“L’unico passaggio strano che c’è stato è che, non appena mi hanno nominato assessore, Alberto Sarra ci ha tenuto tantissimo a portarmi da Paolo Romeo. Non è stato esplicito nello spiegarmi il perché, però era tipo come una presentazione, tipo… ‘togliere il cappello a qualcuno”. In realtà il neo pentito Seby Vecchio di passaggi strani sul cosiddetto “Modello Reggio” ne ha raccontati parecchi ai pm Walter Ignazitto e Stefano Musolino. Quello descritto nel verbale del 26 ottobre scorso è uno dei tanti che la Dda ha inserito nel fascicolo del processo “Gotha” dove sono imputati l’avvocato ed ex parlamentare del Psdi Paolo Romeo, l’ex senatore Antonio Caridi e l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra. Proprio per questo la scelta di collaborare con la giustizia fatta dall’ex poliziotto, arrestato nell’operazione “Pedigree 2”, sta facendo tremare la politica reggina. Tre in tutto i verbali depositati dalla Procura in Tribunale. Verbali in cui Seby Vecchio, ritenuto il referente della cosca Serraino, non parla solo dei tre imputati “eccellenti” del maxi-processo, ma toglie il velo alla stagione politica dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti, indagato nella stessa inchiesta della Dda ma non sotto processo.

Vecchio, infatti, è il primo “colletto bianco” che ha deciso di vuotare il sacco su una stagione ancora ricordata con nostalgia dal centrodestra reggino nonostante sia stata travolta dalle inchieste giudiziarie. “Altro che modello Reggio, – racconta il pentito – modello di cartone”. Quello che descrive Vecchio è che negli anni in cui la giunta comunale era guidata da Scopelliti c’era un sistema di cui facevano parte solo determinate persone, una sorta di “cerchio magico”. “Quando eravamo in giunta, – fa mettere a verbale – parliamo di assessori, diciamo, io, Demetrio Porcino, le potrei nominare un Michele Raso di turno, eravamo là messi, sì, così, però il contesto generale lo si capiva, lo si percepiva ma non… non c’entravi. Non ci cacavano proprio, dottore! Non ci cacavano proprio nel senso…io speravo e ho cercato in tutti i modi anche di capire da quale finestra o da quale portone potessi entrare a fare parte anche io ed ottenere almeno l’1% di un qualcosa che potesse venire comodo a me e chi, magari, in quel momento mi veniva voglia di favorire. Parliamoci chiaramente e non mi vergogno a dirlo… da politico io sono riuscito a fare solo un corso per maestre di sostegno per il Comune di Reggio Calabria… ma io altri progetti, anzi una volta portai quasi a termine il progetto Beghelli”.

Proprio su questo progetto il pentito ricorda ai pm una frase che gli disse il collega di giunta Antonio Caridi, poi diventato senatore della Repubblica: “Ma ‘nca cercasti a pila?”. “Gli ho detto io: ‘Totò, guarda a me mi interessa, basta che mi fanno qualche piccola assunzione che per me è già tanto’”. Andavano così le cose in quel periodo in riva allo Stretto, nella “Reggio da bere” che qualche anno dopo conobbe anche l’onta del primo capoluogo di provincia sciolto per contiguità con la ‘ndrangheta. In sostanza, per Seby Vecchio, “fare Giunta con Giuseppe Scopelliti” era “una gran presa per il culo”. “Cioè ci sedevamo, – ha aggiunto – qualcuno ogni tanto dei suoi, del cerchio magico faceva qualche parte, ma non c’era considerazione, era già tutto fatto eh… preconfezionato e via, se volevi era così sennò era lo stesso, o te ne andavi a casa”. Nei verbali dell’ex assessore comunale all’istruzione e presidente del Consiglio ci sono anche i rapporti della politica reggina con esponenti di ‘ndrangheta.

Stando al racconto del pentito, infatti, l’ex sindaco Scopelliti “garantiva a Mimì Sconti, a Leo Caridi (fratello del boss Nino Caridi, ndr), di stare tranquillo che c’era Sarra che faceva, insomma, da equilibrio, non si dimenticava di loro, insomma, dai! Gli interessi, parliamo sempre dei dati economici, degli appalti, soldi, dove… posti di lavoro, tutto quello che la politica può fornire”. Erano i primi cinque anni da sindaco di Scopelliti. Dal 2002 al 2007 “Peppe Scopelliti fa un rodaggio al comune di Reggio Calabria dove si, i De Stefano erano vicino a Peppe e lo si sa, lo sanno pure ormai i ragazzi dell’asilo. Ma c’è stato un momento che è stato fischiato in un pubblico comizio Peppe Scopelliti, da Cesare (si riferisce alla nota gelateria all’inizio del lungomare, ndr), a Piazza Indipendenza…forse gli hanno tirato un pochettino le orecchie a Peppe Scopelliti anche l’altro schieramento, cioè i Condello, parliamo delle famiglie (di ‘ndrangheta, ndr) più grosse”.

