Prosegue la discesa del differenziale di rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi, che misura il "rischio Paese" percepito. Secondo gli analisti, se l'ex presidente della Bce riuscirà a formare un esecutivo lo spread scenderà verso i 70-80 punti. Al contrario "il costo di un fallimento del mandato a Draghi sarebbe enorme" secondo Elliot Hentov, responsabile Ricerca Politica di State Street Global Advisors
In attesa di sapere se il governo Draghi nascerà davvero i mercati proseguono la luna di miele con l’ex banchiere centrale. Lo spread, cioè la differenza tra quanto rende un titolo di Stato decennale italiano e l’equivalente tedesco, che misura il “rischio Italia” percepito, è scivolato giovedì a 99 punti base per chiudere a 100, in netto calo dai 105 di mercoledì. Questo livello non si vedeva dalla fine del 2015. Il rendimento dei Btp a dieci anni è calato allo 0,55%: quindici giorni fa il tasso pagato dallo Stato per finanziarsi sul mercato era invece a 0,7%. La borsa di Milano dopo un avvio tiepido ha girato a sua volta ampiamente in positivo e archiviato la seduta a +1,65%. A Piazza Affari svettano Finecobank (+3%) che oggi ha diffuso conti che evidenziano un balzo della raccolta netta a gennaio, Pirelli e Azimut.
Secondo gli analisti, se l’ex presidente della Bce riuscirà a formare un esecutivo lo spread scenderà verso i 70-80 punti. Al contrario “il costo di un fallimento del mandato a Draghi sarebbe enorme” secondo Elliot Hentov, responsabile Ricerca Politica di State Street Global Advisors. “Il potenziale rialzo dello spread è senza confini e non riesco a immaginare quanto potrebbe essere forte la fuga dei capitali”. “I mercati stanno valutando i rischi della situazione, perché – sottolinea – a un certo punto il nodo politico diventa un problema dei mercati, che non hanno dimenticato il 2011 e ora sono preoccupati di tornare al 2018″. Colpita dalla pandemia “l’Italia è in mezzo a una crisi e la situazione potrebbe diventare insostenibile”, mentre “un successo di Draghi ha un chiaro ‘upside’, rilassando i mercati e tenendo bassi i costi di finanziamento” del debito italiano. Dall’estero, spiega l’analista, “potrebbero arrivare flussi” di investimento e “se ci fosse la certezza che non si vada al voto fino al 2023, i rendimenti dei titoli italiani potrebbero scendere ancora, difficile dire di quanto, ma nell’immediato almeno di 10 punti sui titoli più brevi e anche di più su quelli più a lungo”.