La società di consulenza statunitense McKinsey ha patteggiato il pagamento di 573 milioni di dollari (472 milioni di euro) a 47 stati Usa per il ruolo avuto nel promuovere le vendite degli antidolorifici oppiacei della Purdue Pharmàs OxyContin e di altre case farmaceutiche, che hanno causato la morte di oltre 450 mila persone negli ultimi due decenni. Lo scrive il New York Times citando cinque persone a conoscenza dei negoziati. Secondo il quotidiano, McKinsey lavorò con Purdue suggerendo di concentrarsi sulla vendita delle lucrative pillole ad alto dosaggio anche dopo che la casa farmaceutica si dichiarò colpevole nel 2007 in una indagine federale di aver fuorviato i medici e le autorità regolatorie sui rischi dell’OxyContin.
La società, secondo il Nyt, non ammetterà le accuse ma accetterà le restrizioni giudiziarie sul suo lavoro con alcuni tipi di narcotici che creano dipendenza, conserverà le email per cinque anni e svelerà potenziali conflitti di interesse nelle offerte per i contratti statali. Inoltre metterà migliaia di pagine di documenti legati alla sua attività sugli oppiacei in un database disponibile al pubblico. Gli Stati useranno i soldi pagati dalla McKinsey per trattamenti, programmi di prevenzione e recupero legati agli oppiacei. Lo scorso ottobre Purdue Pharma aveva patteggiato 8,3 miliardi di dollari e si era dichiarata colpevole nell’indagine federale sul marketing dell’OxyContin. Separatamente, i membri della famiglia Sackler, proprietaria di Purdue, hanno accettato lo scorso autunno di pagare al governo federale 225 milioni di dollari in sanzioni civili e sono in trattative con altri contendenti per pagare 3 miliardi di dollari.
Eroina dei montanari – L’Oxycontin è chiamato anche “hillbilly heroin” (eroina dei montanari) poiché il suo abuso è iniziato tra le comunità dei Monti Appalachi per poi dilagare nell’intero paese. La dipendenza dal farmaco ha dato origine anche a grandi problemi di criminalità. Secondo alcuni studi ci sono province del paese dove l’80% dei reati è riconducibile alla dipendenza da Oxycontin. Tra i colpiti persino i neonati. Secondo il Centro americano per la prevenzione e controllo della malattia, il numero di gravidanze di donne dipendenti dai farmaci oppioidi è aumentato in modo esponenziale: nel 2014 quasi 32 mila bambini nati negli Stati Uniti avevano mostrato sintomi di astinenza da oppioidi. Si calcola che ogni giorno negli Usa 130 persone muoiano per overdose di questi farmaci il cui fatturato annuo sfiora gli 80 miliardi di dollari.
Per molti anni McKinsey ha suggerito alla casa farmaceutica Purdue diverse tecniche per aumentare le vendite di OxyContin e aumentare quindi i profitti. Nel 2009 consigliò ad esempio di enfatizzare che “gli oppioidi riducono lo stress e rendono i pazienti più ottimisti e meno isolati”. In una causa intentata nel 2018 dal Massachusetts. McKinsey ha anche affiancato i dirigenti della Purdue per trovare modi “per contrastare i messaggi ad alto impatto emotivo delle madri con adolescenti vittime di overdose” di droga. Nel 2013, il governo federale ha raggiunto un accordo con Walgreens, la catena di farmacie, per contrastare le prescrizioni illegali di oppioidi. Le vendite di farmaci come l’OxyContin hanno quindi iniziato a diminuire. A quel punto, secondo quanto emerso dalla causa in Massachusetts, McKinsey ha raccomandato a Purdue di “fare pressioni sui vertici di Walgreens per allentare la stratta sulle prescrizioni”.
Tecniche di marketing innovativo: rimborsi ai venditori per ogni overdose – In una presentazione di diapositive del 2017 per Purdue, McKinsey ha illustrato diverse opzioni per aumentare le vendite. Uno era quello di concedere ai distributori uno sconto per ogni overdose di OxyContin attribuibile alle pillole che vendevano.
Nel 2018, i dirigenti senior di McKinsey hanno iniziato a rendersi conto dei rischi che comportava questo tipo di consulenza. Dopo che il Massachusetts citò in giudizio Purdue, uno dei responsabili per il settore farmaceutico della società di consulenza Martin Elling scrisse ad un altro partner, Arnab Ghatak: “Probabilmente dovremmo rivolgerci presto al comitato di rischio per vedere se dovremmo fare qualcosa che non sia solo eliminare tutti i nostri documenti ed e mail, penso di no ma quando le cose si aggravano qualcuno potrebbe bussare anche a noi”. Sia Elling che Ghatak sono stati messi in congedo in attesa dei risultati di un’indagine sull’eventuale distruzione di materiale, ha spiegato in una lettera inviata in dicembre al Congresso l’ amministratore di McKinsey per il Nord America, Liz Hilton Segel. Giovedì scorso, un portavoce di McKinsey ha affermato che i due uomini sono stati licenziati.
Per McKinsey, e più in generale per il mondo della consulenza, si tratta di un precedente molto pericoloso. La società Usa per decenni è riuscita a schivare la responsabilità legale anche in caso di veri e propri disastri come Enron, di cui McKinsey era consulente. Secondo quanto riporta il New York Times un ex partner della società ha definito l’accordo molto significativo perché rompe la barriera che McKinsey – che si difende affermando di fornire solo raccomandazioni (una tattica comune a tutte le società simili come KPMG, Pwc, Deloitte o EY) – riesce a interporre tra sé e i suoi clienti.