Siro però ricorda che solo i diritti sul solo nome ‘San Siro’ valgono 13,8 milioni all’anno: soldi a cui è difficile rinunciare. Per questi ed altri motivi il comitato chiede di fermare la speculazione edilizia e ristrutturare il Meazza, sottolineando anche che l’attuale stadio ha superato gli ultimi collaudi e ricevuto la certificazione di idoneità per i prossimi 10 anni. Lo scorso 15 gennaio è stato depositato al Comune di Milano il piano di fattibilità per la “riqualifica e l’ammodernamento dello stadio Meazza di San Siro”: il progetto, che prevede anche la riqualificazione dell’area, non supera i 300 milioni di euro ed è compatibile con l’indice di edificabilità dello 0,35 mq/mq previsto dal Pgt.

L’ultima novità è di lunedì mattina, quando sono state inviate al sindaco Beppe Sala e al presidente del Consiglio comunale, Lamberto Bertolé, le 1087 firme raccolte dall’appello ‘Trasparenza X San Siro‘, lanciato da WikiMafia lo scorso luglio e che vede come primo firmatario il professore e sociologo Nando dalla Chiesa. “Negli scorsi mesi abbiamo approfondito ulteriormente la questione dello Stadio – si legge in un comunicato a firma di WikiMafia, prima enciclopedia sulle mafie e il movimento antimafia – spiegando le ragioni per le quali non solo chiediamo trasparenza sui capitali che saranno investiti in città, soprattutto in un momento storico cruciale come quello che stiamo vivendo, ma anche che lo Stadio di San Siro non sia oggetto dell’ennesima speculazione edilizia a favore di sconosciuti“. Ora la situazione dell’Inter rimescola ancora di più le carte.