Già nel giorno del golpe Internet era stato bloccato, impedendo la comunicazione tra la popolazione e gli aggiornamenti sull’evolversi della situazione. Ma oggi la giunta militare che ha arrestato Aung San Suu Kyi e preso il potere, ha deciso di tagliare anche l’accesso a Facebook, social particolarmente popolare in Myanmar. Un ulteriore mossa che fomenta la resistenza e le proteste, che aumentano di giorno in giorno dopo la cacciata del governo uscito vincitore dalle elezioni di novembre. Intanto la leader della Lega nazionale della democrazia è in carcere con l’accusa di avere “importato illegalmente” dei dei walkie-talkie. Motivo per cui rischia fino a 2 anni.
Gli utenti hanno affermato che l’interruzione è iniziata mercoledì sera tardi e il fornitore di rete mobile Telenor Myanmar ha confermato, in una dichiarazione, che gli operatori di telefonia mobile e i fornitori di servizi internet in Birmania hanno ricevuto una direttiva dal ministero delle Comunicazioni per bloccare temporaneamente Facebook. “Ai fornitori di telecomunicazioni in Myanmar è stato ordinato di bloccare temporaneamente Facebook. Esortiamo le autorità a ripristinare la connessione in modo che le persone possano comunicare con la famiglia e gli amici e accedere a informazioni importanti”, ha affermato un portavoce di Facebook. Il partito politico estromesso dal colpo di Stato di lunedì, la Lega nazionale per la democrazia, e altri attivisti hanno fatto appello ai cittadini per una campagna di disobbedienza civile per opporsi al rovesciamento del governo da parte dei militari. In prima linea c’è il personale medico, che ha dichiarato che non lavorerà per il governo militare. Il personale sanitario è molto rispettato per il lavoro svolto durante la pandemia da coronavirus, che sta mettendo a dura prova il sistema sanitario.
Le proteste e l’arresto di Suu Kyi – Per la seconda notte, mercoledì, i residenti di Yangon hanno dato vita a ‘proteste rumorose’, suonando clacson e picchiando su pentole e padelle, durante la notte. E le recenti proteste hanno fatto risuonare una canzone associata alla fallita rivolta del 1988 contro la dittatura militare. La Birmania è stata sotto il governo militare per cinque decenni dopo il colpo di Stato del 1962, e i cinque anni di leadership di Suu Kyi hanno rappresentato il periodo più democratico. I video pubblicati sui social media mostrano il personale sanitario mentre canta ‘Kabar Makyay Be‘ o ‘We Won’t Be Satisfied Until the End of the World’, sulle note di ‘Dust in the Wind’, brano del 1977 del gruppo rock statunitense Kansas. Il movimento di protesta sembra aver ricevuto una spinta dal trattamento riservato dal governo a Suu Kyi, arrestata insieme ad altri leader del governo lunedì. Il suo gruppo ha riferito che è stata accusata di possesso di walkie-talkie importati illegalmente, che avrebbero dovuto essere usati dalle sue guardie del corpo, trovati nella sua casa nella capitale Naypyitaw. L’accusa implica la sua detenzione preventiva almeno fino al 15 febbraio, e, se considerata colpevole, rischia fino a 3 anni di carcere. Il presidente destituito Win Myint è trattenuto con un’altra accusa.