Il centrodestra reggino aveva due anime: “area Sarra” e “area Scopelliti”: “La mia presenza in giunta non era così forte da poter gestire Scopelliti, eppure Sarra sicuramente se ne è accorto, gliel’ho fatto capire”. Seby Vecchio ha parlato anche dei vari viaggi fatti a Roma con Alberto Sarra: “Quando salivamo a Roma abbiamo incontrato al Caffè De Paris, mi presentarono il gestore, il proprietario, adesso non mi ricordo che ruolo aveva, che mi sono messo a ridere perché mi ha detto che lui era prima barbiere a Sinopoli, e invece là è arrivato col Porsche Cayenne… Alberto si incontrava, insomma, con questi degli Alvaro, poi alla fine me li hanno presentati come quelli degli Alvaro… poi la sera si usciva, si andava in qualche night a passare la serata, tutti ospiti di questi signori degli Alvaro”. Stando al racconto del neo pentito, le trasferte romane ad Alberto Sarra sarebbero servite a discutere con la ‘ndrangheta degli “errori” di Scopelliti che avrebbe favorito i De Stefano rispetto alle altre cosche reggine: “Un giorno abbiamo preso un taxi – si legge nel verbale del 9 novembre – e siamo andati, io non conosco bene a parte il centro di Roma, su una collinetta che potrei dire, potrei dire un convento… quando si fermò il taxi non c’erano delle inferriate in ferro, ma sa queste colonne in cemento che comunque fanno da recinzione. Alberto scese e io e Mimmo Morabito abbiamo aspettato fuori… è passato un signore e Mimmo mi ha detto: ‘Sai chi è quello?’. Io, sinceramente dissi: ‘No, non so chi è’, ed era Paolo Martino”.

Quest’ultimo è il “referente” della cosca De Stefano a Milano, un pezzo da novanta della famiglia mafiosa di Archi: “Non lo conoscevo, non lo sapevo, non sapevo l’esistenza, lui mi spiegò la figura carismatica, ‘ndranghetistica di Paolo Martino e mi ha detto: ‘Fatti i cazzi tuoi, Alberto si sta… perché devono aggiustare alcune cose a Reggio perché mi sa tanto che tuo compare (Scopelliti, ndr)… dà troppo verso i De Stefano e deve darsi una regolata’. Non so se vi ricordate o meno… ci sono state alcune rappresaglie che poi, insomma, gli hanno sparato il camion della Leonia (la società mista che si occupava della raccolta dei rifiuti a Reggio, ndr), hanno fatto qualche piccolo danno, qualche piccolo movimento, che per chi non sa o per chi non sapeva non si riusciva a capire, però Mimmo mi confermava invece che era tutto in virtù di questa spartizione economica da parte di Peppe Scopelliti troppo verso i De Stefano e non a parificazione con le altre famiglia di un certo peso”.

Dopo l’incontro con Paolo Martino, il pentito ricorda la frase che disse Sarra rientrando in auto: “Ora virimu si Peppi si da ‘na regolata o meno”. (“Ora vediamo se Peppe si da una regolata o meno”). Il problema era sempre lo stesso, “che Reggio Calabria mangiava sulu i nu latu”, cioè che non tutte le cosche sarebbero state trattate allo stesso modo dalla politica comunale. Eppure a detta del pentito Vecchio, all’inizio della stagione politica del centrodestra c’erano state delle cene in cui l’ex sindaco Scopelliti, che “voleva fare sempre la persona più riservata”, si sarebbe seduto con soggetti legati alla ‘ndrangheta: “Con Scopelliti, quando all’inizio fecimo le cene da Caridi, presidente della circoscrizione, c’era Sarra, Leo Caridi, una volta c’era Mimì Sconti. Lui (Scopelliti, ndr) voleva fare sempre la persona più pulita di Alberto Sarra. Alberto Sarra lo identifico come uno più spregiudicato. Quando parlavamo a tavola, sa, quando magari ci sono più commensali, io ero vicino a Peppe, mi ha detto insomma ‘mi sembra una buona operazione, di là, di là’, rivolgendosi lato nord della città, Archi, insomma ste cose qua, siamo coperti, se di qua siamo coperti pure, insomma, mi sembra che stiamo andando abbastanza bene. Ecco, questa è una deduzione che facciamo io e Peppe Scopelliti in un attimo a tavola, significa siamo coperti a livello di zona, a livello di ‘ndrangheta perché se qua ci sono i Serraino e là ci sono i De Stefano”. Il resto del verbale, al momento, è coperto da omissis dietro i quali, evidentemente, ci sono nomi e circostanze su cui la Procura vuole vederci chiaro.

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