L'INTERVISTA - "Ci sono aree del mondo dove non è mai iniziata la vaccinazione, e dove non hanno la forza economia per poter acquistare i vaccini né hanno le infrastrutture per distribuire e trasportare quelli Pfizer e Moderna. Glielo dico schiettamente: questi sono vaccini per ricchi"
L’Italia torna gialla, parchi piazze e mezzi pubblici tornano a preoccupare. Tra blocchi e riduzioni nelle consegne dei vaccini, la calca del fine settimana, e i farmaci che accumulano sempre più ritardi (come gli anticorpi monoclonali), abbiamo provato a fare un punto ampio insieme a Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’università di Padova.
Se domani Ema e Aifa approvassero gli anticorpi monoclonali americani (Regeneron e Eli Lilly) –che la Germania già utilizza e l’Italia no – cosa cambierebbe?
Cambierebbe il decorso in fase iniziale della malattia. Gli anticorpi monoclonali possono essere usati come prevenzione passiva, se somministrati (a persone sane) alcuni possono durare anche 6 mesi. Poi, possono essere usati anche nei casi con sintomi lievi Covid 19, e funzionano. Invece, i dati sui monoclonali americani, somministrati in pazienti gravi, in fase avanzata, non hanno dato risultati positivi. Gli anticorpi monoclonali funzionano solamente se usati precocemente. Ma questo non bloccherebbe la circolazione del virus.
Oltre il vaccino quale altra strategia farmacologica esiste? L’aspirina è utile nel trattamento a casa, nelle fasi iniziali?
Gli antinfiammatori nelle fasi iniziali aiutano: aspirina, ibuprofene. Mentre, nelle fasi avanzate serve il cortisone. Si deve anche tenere conto degli anticoagulati (Eparina).
Per raggiungere l’immunità di gregge globale quanto tempo ci vorrà con i vaccini?
Anni. Ci sono aree del mondo dove non è mai iniziata la vaccinazione, e dove non hanno la forza economia per poter acquistare i vaccini né hanno le infrastrutture per distribuire e trasportare quelli Pfizer e Moderna. Glielo dico schiettamente: questi sono vaccini per ricchi.
La soluzione è la sospensione dei brevetti?
Anche se liberassero i brevetti, in molte aree del continente africano non sarebbero mai in grado di vaccinare la popolazione con questi vaccini “nuovi”, a mRna. Sono tecnologicamente inadeguati, sarebbe impossibile mantenere la catena del freddo per il trasporto, e la distribuzione capillare. Le dico chiaro e tondo, per i paesi poveri bisognerà aspettare i vaccini “Low tech”, tradizionali, e prima che verranno sviluppati e approvati, ci vorrà ancora tempo. E prima che vengano distribuiti su larga scala passeranno anni.
Come si risolve?
L’introduzione di una nuova generazione di vaccini, che non abbiano condizioni di trasporto proibitive.
Un vaccino come quello di Astrazeneca con adenovirus (vettore virale), che non ha necessità di catene del freddo a -70 gradi, sarebbe risolutivo?
Con l’adenovirus c’è un problema che nessuno finora ha sollevato. È quello della ripetibilità delle vaccinazioni. Nel senso che non sappiamo ancora se bisognerà vaccinarsi diverse volte nei prossimi anni, o se dovremo ri-vaccinarci tenendo conto delle diverse varianti del virus. Cosa succede: questi vettori – adenovirus – inducono l’immunità contro la proteina del coronavirus ma anche contro se stessi. Quindi hanno una ripetibilità limitata.
Quindi se ci fossero nuove varianti, sarebbe complicato usare la stessa piattaforma con adenovirus per ri-vaccinarsi?Esatto
Così non ne usciamo più? Se l’Europa raggiungesse l’immunità di gregge ma poi altri continenti restassero disarmati contro il virus, si rischierebbe un ping pong con il virus che ritorna, magari con varianti?
Certo che torna. La cosa più importante sarà monitorare costantemente le varianti e vedere se si svilupperanno in persone che sono state vaccinate. In quel caso bisogna immediatamente bloccare la trasmissione del virus.
Come vede il futuro della mobilità?
Io penso che il futuro sarà caratterizzato da sempre più stretti controlli alle frontiere. Quando il vaccino sarà stato distribuito in Europa e negli Stati Uniti sicuramente si implementeranno le misure per evitare l’introduzione di varianti resistenti.
Qualora si scoprisse una variante resistente, in un altro continente, cosa accadrebbe? L’Occidente si chiude dentro, si arrocca? E l’eventuale paese colpito che soluzione trova?
Non lo so.
Le grandi industrie italiane – che dispongono di logistica o che possono adeguarla (anche con finanziamenti pubblici) – potrebbero produrre i vaccini già approvati da Ema (Agenzia europea dei medicinali)?
Le tecnologie sviluppate per i vaccini Pfizer e Moderna possono essere usate anche per la terapia genica e per le terapie tumorali. Chi ha trovato il modo di produrre mRna, in grandi quantità, e di distribuirlo addirittura a temperature elevate, non sarà granché disposto a dare questa tecnologia in giro. Certo, in passato sui farmaci dell’Hiv s’è trovato un accordo. La strada da fare non è semplice.
Se usassimo tutti le mascherine Ffp2 (filtrano da 0,2 micron), invece che quelle in stoffa o carta, che hanno una capacità di filtro inconsistente, potremmo ridurre significativamente la circolazione del virus?
Sicuramente abbatteremmo la circolazione del virus in modo importante. Sui trasporti io renderei obbligatorie le maschere Ffp2. Ma molti potrebbero eccepire che costano troppi soldi (4-5 euro l’una, ndr).
Costa molto di più bloccare l’economia di un paese, no?
Mettere le Ffp2 a tutti è facile, mentre capire se un mezzo è pieno al 50%-70%-75%, mi pare più complicato. A marzo è passato il messaggio che le mascherine di stoffa fossero utili. Io sono contrarissimo alle mascherine di stoffa.
Lei ha detto che per almeno i prossimi due anni avremo a che fare con le mascherine, quindi la strategia vaccinale non ci farà uscire dalla pandemia da sola?
Il vaccino ci aiuterà. Ma restano tutta una serie di quesiti aperti: qual è la durata della protezione? Le varianti? L’immunità di gregge globale?