Quanto dobbiamo versare al fisco quando compriamo l’abitazione in cui andremo a vivere? E quali sono le spese fisse una volta divenuti proprietari?
Abbiamo appena visto un annuncio immobiliare che ci sembra molto interessante. La casa si presenta in ottime condizioni e non necessita di lavori, quindi pazienza se la cifra supera di poco il budget preventivato, tanto oltre a quella non dovremo pagare nient’altro. Sbagliato. Come spiegato in un recente articolo del blog di Immobiliare.it, quando compriamo casa dobbiamo considerare alcune spese che esulano dal costo dell’abitazione in sé: le pratiche notarili e le imposte previste dal fisco. Esaminiamo queste ultime.
Lo Stato richiede il pagamento di un’imposta ogni volta che si firma un atto di compravendita. L’ammontare della cifra che dovremo versare cambia a seconda che l’immobile sia stato messo sul mercato dal proprietario precedente oppure da un’azienda o dal costruttore.
Nel primo caso, cioè se il venditore è un privato, l’acquirente dovrà pagare l’imposta di registro proporzionale del 9%; l’imposta ipotecaria fissa di 50 euro e quella catastale fissa di 50 euro. Nel secondo, invece, dovrà pagare le imposte di registro, ipotecaria e catastale più l’IVA al 10% o al 22% se l’immobile è registrato al catasto come A/1 (abitazione di tipo signorile), A/8 (villa) o A/9 (castello, palazzo di pregio artistici o storico).
L’imposta di registro e l’IVA scendono rispettivamente al 2% e al 4% per coloro che acquistano la prima casa e possono beneficiare delle relative agevolazioni.
Il fisco ci impone inoltre delle spese fisse annuali. Tra queste c’è la Tari, ossia la tassa sui rifiuti, che varia a seconda del Comune di residenza, della metratura dell’immobile e da quante persone vi abitano. La prima casa, però, non è soggetta al pagamento di Imu e Tasi, purché sia la dimora abituale del contribuente e di tutta la sua famiglia e non sia di lusso (quindi non rientri nelle categorie A/1, A/8 o A/9 citate sopra).